Numero 23/2020
6 Giugno 2020
Birrificio John Martin
Tratto da La birra nel mondo, Volume III, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
John Martin, di origine inglese, seguì il padre, impegnato nel mercato navale, in Belgio. Studiò, prima, dai gesuiti; poi, a Londra. Nel 1908 sposò Jeanne Bouttiau, figlia di un noto medico di Liegi. L’anno dopo, a 23 anni, fondò ad Anversa la John Martin.
Convinto che, in Belgio, le sue ale avrebbero ottenuto il giusto riconoscimento, iniziò a produrre birre di alta qualità, combinando la tradizione anglosassone, il know-how belga e il suo genio non certo privo di qualche spunto temerario.
E si distinse soprattutto come feroce propagandista di se stesso: “Solo i veri intenditori possono apprezzare birre come le mie”. Nel giro di poco tempo lo conoscevano in tutto il Belgio. Si nascondeva tra i clienti dei locali che servivano i suoi prodotti, pronto a ingaggiare lunghe diatribe con chi non avesse espresso un giudizio più che positivo in merito.
Nel 1912 importò dall’Irlanda la Guinness con il famoso slogan “Guinness is good for you” (“Guinness fa bene a te”). Arrivata per la prima volta nel contenente, grazie alla pubblicità, questa birra vide aumentare enormemente la sua reputazione in tutta Europa. E, nel 1944, John Martin ottenne la produzione in esclusiva per il Belgio della Guinness Special Export. Intanto, nel 1924, era nata anche una birra di origine scozzese, la Gordon Scotch Ale.
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Nel 1934 scoprì e acquistò l’incantevole castello sul lago Genval, immerso nel verde e ricco di sorgenti minerali. Ma, restaurato a regola d’arte nel 1952, questo gioiello diventerà nel 1981 un prestigioso hotel.
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Negli anni Cinquanta iniziò la produzione della Bulldog Pale Ale, a cui conferì una particolare delicatezza impiegando luppolo in prima fioritura. Birra che, in onore del suo creatore, prenderà in seguito il nome di Martin’s Pale Ale.
Alla morte di John, nel 1966, subentrarono i figli, Andrew e John-James.
Nel 1988 l’azienda, che già dal 1910 aveva preso a distribuire in Europa una bevanda di successo come Schweppes Indian Tonic, fece suo il marchio dei succhi di frutta Looza e lanciò il brand Orangina in Belgio.
Nel 1992, con la terza generazione Martin, John-Charles, Anthony e Peter, figli di John-James, nacque la Gordon Finest Gold, di carattere tipicamente scozzese. L’anno successivo fu rilevata la Timmermans.
.Nel 2004 la guida della società passò esclusivamente nelle mani di Anthony Martin, nipote del fondatore.
Nel 2012 la John Martin diventava ufficialmente il più antico distributore di Diageo nel mondo, celebrando 100 anni di collaborazione con la Guinness.
Oggi la John Martin è un’azienda all’avanguardia, con una produzione annua di 250 mila ettolitri e filiali in Italia (Stezzano, in provincia di Bergamo), Francia (Rouen) e Spagna (Valencia). Dal 1924 invece, la sua sede principale è a Genval.
E, mentre i grandi gruppi, nell’affannosa conquista dei mercati di tutto il mondo, tendono a privilegiare i marchi con margine di utile maggiore, impoverendo inevitabilmente la gamma delle offerte, la casa di Genval arricchisce sempre più il suo catalogo, andando incontro a una clientela in cerca di specialità diverse e più caratterizzate.
Vastissima l’offerta dei suoi prodotti. Di particolare rilievo le gamme Gordon e Douglas Celtic. Il nome Gordon è un tributo all’antico clan scozzese di importanza storica, che tra l’altro combatté con Luigi IX di Francia nel secolo XIII. L’emblema delle birre è un cardo, simbolo della Scozia, su un tartan scozzese, il blasone del clan. Anche il tipico bicchiere di Gordon è a forma di cardo. La gamma Douglas Celtic invece propone birre scozzesi autentiche, ispirate alla cultura celtica.
Oltre che alle novità brassicole, la Martin è sempre stata particolarmente attenta alle promozioni e alle iniziative nei locali con distribuzione dei suoi brand. C’è da ricordare l’ambiente a tema con a protagonista il mare, in continua evoluzione, per sintonizzarsi col nuovo sistema di vita del consumatore e con la sua mutata interpretazione del modo di viaggiare.
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Aprì la serie il classico The Gallion, locale birrario ispirato ai vecchi porti e ai temerari galeoni che sfidavano il pericolo dei loro lunghi viaggi. Seguì la Brasserie du Matelot, a riprendere lo stile di vita e i piroscafi d’inizio Novecento, con la gamma Bières de Brabant e una gastronomia estrosa ma genuina anche per una pausa rifocillante durante la giornata. Infine fece la sua comparsa il più moderno Club Lounge, con richiami alle grandi traversate oceaniche in catamarano e, insieme, in grado di soddisfare le ultime tendenze della vita sociale sia nella ristorazione che nel relax.
