Numero 05/2025
27 Gennaio 2025
Il giro del mondo in… tante birre: Ecuador
Dopo Dominica, il Giro del Mondo in Tante Birre non fa tanta strada per raggiungere la meta odierna, spostandosi un po’ più a sud-ovest, ecco l’Ecuador.
Affacciato sull’Oceano Pacifico, è racchiuso tra Colombia e Perù ed è attraversato dalla linea dell’Equatore, da qui il suo toponimo.
Linea che passa vicino alla capitale Quito, dichiarata Patrimonio dell’UNESCO nel 1978. Il suo centro storico, infatti, è il più grande e meglio conservato del continente americano.
Nonostante l’Ecuador sia un Paese dalla superficie abbastanza ridotta, è poco più grande del Wyoming, presenta una serie di primati di tutto rispetto.
Nel 1830, anno dell’indipendenza dalla Spagna, diventa il primo Stato al mondo a vietare esplicitamente la schiavitù nella sua Costituzione. Una vera e propria rivoluzione sociale, dopo circa 300 anni di colonialismo e sfruttamento umano nelle coltivazioni di cacao.
Nella storia dell’Ecuador, la Costituzione rimane protagonista perché è anche il primo Paese ad aver riconosciuto i “Diritti della Natura”. Dal 2008, pensate, tutte le entità naturali godono di diritti legali. Un impegno scaturito, soprattutto, dalla presenza di un tesoro di inestimabile valore: le Galapagos.
Forse l’arcipelago più famoso in assoluto, grazie agli studi del naturalista inglese Charles Darwin che su queste isole (1835), osservando le tartarughe giganti, pone le basi della sua teoria dell’evoluzione della specie.
E sono proprio la grande varietà ambientale e la sua ricca biodiversità che lo fanno annoverare tra le 17 nazioni “megadiverse”. Ospita, infatti, gli ecosistemi più disparati: dalle coste tropicali all’impenetrabile foresta amazzonica fino ai paesaggi mozzafiato, in tutti i sensi, delle Ande.
Imperdibile è la “Via dei Vulcani”, un sentiero fiancheggiato dalla Cordigliera che si sviluppa dalla capitale verso sud. Caratterizzato da ben 55 vulcani come il Cotopaxi o l’estinto Chimborazo, conosciuto come il punto della Terra più vicino al Sole, a causa del rigonfiamento equatoriale.
LA STORIA DELLA BIRRA IN ECUADOR
Le birre in Ecuador arrivano insieme ai colonizzatori spagnoli durante il 1500. Il Paese è considerato, addirittura, la culla dell’arte brassicola del continente. Il primo birrificio nasce, infatti, a Quito nel monastero di San Francesco nel 1566 (v. foto seguente). Il frate belga Jodoco Rique produce la “birra mista”, unendo i cereali europei (orzo e frumento) al mais locale. L’attività termina nel 1977 e oggi il birrificio fa parte del complesso museale del convento.
La fine dell’Ottocento segna, invece, l’inizio dell’industria delle birre in Ecuador grazie, anche, agli immigrati tedeschi. Nella capitale, i birrai Dammer e Sahm fondano rispettivamente i birrifici “La Ideal” (1882) e “La Victoria” (1900). Mentre gli imprenditori Stagg e Reimberg inaugurano a Guayaquil il birrificio-simbolo dell’Ecuador, produttore di birre iconiche. Nel prossimo capitolo vi svelo il resto.
Da sempre l’industria brassicola si spartisce la torta birraria. Oltre ad importanti marchi nazionali, entrano in gioco anche colossi internazionali. Heineken, Corona e Sol (Messico) sono le etichette più importate. Per assistere alla nascita della “Craft Revolution” ecuadoriana, bisogna attendere gli inizi del Duemila grazie al crescente interesse verso l’homebrewing. Da allora molte piccole realtà stanno conquistando i palati più curiosi, il numero ad oggi supera quota 200.
È doveroso citare anche altre bevande alcoliche tipiche come il Miske, il distillato nazionale, a base di agave andina, dal sapore dolce e complesso o la popolarissima sudamericana Chicha, a base di mais fermentato.
