Numero 13/2025

24 Marzo 2025

Il giro del mondo in… tante birre: Eritrea rossa

Il giro del mondo in… tante birre: Eritrea rossa

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Oggi il Giro del Mondo in Tante Birre non sorvola l’oceano né ci fa impazzire con i fusi orari, il viaggio è comodo, basta attraversare la Penisola Araba e dagli Emirati si arriva in Eritrea. Affacciata sul Mar Rosso, si trova nella parte settentrionale del Corno d’Africa, fra Sudan, Etiopia e Gibuti.

 

 

Il toponimo deriva dal greco antico “erythrós” che significa “rosso” e che identifica anche il famoso specchio d’acqua prospicente.

Ritrovamenti archeologici datano la presenza dell’uomo a circa un milione di anni fa. Si pensa, infatti, che l’Eritrea costituisse il punto di passaggio delle prime tribù africane verso l’Europa. Conosciuta anche come la “Terra di Punt”, cioè degli dei, tra il VIII e il V secolo a.C. si avvicendano i regni di D’mt (di origine araba) e di Aksum. Quest’ultimo, di fede cristiana, governa fino all’avvento dell’islamismo nel VII sec. d.C. che fa cadere il territorio settentrionale sotto il controllo dei califfati e dell’Impero Ottomano, dal Cinquecento all’Ottocento.

E proprio durante il XIX sec., l’apertura del Canale Suez (1869) ingolosisce tutti e fa acquistare importanza a territori finora ignorati. Nel 1890 l’Eritrea diventa, così, una colonia italiana. Sette anni dopo Asmara ne diventa capitale. La “Piccola Roma”, nel 2017, è dichiarata patrimonio dell’UNESCO per la sua architettura modernista.

 

La nostra presenza dura fino al 1941 quando l’Inghilterra occupa definitivamente il territorio. L’Eritrea viene annessa all’Etiopia nel 1961. Dopo trenta anni di guerra, resistenza e occupazione da parte dei regimi Selassiè e Menghistu, l’Eritrea ottiene l’indipendenza nel 1991.

Sembra tutto risolto…e invece no! In due anni l’attuale dittatore Afewerki sale al potere e solo nel 2018 termina la decennale guerra con l’Etiopia. Il Paese si trova allo stremo. Repressione, militarismo ad oltranza, censura ed estrema povertà le valgono il soprannome di “Corea del Nord africana”.

LA STORIA DELLA BIRRA IN ERITREA

Come in tutti i Paesi del continente africano fin qui presi in esame, anche in Eritrea è molto forte e presente la tradizione di produrre bevande fermentate. Consumate in occasioni speciali oppure offerte come semplice gesto di benvenuto, occupano ancora un posto di rilievo nella cultura eritrea. Queste sono le più popolari:

 

  • Siwa: birra preparata dalle donne, a base di acqua, pane tostato sbriciolato e “gesho”, arbusto locale le cui foglie vengono usate come luppolo. Affumicata e acidula, dal tenore alcolico massimo di 5%.
  • Mes: idromele aromatizzato con spezie e foglie di gesho che donano un lieve amaro. A seconda della durata della fermentazione può arrivare fino a 11% alc. ABV.

 

Inoltre, è molto popolare un distillato a base di anice chiamato “Areki”.

Ma esiste qualche alternativa per chi è astemio o per chi non può bere alcol?!? Certo, niente paura.

Il caffè è talmente importante che ha una sua cerimonia mutuata dalla tradizione araba (Habesha). La padrona di casa lo versa per tre volte usando una “Jebena” (brocca panciuta dal collo lungo e stretto). Gli aromi del caffè si fondono con quelli di incenso e gomma arabica usati per profumare l’ambiente.

Aromatico e super dolce è il tè nero (Shahi) preparato con spezie ed erbe, tra le più usate: cannella, zenzero e cardamomo.

La birra, nel senso moderno del termine, compare, invece, sul mercato alla fine degli anni ’30 del Novecento, grazie ad un ingegnere italiano. Giunto in Eritrea per la costruzione e lo sviluppo delle strade durante il periodo coloniale, decide di aprire un birrificio e non solo. Nel prossimo capitolo scoprirete tutto il resto.

 

IL BIRRIFICIO PIU’ IMPORTANTE DELL’ERITREA

Ad oggi esiste un solo birrificio industriale di proprietà a maggioranza statale. Per dovere di cronaca, è giusto ricordare che nel 2004Golden Star Brewery” di Stifanos Habtemariam apre i battenti ad Asmara, ma a parte queste scarne informazioni non sono riuscita a reperirne altre.