In ambito sportivo, va rammentato il suo team nel campionato Le Mans Endurance Series, con la Porsche scarlatta a reclamizzare i marchi Gordon e Timmermans.
Martin’s Pale Ale, english strong ale di colore ambrato vivo (g.a. 6%); giudicata in passato come “la più nobile delle pale ale inglesi”. L’aromatizzazione avviene a secco, con fiori freschi di luppolo del Kent, per captare la massima finezza degli aromi e dei sapori. La moderata effervescenza determina una schiuma beige fine e cremosa, durevole e aderente. La freschezza e l’intensità del luppolo quasi stordiscono l’olfatto, senza però surclassare i delicati sentori fruttati, di malto, lievito, miele, caramello, pepe bianco. Il corpo, da leggero a medio, presenta una trama oleosa pressoché appiccicosa. Non meno singolare si rivela il gusto che, dopo l’attacco amabile dello sciroppo di canna da zucchero, di frutta candita, caramello, melassa, prende lievi note aspre e tostate che portano a una media acidità. L’amaro secco, terroso, che caratteriza la corta durata del finale, si protrae nel retrolfatto, dove indugia a lungo, in attesa di sensazioni, prima metalliche, poi citriche e di liquirizia.
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Gordon Five, premium lager di colore oro pallido (g.a. 5,5%). Con una carbonazione media, la spuma bianca, a grana minuta e soffice, accusa scarsa durata e mancanza di aderenza. L’olfatto appare piuttosto segnato dalla dolcezza del malto, con tenui sentori di caramello, mais, luppolo, erba verde. Il corpo, da medio a leggero, ha una consistenza tra acquosa e grassa. Anche il gusto si dipana con l’amabilità del cereale e quella delicata quanto incisiva punta di amaro necessaria per rendere il prodotto equilibrato, fresco, di facile bevibilità. Alla fine della corsa di media durata, s’impone una secchezza piuttosto astringente e dall’accento acidulo. Dal discreto retrolfatto esalano piacevoli suggestioni di un caramello morbido, quasi burroso.
Gordon Finest Gold, imperial pils/strong lager di colore giallo dorato carico con riflessi ramati e ambrati (g.a. 10%); forte e raffinata dal carattere tipicamente scozzese. Per il carattere appunto, deciso e complesso, viene considerata alla stregua di un importante vino di annata. Con un’effervescenza moderata, la spuma, di un bianco sporco, si sviluppa sottile e aderente, anche se non molto durevole. L’aroma esala ricco, intenso ma delicato, regalando profumi di malto granuloso, luppolo erbaceo, mais, sciroppo di zucchero: il tutto infervorato dal calore dell’etanolo. Il corpo, medio-pieno, ha una struttura cremosa densa e appiccicosa. Nel gusto, prevale un malto rotondo e pulito che non sovrasta però le emergenti note di mandorla, cereali, miele, caramello, affumicatura, pane, frutta, spezie leggere. Il finale si sviluppa lungo e amaro in una consistenza alcolica che quasi accarezza il palato, perdendosi languidamente nella discreta persistenza retrolfattiva caratterizzata da estrema secchezza e con qualche impressione metallica.
Gordon Finest Scotch, scotch ale di colore tonaca di frate con bei riflessi rubino (g.a. 8%). Nome, dal 2006, della Gordon Scotch Ale, con abbassamento dell’ABV dell’8,6%. Si tratta di un prodotto dal carattere contrastante, forte e dolce, nello stesso tempo; ma può vantare il perfetto equilibrio tra olfatto e palato. Con un’effervescenza moderata, la copiosa schiuma color cappuccino, densa e tenace, disegna splendidi “merletti di Bruxelles” sulle pareti del bicchiere. All’olfatto, i profumi esalano complessi e variabili: dalla vaniglia alla liquirizia, dalla frutta matura al cacao amaro e al malto torrefatto. Il corpo, di notevole struttura, si rivela però morbido e in armonia con la persistente alcolicità che riempie la bocca senza minimamente aggredire, anzi. Dopo un attacco dolciastro ma piacevolissimo, il gusto assume una consistenza amarognola di fresca intensità, che porta a una finitura leggermente metallica, secca e acida. La lunga persistenza retrolfattiva è un inno alla liquirizia, con qualche suggerimento di quercia e cardamomo. Per il perfetto equilibrio totale appunto e l’immediata godibilità, questo prodotto risulta particolarmente adatto a chi si avvicina per la prima volta alle birre forti e scure.
