Numero 14/2025

31 Marzo 2025

Il giro del mondo in… tante birre: Estonia

Il giro del mondo in… tante birre: Estonia

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Dal caldo dell’Eritrea al profondo nord dell’Europa, il Giro del Mondo in Tante Birre oggi fa tappa in una delle tre repubbliche del Mar Baltico, l’Estonia.

Avendo più affinità culturali con la vicina Finlandia, gli abitanti si sentono più legati ai Paesi nordici piuttosto che alla Madre Russia. La capitale Tallinn, in linea d’aria, dista solo 80km da Helsinki.

 

Dite la verità, fino al crollo del Muro di Berlino anche voi ignoravate l’esistenza di questo Stato. E, invece, dalla sua indipendenza (1991), l’Estonia è diventata un importante polo economico. Le telecomunicazioni e l’informatica trainano il settore terziario sempre in crescita, alimentato anche dal fiorente turismo. Uno dei sistemi VoIP più famosi, Skype, nasce proprio qui.

Ma la storia estone non inizia negli anni ’90. Le prime tracce dell’uomo risalgono, addirittura, alla fine del Paleolitico. L’Estonia, da sempre, gode di una posizione strategica al centro di numerose vicende nordiche. Si trova, infatti, lungo la “Via variago-greca”, rotta commerciale medievale che collega il mar Baltico al mar Nero. Un motivo in più per essere preda di conquistatori.

Si succedono, così, dominazioni germaniche, danesi e svedesi.

Dal 1530, però, la città è protetta da un insolito guardiano: il Vecchio Tommaso. Un valoroso arciere raffigurato dalla banderuola segnavento posta sulla torre del suggestivo municipio gotico, il più antico dell’Europa ancora in uso (v. foto seguente).

 

Alla fine della Grande Guerra del Nord, la Svezia, sconfitta, cede l’Estonia allo zar Pietro il Grande (1721). Da questo momento rimane sotto il controllo della Russia come Governatorato della Livonia, fino alla caduta dell’Impero nel 1917.

Dopo un primo periodo di indipendenza (1918-1940), il territorio viene invaso e dilaniato dai nazisti e, alla fine del Seconda Guerra Mondiale, annesso alla Russia sovietica fino al crollo della cortina di ferro.

LA STORIA DELLA BIRRA IN ESTONIA

L’origine delle birre in Estonia è databile intorno al 1000 a.C. Vari ritrovamenti archeologici testimoniano, infatti, la presenza della coltivazione di orzo.

E proprio da queste produzioni ancestrali che derivano le tradizionali Farmhouse Ale (birre di fattoria) chiamate “Koduõlu”, preparate in casa dai contadini e ancora oggi spina dorsale dell’arte brassicola locale. Il termine Koduõlu è composto da due parole dal significato illuminante: “kodu” vuol dire casa e “õlu” è il suffisso che indica birra. Rappresentano l’orgoglio, soprattutto, delle tre isole maggiori: Saaremaa (v. foto sotto), Hiiumaa e Ruhnu.

 

Il processo produttivo è veramente affascinante e somiglia a quello per realizzare il “Sahti” finlandese. La birra si ottiene da un mosto di cereali sia crudi che maltati (come orzo, segale, frumento e avena). Oppure deriva dalla fermentazione di pagnotte cotte al forno e sbriciolate in acqua. In passato si usava il lievito per il pane, oggi quello ad alta fermentazione (Ale) o il Kveik di origine norvegese.

Di solito il mosto non si porta a bollore, sebbene alcuni immergono nel mix pietre roventi alla stregua delle Steinbier tedesche, ma viene sempre aromatizzato con luppolo e bacche di ginepro. I ramoscelli dell’arbusto sono impiegati, anche, come filtro. Il risultato è una birra torbida, poco carbonata, fruttata e speziata, tendenzialmente dolce, con un tenore alcolico intorno ai 6-7% ABV.

Dal XIX secolo in poi la tradizione birraria contadina viene messa in secondo piano dall’apertura di grandi birrifici, alcuni dei quali sono descritti nel prossimo capitolo. L’arrivo di prodotti più facili da bere (Lager, …) conquista il mercato. Le Farmhouse Ale estoni non scompaiono del tutto ma il movimento Craft, arrivato intorno al 2012, fa da cassa di risonanza per una nuova rinascita.

Per il prossimo viaggio in Estonia, ricordatevi che le birre si dividono in “hele” (chiara) e “tume” (scura).

5 BIRRIFICI DELL’ESTONIA CON QUALCOSA…IN PIU’!

Il mondo delle birre In Estonia è dominato da due big industriali come Saku e A. Le Coq che detengono oltre il 90% del mercato. Poco più dell’1% è in mano ai birrifici artigianali.

– Il birrificio più antico dell’Estonia: A. LE COQ

Fondato in Prussia nel 1807 dalla famiglia Le Coq. Nel 1820, la filiale londinese inizia ad esportare una Imperial Stout di successo. Per ampliare il mercato in Russia, nel 1912, la produzione di birre si sposta a Tartu, la seconda città più grande dell’Estonia, diventando il birrificio ufficiale dello zar.

