Numero 29/2024

20 Luglio 2024

Brouwerij The Musketeers

Brouwerij The Musketeers

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Tratto da La birra nel mondo, Volume IV, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

Sint-Gillis-Waas/Belgio
Terminati gli studi al Catholic University College Sint-Lieven (KaHo) di Gent, Kristof de Roo, Rikkert Maertens, Stefaan Soetemans e Sven Suys iniziarono i primi esperimenti su un piccolo impianto pilota in un garage a Ursel, un villaggio delle Fiandre Orientali, nel comune di Aalter.
Misero quindi a punto il progetto “The Musketeers” (cioè “I Moschettieri”) e crearono la linea Troubadour. Perché questo nome? Perché la loro filosofia aziendale si fondava su principi di tutela delle tradizioni brassicole belghe. Come i trovatori (troubadour) rallegravano con canzoni, poesie, racconti, così I Moschettieri intendevano deliziare i bevitori con una bevuta tradizionale belga.
Ed ecco che, nel 1999, nasceva la brew firm Brouwerij The Musketeers, con produzione presso gli impianti della De Proefbrouwerij.
Finalmente, trasformata una vecchia fabbrica di mattoni, a Sint-Gillis-Waas (sempre nelle Fiandre Orientali), nel 2019 I Moschettieri inaugurarono un birrificio altamente tecnologico ed ecosostenibile. Nacque anche una suggestiva caffetteria, con grande terrazza e attività di ristorazione.
Troubadour Blond, belgian ale di colore dorato e dall’aspetto piuttosto velato (g.a. 6,5%); rifermentata in bottiglia. Con un’effervescenza alquanto vivace, la ricca schiuma bianca prorompe minuta, spessa, cremosa, tenace. Nell’aroma si esalta il fruttato del lievito belga, che non contrasta minimamente gli emergenti sentori di albicocca, malto, pesca gialla, zucchero, polpa d’arancia; mentre dal fondo spira una delicatissima quanto intrigante speziatura di luppolo. Il corpo medio ha una consistenza pressoché acquosa. Nel gusto, il fruttato si arricchisce di forti note mielate, che si alternano con malto, biscotti, pane, uvetta, cioccolato, zucchero bruciato; poi arrivano, a comporre un ottimo equilibrio, sensazioni frizzanti e amare, piccanti e acide. La secchezza del finale spiana la strada a un retrolfatto, non così lungo, ma carico di impressioni amaricanti erbacee.

