Numero 02/2020

11 Gennaio 2020

La grande storia dell’austriaca Brau Union Österreich

La grande storia dell’austriaca Brau Union Österreich

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Tratto da La birra nel mondo, Volume I, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

 

Brau Union Österreich

Linz/Austria

Il crollo economico dell’Austria susseguente alla prima guerra mondiale fu una pugnalata al cuore anche per l’industria birraria. Nel 1921 cinque grandi birrifici, per compensare l’alto costo di produzione, si associarono sotto il nome di Braubank AG, con sede a Linz:

– Brauerei Kaltenhausen;

– Linzer Aktienbrauerei und Malzfrabrik;

– Poschacher Brauerei (Linz);

– Salzkammergutbrauerei (Gmunden);

– Wieselburger Aktienbrauerei.

Rimaste organismi indipendenti, le cinque società nel 1925 decisero di fondersi completamente nella Brau AG. Tre anni dopo, si aggregherà anche la Bürgerbräu Innsbruck. Intanto, tra il 1926 e il 1929, avvennero le seguenti acquisizioni:

– Niederösterreichische Obstverwertung und Brauerei GmbH (1926);

– Brauerei Liesing (1928);

– Brauerei Reutte GmbH (1929);

– Vereinigte Tiroler Brauereien Kundl-Jenbach AG (1929);

– Aktiengesellschaft Sternbräu Salzburg (1929);

– Aktiengesellschaft der Brunner Brauerei (1929).

 

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Nel 1968 fu firmato un accordo con la Coca Cola per l’imbottigliamento e la distribuzione sul mercato austriaco.

Seguirono le fusioni, nel 1970, con la Brauerei Zipf AG e, nel 1978, con la Brauerei Schwechat.

Sempre nel 1978 furono rilevate la Gussinger Mineralwasser e la Lembacher Restaurationsbetriebe. Ma, già nel 1977, era stata acquisita una quota di maggioranza di Pago Fruchtsäfe, completando l’acquisto nel 1979.

Nel 1988, la produzione di birra e malto fu scorporata dalle altre attività con la creazione di una società quotata in borsa separata che manteneva il nome di Österreichische Brau AG; mentre la nuova società madre, che manteneva il controllo di maggioranza della società di nuova costituzione, veneva nominata come BBAG Österreichische Brau-Beteiligungs AG.

Con l’indipendenza degli stati dell’Europa centrale, la BBAG non rimase con le mani in mano. Acquistò, in Ungheria, la Martfü, nel 1991 e l’anno dopo, la Soproni.

Sempre nel 1991, la BBAG comprò, dal Creditanstalt, partecipazioni per il 33% nella rivale austriaca, Steirerbrau (secondo gruppo birrario del Paese). Mentre l’attività di produzione birraria, sia in Austria che in Ungheria, veniva raggruppata sotto la Brau Union AG sussidiaria.

Nel 1994 fu rilevata, nella Repubblica Ceca, la Starobrno.

Nel 1997 furono acquisite partecipazioni in tre birrerie rumene: Craiova, Malbera e Arbema.

Nel 1998, il calo dei consumi e dei prezzi, da una parte e dall’altra, la sovrapproduzione, portarono alla fusione dei due maggiori gruppi birrari austriaci, la Brau AG e la Steirerbrau AG. Nasceva la società controllata (dalla BBAG Österreichische Brau-Beteiligungs AG) Brau Union Österreich AG, il più grande produttore di birra austriaco, con oltre il 57% del totale del mercato.

Ma non era finita. Dopo l’acquisizione di un’altra birreria rumena, la Silva, nel 1999 la BBAG entrò nel mercato polacco, stipulando un accordo di collaborazione e di licenza con la Browar Van Pur. Con la Ostmark di Kaliningrad invece, nello stesso anno, concluse l’accordo di distribuzione della Gösser, molto popolare in Russia. Mentre si disfaceva delle attività non di bevande, tra cui la ristorazione Lembacher.

Nel 2000 la BBAG prese il controllo del 100% nella Van Pur; acquisì anche partecipazioni in altre due birrerie polacche: Warszawskie Królewskie e Kujawiak.

Mentre veniva mantenuta intatta la lunga tradizione dell’identità individuale di ogni membro del gruppo.

 

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Dall’ottobre del 2003 la Brau Union Österreich AG è membro del gruppo Heineken, con la filiale Brau Union International di Schwechat responsabile dell’export dei marchi birrari, diffusi in buona parte del mondo.

Nel 2009 entrò a far parte della Brau Union Österreich AG anche la Brauerei Schladming, seguita, nel 2014, dal gruppo Vereinigte Karntner Brauereien AG (Villacher, Schleppe e Piestinger). Gruppo (“Fabbriche di birra della Carinzia Unite”), che sarà trattato a parte, alla rispettiva voce.

La più grande azienda birraria del Paese, la Brau Union Österreich unisce quasi i due terzi dei produttori, oltre 30, che ogni anno realizzano complessivamente sui 28 milioni di ettolitri.

Brau AG

Gruppo principale, con sede a Linz. Produce un terzo di tutta la birra venduta nel Paese.