Durante il periodo sovietico, cambia nome in “Tartu Õlletehas”, per poi riprendere la denominazione attuale, dopo l’acquisizione da parte del colosso finlandese Olvi nel 1997. Il portfolio comprende: sidro, succhi di frutta, bibite e bevande energetiche. Trainante è l’export che tocca più di 70 paesi stranieri. Da visitare l’annesso museo della birra.

 

PREMIUM: birra chiara a bassa fermentazione. La Lager più popolare del birrificio, dove i toni maltati più dolci sono bilanciati dalla luppolatura elegante. Gradazione alcolica: 4,7%

IMPERIAL EXTRA DOUBLE STOUT: birra scura ad alta fermentazione di ispirazione anglosassone. La prima birra in produzione. Una bottiglia del 1869, scampata ad un naufragio, è il pezzo forte del museo. Aromi tostati e di frutta rossa. Gradazione alcolica: 7%

TÕMMU HIID: birra scura a bassa fermentazione. Dark Lager prodotta dal 1936 dai toni caramellati e note di crosta di pane. Gradazione alcolica: 4,7%

– Il birrificio estone “più rapido”: SAKU ÕLLETEHASE

Il secondo birrificio più importante dell’Estonia ha iniziato a produrre birre nel 1820. Il proprietario terriero Karl Friedrich Rehbinder lo apre nella sua tenuta di Saku. Dopo circa vent’anni passa alla famiglia Baggo. La svolta è l’arrivo della ferrovia Tartu-Saku (1899). Il mercato si amplia e la produzione si impenna.

Il periodo sovietico, invece, porta alla nazionalizzazione del birrificio che torna ad essere di proprietà privata solo all’alba dell’indipendenza. Acquisito dal Gruppo Carlsberg nel 2008, diventa anche distributore nazionale del suo pacchetto beverage. In gamma: sidro, bevande energetiche, succhi di frutta e bibite analcoliche. Anche Saku Brewery possiede il proprio museo.

 

SAKU HELE: birra chiara a bassa fermentazione. Pilsner dedicata alla famiglia Baggo, prodotta con un lievito di proprietà, dalla spiccata luppolatura. Gradazione alcolica: 5,2%

SAKU TUME: birra scura a bassa fermentazione. Dark Lager in gamma dal 1960 dai toni spiccatamente maltati, amplificati anche dell’uso di zucchero caramellato. Gradazione alcolica: 6,7%

SAKU MÕDU: bevanda fermentata a base di miele. La ricetta di questo idromele risale agli anni ’30 ed è un mix di sentori di cereali e frutta. Dolce il giusto. Gradazione alcolica: 4%

– Il primo birrificio artigianale dell’Estonia: PÕHJALA BREWERY

Quattro amici di lunga data e homebrewer decidono di dare vita al loro sogno e nel 2011 fondano la loro beer-firm nella capitale Tallinn. Il nome significa “terra del nord”. Si riferisce ad un territorio freddo e desolato descritto dai miti norreni ma anche al 59° parallelo che attraversa la città. Dopo 3 anni vede la luce il birrificio vero e proprio. Ma le birre di Põhjala, in Estonia, da subito diventano un faro per la Craft Revolution locale. La produzione è in mano al birraio scozzese Chris Pilkington (ex Brewdog) che ama collaborare con altri colleghi sparsi per il mondo (Lervig, Stillwater Artisanal…)

 

 

 

ÖÖ: la prima nata è diventata subito un caso. È un’Imperial Baltic Porter ma prodotta con lievito ad alta fermentazione. Birra scura ricca di note di caffè, caramello, cioccolato fondente e frutta rossa. Talmente iconica che sul sito trovate la ricetta. Gradazione alcolica: 10,5%

KASK: birra chiara a bassa fermentazione. Fa parte della “Forest Series”, birre con ingredienti tradizionali. In questo caso è una Lager che prevede l’aggiunta di linfa di betulla che ricorda gli aromi della sauna estone. Maltata, erbacea e agrumata. Gradazione alcolica: 5%

MOONLIT NIGHTS: birra scura ad alta fermentazione invecchiata in botti di rovere per 15 mesi (Cellar Series). Strong Ale al caramello salato, dalle note vanigliate, liquorose e di frutta secca. Gradazione alcolica: 12%

– Il birrificio artigianale estone “più sacro”: PÜHASTE BREWERY

Nel 2011 Eero Mander fa l’homebrewer in una vecchia casa nel villaggio di Pühaste. Spinto dall’entusiasmo dei sostenitori delle sue birre, si trasforma in birraio-gipsy, utilizzando gli impianti di birrifici più grandi sia in Estonia che all’estero. Nel 2016 il grande passo, fonda Pühaste Brewery nella città di Tartu. Il nome è un omaggio a dove tutto è iniziato ma significa anche “sacro”. Per Eero il suo birrificio è veramente un luogo sacro dove dar vita a creazioni che ormai travalicano i confini estoni.