Troubadour Magma, double/imperial IPA di colore ramato e dall’aspetto torbido (g.a. 9%); luppolizzata ancha a secco, con il Simcoe. La carbonazione è piuttosto vivace; la schiuma ecru, ricca e sottile, compatta e cremosa, di buona durata e allacciatura. Non di minore ricchezza si rivela il bouquet olfattivo, con profumi di mango, frutto delle passione e pompelmo; mandarino, albicocca e pesca matura; sentori citrici e floreali; di lievito e malto; di luppolo e spezie. Il corpo medio tende al pieno, nella sua consistenza oleosa. Il gusto è caratterizzato dal felice incontro del profilo amaro e speziato di una IPA americana con quello dolcemente fruttato di una tripel belga: ed ecco snodarsi note calde di frutta sotto spirito, di lievito speziato dall’accento di pepe, di malto e di caramello, di agrumi e di luppolo erbaceo. Il finale abboccato, caldo e fruttato, scompare abbastanza rapidamente tra le impressioni di un erbaceo amaricante che segna la lunga persistenza del retrolfatto.
Troubadour Obscura, stout di colore marrone molto scuro con riflessi rosso rubino e dall’aspetto opaco (g.a. 8,2%); rifermentata in bottiglia. Realizzata con quatro tipi di malto, si pone a metà strada fra una stout (il birrificio la definisce infatti una “mild stout”) e una belgian strong dark ale. Con una moderata effervescenza, la schiuma caffellatte si alza ricca e sottile, compatta e cremosa, nonché di notevole tenuta. Al naso, caramello, zucchero di canna, luppolo terroso ed erbaceo, caffè forte, legno bruciato, frutta matura, cioccolato fondente, uva passa e spezie, si esaltano sulla solida base di malti tostati. Il corpo medio ha una consistenza tendenzialmente grassa e un po’ untuosa. Ottimo, nel gusto, l’equilibrio tra malto tostato, cioccolato, caffè, caramello, frutta, come amalgamati da un intenso amaro che volge decisamente verso il terroso e il torrefatto. In prossimità del traguardo, un accenno di vaniglia dà l’impressione di un cambio di rotta. Invece, nel finale, l’amaro s’intensifica, soprattutto nel caffè, mentre emerge una vaga punta di liquirizia. Tanto meno si rivela diverso il retrolfatto che, nella sua lunga persistenza, avvolge in un delicato calore etilico le proprie impressioni, sì, amarognole, ma secche e terrose.
Trubadour Westkust, black IPA di colore marrone molto scuro, quasi nero, con riflessi rossa-stri e dall’aspetto opaco (g.a. 9,2%). La sua presentazione avvenne, nel 2012, nel museo del luppolo di Poperinge; l’intento invece, peraltro ben riuscito, è quello di proporre una IPA in stile West Coast americano ma con luppoli belgi. La carbonazione è decisamente bassa; la schiuma beige, abbondante, solida, pannosa, di notevole tenuta. L’aroma ostenta intensità, freschezza, pulizia: in testa, la frutta tropicale, con la sua dolcezza; man mano che la temperatura sale, emergono sentori, come in processione, di caramello, malto tostato, caffè, cioccolato al latte, liquirizia, vaniglia, zucchero bruciato, luppolo terroso. Il corpo medio tende al pieno, in una consistenza leggermente cremosa. Non meno complesso si rivela il gusto, in tutta la sua morbidezza. È ancora la frutta tropicale a dare un dolce benvenuto; poi è la volta del caffè, del cioccolato, della vaniglia, del malto tostato… e dei luppoli speziati. L’alcol non si nasconde; ma sa svolgere molto bene il suo compito, quello di un discreto e, insieme, cordiale, tepore. Il finale secco, tostato e amaro, prelude a una lunga persistenza retrolfattiva in cui si esaltano suggestioni erbacee, di caffè e tostature.

 

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Antonio Mennella
Info autore

Antonio Mennella

Sono nato il primo gennaio 1943 a Lauro (AV) e oggi risiedo a Livorno.
Laureato in giurisprudenza, sono stato Direttore Tributario delle Dogane di Fortezza, Livorno, Pisa, Prato.
 
La scrittura è sempre stata una delle mie passioni, che è sfociata in numerose pubblicazioni di vario genere, alcune specificatamente dedicate alla birra. Gli articoli riportati sul Giornale della Birra sono tratti da La birra nel mondo, in quattro volumi, edita da Meligrana.

Pubblicazioni: 
Confessioni di un figlio dell’uomo – romanzo – 1975
San Valentino – poemetto classico – 1975
Gea – romanzo – 1980
Il fratello del ministro – commedia – 1980
Don Fabrizio Gerbino – dramma – 1980
Umane inquietudini – poesie classiche e moderne – 1982
Gigi il Testone – romanzo per ragazzi – 1982
Il figlioccio – commedia – 1982
Memoriale di uno psicopatico sessuale – romanzo per adulti – 1983
La famiglia Limone, commedia – 1983
Gli anemoni di primavera – dramma – 1983
Giocatore d’azzardo – commedia – 1984
Fiordaliso – dramma – 1984
Dizionario di ortografia e pronunzia della lingua italiana – 1989
L’Italia oggi – pronunzia corretta dei Comuni italiani e nomi dei loro abitanti – 2012
Manuale di ortografia e pronunzia della lingua italiana – in due volumi – 2014
I termini tecnico-scientifici derivati da nomi propri – 2014
I nomi comuni derivati da nomi propri – 2015
 
Pubblicazioni dedicate alla BIRRA:
La birra, 2010
Guida alla birra, 2011
Conoscere la birra, 2013
Il mondo della birra, 2016
 
La birra nel mondo, Volume I, A-B – 2016
La birra nel mondo, Volume II, C-K -2018
La birra nel mondo, Volume III, L-Q – 2019
La birra nel mondo, Volume IV, R-T – 2020
 La birra nel mondo, Volume V, U-Z– 2021
Ho collaborato, inoltre, a lungo con le riviste Degusta e Industrie delle Bevande sull’origine e la produzione della birra nel mondo.