Tanti, poi, i liquori a base di canna da zucchero:
Pajaro Azul: originario della regione di Bolivar, prevede diversi ingredienti tra cui foglie di mandarino, erba luisa, anice stellato e ananas. Molti sostengono che ne esista anche uno segreto: il brodo di gallina!
Canelazo: con aggiunta di panela, arancia, anice e cannella, è tipico dell’area andina.
Norteño: aromatizzato all’anice e caratteristico delle provincie del nord.
5 BIRRIFICI DELL’ECUADOR CON QUALCOSA… IN PIU’!
Se si dovesse raffigurare l’industria birraria dell’Ecuador come Golia, il settore artigianale non sarebbe Davide ma Davidino. Con poco più dell’1% del mercato conquistato nel 2023, la strada sembra ancora più lunga che in altri Paesi, ma non dimentichiamoci che “chi va piano, va sano e va lontano”!
– Il birrificio più antico dell’Ecuador: CERVECERÍA NACIONAL
Fondato nel 1887 come “Lager Beer Brewery Association” da un gruppo di imprenditori, tra cui i tedeschi Stagg e Reimberg, nella città di Guayaquil. Nel 1913 arriva sul mercato “Pilsener”, la birra iconica del Paese. Negli anni lo stabilimento si modernizza e si ingrandisce, favorendo le esportazioni anche verso l’Italia. Nel 1966 nasce la seconda etichetta simbolo del birrificio: “Club”. Le acquisizioni e le fusioni si susseguono fino al 2016 quando arriva AB InBev. Con una produzione di circa 5 milioni di ettolitri annui, è il leader indiscusso delle birre non solo in Ecuador ma in tutto il Sudamerica.
PILSENER: birra chiara a bassa fermentazione. La birra più consumata in Ecuador, maltata con un lieve amaro. Facile bevuta di stampo industriale. Gradazione alcolica: 4%
CLUB: birra chiara a bassa fermentazione. Il secondo marchio più popolare del Paese. Sembra la versione più amara e un po’ più alcolica della precedente. Gradazione alcolica: 4,2%
SIEMBRA: birra chiara a bassa fermentazione. Prodotta con cereali (mais, orzo e riso) 100% ecuadoriani. Gradazione alcolica: 4,5%
– Il birrificio artigianale “più tedesco” dell’Ecuador: CHERUSKER CERVECERÍA ALEMANA
I fidanzati tedeschi Jonathan e Jessica, dopo un viaggio come volontari nel 2007, decidono, quattro anni dopo, di aprire il loro birrificio nella capitale Quito. Uno dei primi che ha segnato il boom delle birre artigianali in Ecuador. Senza mai dimenticare le loro radici, importano malti e luppoli dalla terra natia e scelgono come nome quello di una tribù germanica. I Cherusker (o Cherusci) vengono ricordati per aver annientato tre legioni romane guidate da Publio Varo nel 9 d.C. ma anche per la loro usanza di bere birra dai corni di cervo.
BÁVARA: birra chiara ad alta fermentazione, un omaggio alle Weissbier bavaresi. Tipiche le note di banana e di chiodo di garofano. Acidula e dissetante. Gradazione alcolica: 5%
VULKAN: birra ambrata a bassa fermentazione. Una Doppelbock rivisitata in chiave luppolata. Note decise fruttate e agrumate che bilanciano la classica maltosità dello stile di partenza. Gradazione alcolica: 7%
TORO NEGRO: birra scura a bassa fermentazione che ricorda una Schwarzbier. Il tocco del birraio si ritrova nell’aggiunta di avena che rende la bevuta più morbida. Gradazione alcolica: 5%
– Il birrificio artigianale ecuadoriano “più divino”: ABYSMO BREWERY
Il sogno del mastro birrario Nelson Calle vede la luce nel 2013 in quel di Tumbaco, nei pressi di Quito. Il nome, che significa “abisso”, richiama la mitologia greca. È il luogo in cui Ade prepara le bevande magiche per gli dei dell’Olimpo. E quindi, ogni birra è dedicata proprio ad una divinità. Addirittura, il logo del birrificio rappresenta Cerbero, il cane a tre teste guardiano degl’inferi.