 

 

SIMONE: birra chiara a bassa fermentazione in stile Pilsner, anzi Italian Pilsner come indicato sul sito. Le note maltate sono alleggerite da una gradevole luppolatura floreale. Gradazione alcolica: 4,9%

SANCTUM THEOBROMA: birra scura ad alta fermentazione invecchiata in botti di Bourbon. Imperial Stout con aggiunta di fave di cacao monorigine del Messico. Avvolgente e profonda. Gradazione alcolica: 15%

EMIILIA: fa parte del progetto “Wild Ale” in cui il birraio ha raccolto lieviti locali per produrre birre a fermentazione spontanea o mista. Emiilia è preparata con germogli di abete rosso, rabarbaro e mela cotogna. Gradazione alcolica: 5%

– Il birrificio artigianale estone “più tradizionale”: PIHTLA ÕLLEKÖÖK

Pihtla viene considerato il più vecchio microbirrificio tradizionale dell’Estonia. Dal 1990, infatti, produce “Farmhouse Ale” sull’isola di Saaremaa. Avviato da Arvet Väli, a cavallo del crollo del comunismo sovietico, gli inizi non sono dei migliori. L’arte di arrangiarsi è l’unica via. E allora si torna a produrre birra in casa nei tini di legno e un furgone la consegna porta a porta. Nel 1999 un magazzino più grande segna il cambiamento del birrificio. Da piccola realtà locale a portabandiera dell’arte brassicola più tradizionale del Paese.

 

PIHTLA ÕLU: Farmhouse Ale come da tradizione estone. Torbida, poco carbonata e brassata usando il ginepro che regale note delicate. Si consuma entro 3 settimane dall’imbottigliamento. Gradazione alcolica: 7,6%

EHTNE LEIVAKALI KVASS: bevanda fermentata a base di pane di segale e zucchero di canna. Lievemente frizzante e dalla dolcezza contenuta. Gradazione alcolica: <0,5%

VIIKINGI KARJE: birra ambrata ad alta fermentazione. Una Triple IPA con abbondante uso di luppoli Simcoe, Citra e Mosaic, e aggiunta di amarene. Super luppolata e fruttata. Gradazione alcolica: 10,5%

 

Nonostante il mercato delle birre in Estonia sia dominato, come dappertutto, dal settore industriale, è veramente sorprendente scoprire quei birrai tradizionali che strenuamente portano avanti con orgoglio un’arte brassicola altrimenti perduta.

Alla prossima pinta!

 

Siti internet e pagine social di riferimento:

Le foto delle etichette sono gentilmente concesse dal collezionista Mario Bughetti:

www.facebook.com/mario.bughetti (email: booghy55@gmail.com)

www.alecoq.ee

www.saku.ee

https://pohjalabeer.com

https://puhastebeer.com

https://pihtlapruul.ee

 

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Federica Russo
Info autore

Federica Russo

Sono nata a Genova nel lontano…ma che lontano…nel “vicinissimo” 1976 da una famiglia chiacchierona e rumorosa, ecco perché mi piace parlare, comunicare e condividere.
Chi nasce in una città di mare sa che si porta dentro una curiosità tutta speciale come quella dei marinai e navigatori che tutti i giorni salpano verso nuove mete, terre e avventure. Curiosità che rimane per sempre e che caratterizza ogni aspetto della vita arricchendola giorno per giorno. La famiglia, le passioni, i traguardi, il lavoro vengono così conditi con quel “quid” che rende tutto più sfizioso.
La curiosità infatti mi ha portato a studiare 3 lingue (inglese, spagnolo e francese) per non sentirmi fuori luogo ovunque volessi andare e mi ha fatto laureare in Geografia per avere ben chiara in testa la mappa del mondo ed evitare di perdermi.
La curiosità mi ha fatto lavorare in ambiti molto diversi tra loro: commercio al dettaglio, operatore GIS nel settore dei sistemi informativi territoriali, progettista di impianti di depurazione acque reflue.
La curiosità, infine, è stata anche la spinta che mi ha fatto passare da semplice amante della birra a Sommelier. Ho completato il percorso formativo con la Scuola Italiana Sommelier (S.I.S.) e sono diventata Sommelier Professionale 3° livello. Essere sommelier della birra non lo considero un traguardo ma solo l’inizio di un lungo percorso di formazione, di conoscenza che non finirà mai, infatti ho cominciato lo stesso percorso formativo anche con l’Associazione Italiana Sommelier (A.I.S.), seguo i corsi e le monografie di UB Academy, per non parlare dei libri che “bevo” tutto d’un fiato!!! Alcuni autori della mia libreria: Michael Jackson, Lorenzo “Kuaska” Dabove, Randy Mosher…tanto per citare qualche pilastro.
La possibilità di poter scrivere per il Giornale della Birra mi dà modo di condividere con voi la mia passione birraria attraverso interviste, curiosità, abbinamenti birra-cibo e tanto altro, il tutto impreziosito da un sorriso e da un punto di vista diverso….quello femminile!