Numero 11/2025
10 Marzo 2025
Il giro del mondo in… tante birre: Emirati Arabi Uniti

È la prima volta che il Giro del Mondo in Tante Birre si addentra in Medio Oriente e, più precisamente, nella parte meridionale della Penisola Araba, eccoci negli Emirati Arabi Uniti.
Territorio abitato fin dal Paleolitico, gli Emirati sorgono da tribù arabe comandate da sceicchi, i capi anziani dei clan. Nel VII sec. d.C. avviene la conversione all’Islamismo e inizia, così, il periodo dei califfati. Il Califfo rappresenta sia il sovrano che l’erede del profeta Maometto.
Dal Quattrocento all’Ottocento sono dominati da: portoghesi, ottomani ed inglesi. Nel XIX sec. l’area costiera diventa nota come la “Costa dei Pirati”, continue razzie colpiscono, soprattutto, la flotta britannica coloniale. Nel 1853, la corona inglese e gli sceicchi firmano un trattato di pace. Nasce, così, il protettorato chiamato “Stati della Tregua”.
L’economia prospera grazie all’industria delle perle fino alla Grande Depressione del ’29. Dopo pochi anni, invece, cominciano le prime trivellazioni che segnano il via dell’era del petrolio. Lo Stato ottiene l’indipendenza nel 1971 con la suddivisione in sette Emirati: Abu Dhabi, ʿAjmān, Dubai, Fujaira, Ra’s al-Khayma, Sharja e Umm al-Qaywayn.
Circa il 90% dell’economia si basa sull’esportazione di oro nero e gas naturale, rendendolo uno dei Paesi più ricchi del pianeta. La città più popolosa è Dubai. Polo turistico internazionale, dalla mentalità più occidentale rispetto alla capitale Abu Dhabi più tradizionalista. Unico è il suo sviluppo urbanistico ricco di stravaganze architettoniche, tra cui:
- The World: arcipelago artificiale che ricorda i cinque continenti
- Palm Islands: penisole artificiali a forma di palma
- Burj Khalifa: il grattacielo più alto del mondo (828 mt)
Ma attenzione non è tutto oro ciò che luccica. Studi e reportage evidenziano abusi gravissimi. Tratta di esseri umani anche a scopo sessuale, schiavitù, discriminazioni e violenze verso le donne, processi di massa contro dissidenti e difensori dei diritti.
LA STORIA DELLA BIRRA NEGLI EMIRATI ARABI UNITI
Il titolo sembra già un ossimoro, ma la storia ci racconta qualcos’altro. Nell’Antichità, infatti, i popoli originari dell’odierno Medio Oriente sono ricordati come grandi produttori e consumatori di birra, vino e altri fermentati. La Mesopotamia e l’Antico Egitto ne sono un chiaro esempio.
Con l’avvento dell’Islam, però, cambia tutto, anche le abitudini alcoliche. La fede islamica, infatti, vieta la produzione e il consumo di alcol, in quanto, secondo le interpretazioni del Corano, nuoce alla salute e offusca la mente. Bere alcolici, perciò, viene considerato “ḥarām”, cioè proibito.
Da un lato, quindi, si iniziano a modificare i processi produttivi. Per esempio, si blocca la fermentazione del “Nabidh”, vino a base di datteri o uva passa, per evitare la formazione di alcol.
Dall’altro, le bevande analcoliche tradizionali, ora conformi alla dottrina, diventano protagoniste. Come non citare, il caffè arabo (Qahwa), aromatico e speziato, dal 2015, addirittura, patrimonio dell’UNESCO. Il tè “Karak Chai” con latte e spezie. Oppure il “Jallab”, a base di melassa d’uva, datteri e acqua di rose e il “Qamar al-Din” alle albicocche essiccate.
Oggi, il giro di affari delle bibite no alcol è da capogiro: quasi 1,5 miliardi di dollari. Uno dei maggiori produttori è “AUJAN GROUP”, famosi i marchi “Rani” (succhi di frutta) e “Barbican” (bevande al malto).
Ma da qualche anno, l’atteggiamento verso l’alcol è cambiato. Infatti, negli Emirati, vini, birre e superalcolici di importazione sono presenti in locali autorizzati. Mentre la produzione è sempre stata vietata. Nel 2021 succede, però, l’impensabile: ad Abu Dhabi diventa legale produrre birra.
Questa apertura può derivare da diverse ragioni: il crescente turismo internazionale che aumenta la domanda, gli usi e costumi di 200 etnie differenti, il riconoscimento di un settore economico da sfruttare. Attenzione! Il consumo di alcol è consentito solo a persone di fede non musulmana.
L’UNICO BIRRIFICIO DEGLI EMIRATI ARABI UNITI
Per ora esiste un solo produttore di birre negli Emirati Arabi, ma a novembre 2024 l’agenzia di stampa Reuters annuncia l’apertura di uno stabilimento Heineken a Dubai. La fabbrica dovrebbe diventare operativa entro il 2027. Allora mi toccherà aggiornare l’articolo!!!
– Il primo birrificio degli Emirati Arabi: SIDE HUSTLE BREWS & SPIRITS
Rimanere bloccati nel traffico qualche volta ha il suo lato positivo. È quello che è successo a Chad McGehee sull’autostrada Abu Dhabi – Dubai nel 2018. La nostalgia di una profumata IPA bevuta durante un viaggio negli States, è la scintilla che innesca la pazza idea di aprire un birrificio nella capitale Abu Dhabi. Ma i dettami musulmani e le leggi nazionali sull’alcol non sono dalla sua parte. La produzione delle sue birre deve avvenire, infatti, fuori dai confini degli Emirati. Gli Stati Uniti sembrano la scelta migliore. Le lattine vengono, così, importate dalla Pennsylvania. Finalmente da dicembre 2024, a seguito di una modifica legislativa, la produzione diventa locale. Apre i battenti “Craft by Side Hustle”, il primo vero brewpub del Paese con sede sull’isola Al Maryah, all’interno del centro commerciale di lusso “The Galleria”.
JETLAG RELIEF: birra chiara ad alta fermentazione. Una Pale Ale agrumata e tropicale dai sentori di ananas. Fresca e dissetante, un vero toccasana per il jetlag. Gradazione alcolica: 5%
EL JEFE: birra chiara a bassa fermentazione. Mexican Lager maltata con sentori di mais, alleggeriti da lievi note agrumate che rendono la bevuta meno “dolce”. Gradazione alcolica: 4,5%
DATE NIGHT: birra scura ad alta fermentazione con aggiunta di caffè e datteri. Stout intrigante dai sentori mediorientali. Gradazione alcolica: 5,6%
Speriamo che questa svolta, a dir poco epocale, non coinvolga solo il comparto birre degli Emirati Arabi o solo l’economia del Paese. Una visione più aperta può aiutare a sviluppare un progresso sociale, finora tarpato.
Alla prossima pinta!
Siti internet e pagine social di riferimento:
Le foto delle etichette sono gentilmente concesse dal collezionista Mario Bughetti:
www.facebook.com/mario.bughetti (email: booghy55@gmail.com)
Tutti i marchi qui esposti sono di proprietà dei rispettivi detentori dei copyright; marchi di terzi, nomi di prodotti, nomi commerciali, nomi corporativi e società citati possono essere marchi di proprietà dei rispettivi titolari o marchi registrati d’altre società e appartengono ai loro legittimi proprietari.