ZEUS: birra chiara a bassa fermentazione. Lager di stampo tedesco, fresca e profumata. Le note di cereali si sposano con quelle erbacee e floreali dei luppoli Gradazione alcolica: 4,8%
HADES: birra ambrata a bassa fermentazione. Una Bock dove emergono i toni caramellati e un pizzico di cioccolato. Piacevole l’amaro finale. Gradazione alcolica: 6,5%
AFRODITA: birra ambrata ad alta fermentazione con aggiunta di miele locale che dona aromi floreali. I toni agrumati del luppolo rifrescano la bevuta. Gradazione alcolica: 7,5%
– Il birrificio artigianale ecuadoriano “più rosa”: CAMINO DEL SOL
Ana Nájera è la prima donna ad aver aperto un birrificio in Ecuador. Avvia la produzione, insieme al marito Fabián Almendáriz, nel 2011 a Quito, distinguendosi subito per la grafica delle etichette. Ognuna, infatti, rappresenta l’animale simbolo delle diverse regioni di appartenenza. Il marketing è la chiave del successo che ha portato la coppia ad aprire ben nove locali.
TORTUGA PALE ALE: birra chiara ad alta fermentazione ispirata alla Pale Ale americane, con una luppolatura agrumata e lievemente resinosa. Un omaggio alle testuggini delle Galapagos. Gradazione alcolica: 5,1%
RED LLAMA ALE: birra ambrata ad alta fermentazione. Una Amber Ale dai toni caramellati rinfrescati da un lieve agrumato finale. Birra dedicata ai lama, iconici abitanti delle Ande. Gradazione alcolica: 5,3%
CONDOR STOUT: birra scura ad alta fermentazione in stile Stout. Note maltate in primo piano che richiamano il caffè e il cioccolato fondente. Un tributo al rapace simbolo dell’Ecuador. Gradazione alcolica: 5,3%
– Il birrificio artigianale “più evoluto” dell’Ecuador: SANTA CRUZ BREWERY
Il primo birrificio con sede alle Galapagos sull’isola di Santa Cruz. Nel 2015 i coniugi Marcelo e Selene e l’amico birraio David Romero aprono un brewpub a Puerto Ayora. Il successo li porta ad ingrandirsi nel giro di due anni, diventando un punto di riferimento per isolani e turisti. Oggi, collaborano con gli agricoltori locali per arricchire le loro birre di ingredienti speciali come caffè, zucca o arance. Il protagonista delle etichette? Il mitico Charles Darwin.
ESTILO GOSE: birra chiara ad alta fermentazione che rivisita il classico stile Gose aggiungendo i frutti della pianta del caffè e i fiori ibisco. Sapida grazie al sale delle Galapagos, è acidula e rinfrescante. Gradazione alcolica: 4,5%
COLORADA: birra ambrata ad alta fermentazione che richiama le Irish Red Ale. Malti protagonisti della bevuta con una piacevole nota amara in sottofondo. Gradazione alcolica: 7%
CARAPACHUDA: birra scura ad alta fermentazione. Stout prodotta con aggiunta di caffè locale. Note di frutta secca, cioccolato e un tocco di legnoso. Gradazione alcolica: 5,3%
I panorami dell’Ecuador sono affascinanti, non mi riferisco solo ai doni di Madre Natura, ma anche a quelli del mondo delle birre artigianali. Tanto legame con il territorio e le tradizioni che emerge dall’utilizzo di ingredienti locali. Il segreto per rendere sempre più riconoscibili le creazioni dei birrai.
Alla prossima pinta!
Siti internet e pagine social di riferimento:
Le foto delle etichette sono gentilmente concesse dal collezionista Mario Bughetti:
www.facebook.com/mario.bughetti (email: booghy55@gmail.com)
www.facebook.com/santacruzbrewery
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