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Gordon Xmas, english strong ale di colore rubino scuro (g.a. 8,8%). Inaugurò, negli anni Trenta, la tradizione delle birre natalizie, di cui rappresenta un classico. E, a metà strada fra una ale scozzese e una belga; costituisce anche, grazie alla propria ricchezza e intensità, un punto fermo di riferimento per le migliori birre ad alta fermentazione. Con un’effervescenza da media a bassa, la schiuma, generosissima e compatta, mostra anche pregevole stabilità e aderenza. La finezza olfattiva è elegante, con profumi di spezie e di frutta matura, di cacao e di caffè torrefatto, di melassa e di liquirizia, di lievito e di brandy. Il corpo pieno ha una consistenza grassa alquanto appiccicosa. Nel gusto, caffè e cioccolato prendono il sopravvento; ma non si arrendono certo le note relegate in secondo piano di malto, caramello, frutti scuri, bacche rosse, zucchero di canna, pan di zenzero, vaniglia, cannella, liquirizia. Il finale si dilunga abbastanza nelle sue impressioni dolci e speziate, secche e tostate. Un caldo amarognolo terroso e piccante caratterizza la lunga persistenza retrolfattiva.
Douglas Celtic Brown, scotch ale di colore marrone rossastro (g.a. 7,9%). Con una media effervescenza, la schiuma beige, sottile, compatta, si dissolve abbastanza rapidamente lasciando però i segni di una buona allacciatura. L’aroma si esprime a base di caramello, malti tostati, uva sultanina, lievito belga, frutta secca; e con accenni terrosi e di fumo. Il corpo, medio-pieno, presenta una trama grassa e appiccicosa. Il gusto è intenso, con tendenza a una dolcezza morbida e asciutta che però non va oltre, tenendosi ben lontano dalla stucchevolezza, tra note di vaniglia, malto torrefatto, zucchero di canna, legno, uvetta, torba, luppolo erbaceo. Il percorso appare da lungo e medio, e si esaurisce in un agrodolce dall’acidità piccante. Nella notevole persistenza retrolfattiva l’alcol scalda dolcemente le impressioni di lievito, caramello bruciato, fiori di luppolo, resine legnose.
Geneviève de Branbant Blanche, birra di frumento di colore giallo paglierino con riflessi scuri e sfumatire aranciate in controluce (g.a. 5%); tipica witbier dall’aspetto opalescente. Fa parte della gamma di birre del Brabante e viene prodotta presso la Timmermans. La spuma, di un bianco sporco, fine, compatta, cremosa, durevole, è appannaggio della vivace carbonazione. L’aroma si esprime fresco, acidulo, gradevole, con sentori di lievito, frumento, erbe aromatiche, frutta acerba, coriandolo, buccia di arancia amara. Il corpo si rivela estremamente sottile, e di trama acquosa. Anche il gusto propone una lieve acidità, ma solo in prossimità del traguardo, dopo lunghe note, prima, dolciastre, poi, fruttate. Il finale, piuttosto breve, appare, non da meno, granuloso, secco, amaro. Suggestioni di lievito e semi di coriandolo segnano la sfuggente persistenza del retrolfatto.
Due birre speciali vengono invece fabbricate per la John Martin nell’abbazia olandese di Koningshoeven. Sono ale di seconda fermentazione, realizzate con antichi sistemi e in base a ricette del monastero.
Dominus Dubbel, abbazia dubbel di colore marrone scuro e dall’aspetto opaco (g.a. 6,5%). Presenta una moderata effervescenza; spuma beige, alta e sottile, di rapida dissoluzione; soave aroma di malto, caramello, zucchero di canna, lievito, frutta scura troppo matura, liquirizia, pane nero tostato, spezie dolci; corpo medio, di trama fra oleosa e grassa; sapore dolce ma non stucchevole, con note floreali, di lievito, esteri, uva passa, fichi secchi, prugne, caffè, legno, cioccolato, e solo un accenndo di luppolo; finale abbastanza secco e alcolico; retrolfatto di uvetta e zucchero candito.
Dominus Triple, abbazia tripel di un luminoso colore oro vecchio e dall’aspetto nebuloso (g.a. 8%). Si propone con buona carbonazione; schiuma bianchissima, ariosa ma di rapida dissoluzione; intensi profumi di frutta esotica dominante, alla cui ombra si sviluppano sentori di erbe, malti scuri, lievito belga, chiodi di garofano; corpo da leggero a medio, di trama più grassa che oleosa; gusto pieno, morbido, piuttosto amabile con alcune note fruttate e una durata alquanto lunga; finale pressoché astringente in un amarore piccante; retrolfatto pulito, agrodolce, con sfuggenti suggestioni alcoliche e di coriandolo.
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Guinness Special Export, export stout; versione speciale: forte, fruttata e lievemente dolce. La prima varietà di Guinness a essere pastorizzta nel 1930, viene tuttora prodotta a Dublino in esclusiva per John Martin, destinata ai mercati del Belgio, della Francia, del Lussemburgo e dei Paesi Bassi.
Da ricordare che la John Martin produce anche Adam’s Apple Cider, sidro inglese (g.a. 6%). Secco e con tutta la dolcezza delle mele, è considerato “lo champagne dei pub”. Si presenta invece più leggero (g.a. 4,5%) un nuovo sidro, Douglas Celtic Dry Cider, che va ad affiancare il Magners, della stessa forza ma più secco.