17 Giugno 2015
Tre Fontane story: così è nata la prima birra trappista italiana!
Tag: birra, fontne, italia, monaci, trappista, tre fontane
L’Italia ha la sua prima birra che può fregiarsi del prestigioso marchio “Authentic Trappist Product”. In questo articolo scopriremo come è nata l’abbazia e il motivo dell’utilizzo dell’eucalipto nei processi di birrificazione.
L’abbazia sorge sull’antica via Laurentina in una zona di Roma detta Acque Salvie: questo nome deriva dal fatto che nella zona sgorgano abbondanti e salutari sorgenti d’acqua. Il nome Tre Fontane, che identifica l’Abbazia, è legato al martirio dell’apostolo Paolo che in queste zone, il 29 giugno del 67 d.C., venne decapitato. Si dice che la testa dell’apostolo rotolò per terra tre volte e in questi punti iniziarono a zampillare tre fonti d’acqua.
La prima comunità monastica che si insediò in queste terre risale al VI secolo dopo Cristo quando un generale bizantino fece costruire un piccolo monastero, nei pressi della chiesa dedicata a San Paolo, per venerare il culto di Sant’Anastasio. Qui si insediarono un gruppo di monaci di origine greca. Nell’anno 805 per volere di Carlo Magno il monastero, nel periodo del suo massimo splendore, ricevette in dono i territori di Ansedonia, Orbetello, Monte Argentario, Marsigliana e l’isola del Giglio perché, si dice, che le reliquie di Sant’Anastasio custodite nel monastero di Tre Fontane, avessero aiutato Carlo Magno a vincere un assedio. Verso il 1080 papa Gregorio VII stabilì che il monastero passasse sotto il controllo dei benedettini che, a causa delle condizioni impervie della zona, vi restarono solo fino al 1140. Da questa data papa Innocenzo II decise di affidare il monastero ai cistercensi. In questo periodo venne costruita da San Bernardo la chiesa di Santa Maria Scala Coeli.
.
.
Dopo un lungo periodo di decadenza nel 1868 l’abbazia fu assegnata definitivamente ai cistercensi trappisti, che restaurarono tutti gli edifici e si impegnarono a fondo anche nella bonifica delle terre limitrofe. Visti i risultati soddisfacenti nella bonifica dei territori e nella lotta contro la malaria, i monaci ricevettero un grosso appezzamento di terreno in enfiteusi perpetua: in cambio dovettero piantare almeno 125000 piante di eucaliptus che a quel tempo era un efficace rimedio contro la malaria. Questa malattia fu debellata definitivamente ai primi del novecento con l’uso di zanzariere e chinino. L’eucalipto diventò così un simbolo di questo monastero. Oggi i monaci producono anche un gustoso liquore a base di eucalipto.
L’abbazia è a meno di due chilometri dalla fermata Laurentina della linea B della metropolitana di Roma.
Articolo correlato: “Abbazia delle Tre Fontane: primo birrificio trappista italiano!”