 

 

– Il primo birrificio dell’Eritrea: ASMARA BREWERY

Inizia la produzione nel 1939 nella capitale Asmara come “Melotti Brewery”. Il fondatore è l’ingegnere italiano Luigi Melotti, esperto di infrastrutture. Lo stabilimento di birra e liquori è affiancato anche da una vetreria per l’imbottigliamento. Nonostante la perdita della colonia da parte dell’Italia, Melotti decide di continuare a produrre birre in Eritrea e alla sua morte (1946), moglie e figlio scelgono di mandare avanti l’azienda di famiglia. Il birrificio rimane italiano fino agli anni ’70 quando viene nazionalizzato dal regime etiope.

Nel 1991 torna ad essere un’azienda locale e assume il nome attuale. Leader indiscusso del mercato delle birre in Eritrea, il 40% della produzione è destinata all’export, possiede anche una squadra di calcio la “Asmara Brewery F.C.”. Dal 2014 l’imprenditore italo-eritreo Solomon Mebrahtu decide di importare il marchio in Italia, spinto dal forte interesse dei suoi connazionali che vivono nella nostra penisola. In gamma anche gin, fernet, areki e cognac.

 

 

ASMARA LAGER: birra chiara a bassa fermentazione. Una Lager scorrevole e facile da bere, tendenzialmente “più dolce” rispetto alla tradizione mitteleuropea. Gradazione alcolica: 5%

ASMARA EXTRA STOUT: birra scura ad alta fermentazione. Stout dai tipici sentori di caffè e cioccolato. Gradazione alcolica: 5%

 

Prima di poter godere di un’offerta più ampia e diversificata di birre e birrifici, in Eritrea, bisogna dar conto a priorità socio-economiche urgenti. Auguriamoci, però, l’avvento della Craft Revolution, significherebbe l’arrivo di nuova aria, un’aria di libertà e autodeterminazione ora inesistente.

Alla prossima pinta!

 

Siti internet e pagine social di riferimento:

Le foto delle etichette sono gentilmente concesse dal collezionista Mario Bughetti:

www.facebook.com/mario.bughetti (email: booghy55@gmail.com)

https://asmarabrewery.com

 

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Federica Russo
Info autore

Federica Russo

Sono nata a Genova nel lontano…ma che lontano…nel “vicinissimo” 1976 da una famiglia chiacchierona e rumorosa, ecco perché mi piace parlare, comunicare e condividere.
Chi nasce in una città di mare sa che si porta dentro una curiosità tutta speciale come quella dei marinai e navigatori che tutti i giorni salpano verso nuove mete, terre e avventure. Curiosità che rimane per sempre e che caratterizza ogni aspetto della vita arricchendola giorno per giorno. La famiglia, le passioni, i traguardi, il lavoro vengono così conditi con quel “quid” che rende tutto più sfizioso.
La curiosità infatti mi ha portato a studiare 3 lingue (inglese, spagnolo e francese) per non sentirmi fuori luogo ovunque volessi andare e mi ha fatto laureare in Geografia per avere ben chiara in testa la mappa del mondo ed evitare di perdermi.
La curiosità mi ha fatto lavorare in ambiti molto diversi tra loro: commercio al dettaglio, operatore GIS nel settore dei sistemi informativi territoriali, progettista di impianti di depurazione acque reflue.
La curiosità, infine, è stata anche la spinta che mi ha fatto passare da semplice amante della birra a Sommelier. Ho completato il percorso formativo con la Scuola Italiana Sommelier (S.I.S.) e sono diventata Sommelier Professionale 3° livello. Essere sommelier della birra non lo considero un traguardo ma solo l’inizio di un lungo percorso di formazione, di conoscenza che non finirà mai, infatti ho cominciato lo stesso percorso formativo anche con l’Associazione Italiana Sommelier (A.I.S.), seguo i corsi e le monografie di UB Academy, per non parlare dei libri che “bevo” tutto d’un fiato!!! Alcuni autori della mia libreria: Michael Jackson, Lorenzo “Kuaska” Dabove, Randy Mosher…tanto per citare qualche pilastro.
La possibilità di poter scrivere per il Giornale della Birra mi dà modo di condividere con voi la mia passione birraria attraverso interviste, curiosità, abbinamenti birra-cibo e tanto altro, il tutto impreziosito da un sorriso e da un punto di vista diverso….quello femminile!