Brauerei Schwechat/Schwechat

Una delle più antiche birrerie austriache, fondata nel 1632 da Peter Descrolier, contabile dell’arciduca Matthias. Dopo varie distruzioni e diversi passaggi di proprietà, nel 1796 fu acquistata da Franz Anton Dreher.

Nel 1841 il figlio di Franz Anton, Anton, innovativo e diligente mastro birraio, creò la vienna. A sua volta, il figlio, il terzo Anton della dinastia, riuscì a estendere il commercio in tutto il Paese e, nel 1905, si unì a numerose aziende indipendenti, fondando il gruppo Anton Dreher’s Brauereien Aktiengesellschaft.

Per la forte concorrenza poi della Brauerei St. Marx e della Brauerei Simmering, nel 1913 fu costituita la Vereinigt Brauereien Schwechat, St. Marx, Simmering.

Con la morte di Oskar, si estingueva la famiglia Dreher. Lo stabilimento di Schwechat, i cui fastosi padiglioni e il giardino a tre file testimoniavano i legami col mondo aristocratico della monarchia asburgica, fu trasformato in un consorzio, che passò ai Mautner Markhof, già soci Dreher.

Nel 1945 la fabbrica fu in gran parte distrutta. Per la prima volta, cessò la produzione, che però riprese dopo la ricostruzione.

Nel 1978 la Schwechat si fuse con la Brau AG. Di essa rimasero solo il sito e il marchio. Ma, nel 2012, scomparve anche il sito, demolito per crearvi una nuova zona residenziale. Il camino della centrale termica, alto 48 metri, fu fatto saltare con 15 chilogrammi di esplosivo.

Wieselburger Aktienbrauerei/Wieselburg

Una delle più antiche birrerie del Paese. La sua origine viene fatta risalire al secolo XVIII; ma la produzione di birra sul suo sito pare avvenisse già nel secolo XIII. Comunque è del 1770 la registrazione della proprietà, compresa la fabbrica, di Joseph Schauer.

Nel 1823 la birreria fu acquistata da Nepomuk Mutzer. Alla sua morte, nel 1860, la fabbrica fu rilevata da Josef Riedmüller, la cui famiglia possedeva diverse birrerie nel circondario. La vedova di Josef Riedmüller sposò poi Caspar Bartenstein, che lavorava in un altro birrificio della famiglia Riedmüller. Quest’ultimo ingrandì la fabbrica e le diede il suo nome, Caspar Bartenstein.

Entro la fine del secolo la Caspar Bartenstein rilevò altri birrifici, tra cui quello del suo ex datore di lavoro. Nel 1921 la Bartenstein-Wieselburg entrò nella Braubank AG. A metà degli anni Sessanta la sua produzione aveva superato i 200 mila ettolitri annui; si rese pertanto indispensabile la costruzione di un nuovo stabilimento, per l’epoca il più moderno d’Europa, tra il 1971 e il 1972.

Produce tipiche lager austriache; anche la linea Kaiser, uno dei marchi di punta della birra austriaca.

 

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Brauerei Zipf/Zipf

Birrificio tra i boschi dell’Austria settentrionale, nei pressi di Salisburgo, in un’area protetta e ricca di sorgenti. Fu fondato nel 1858, col suo nome, dal banchiere viennese Franz Schaup, appassionato di birra, rilevando una piccola attività messa su 10 anni prima da un certo Hoffmann.

Seguendo i continui processi di innovazione tecnologica, questa azienda, prima dello scoppio della grande guerra, già produceva circa 150 mila ettolitri all’anno. Durante la seconda guerra mondiale, la fabbrica fu requisita dai nazisti e adibita alla costruzione di armamenti. Restituita alla famiglia Schaup, nella persona del pronipote del fondatore, Fritz Kretz, furono modernizzate le strutture e la produzione; in occasione del centenario della fondazione, raggiunse i 200 mila ettolitri. E quando, nel 1970, si fuse con la Brau AG, la Zipf realizzava più di 500 mila ettolitri di birra annui.

Nell’ambito del suo gruppo, la Zipf produce sicuramente le birre più luppolizzate (unica grande industria austriaca a usare ancora infiorescenze di luppolo intere). Come utilizza tuttora l’ottima acqua della fonte di proprietà, che imbottiglia anche come acqua da tavola.

La produzione attuale si aggira sul milione annuo di ettolitri; ma nei mercati internazionali la Zipf è presente con un solo tipo di birra, la Original, senz’altro la più rappresentativa e supportata da una valida pubblicità, anche tramite sponsorizzazioni dei principali eventi sportivi e culturali.

Aktiengesellschaft Brauerei Kaltenhausen/Hallein-Kaltenhausen

La prima fabbrica di birra laica in Austria vide la luce a Hallein, quartiere di Kaltenhausen, nel 1475. Fu opera del sindaco e giudice di Salisburgo Hans Elsenheimerstraße (noto anche come Johann Else Haimer). Il nome invece, Kälte Brau-Haus, era un chiaro riferimento alla posizione. Parte della sua struttura infatti si trova all’interno della grotta di una montagna, sul confine con la Baviera, con raffreddamento naturale delle cantine.

Dopo la morte di Johann Else Haimer (1483), il figlio Hans, nel 1498, vendette la birreria al principe-arcivescovo Leonhard von Keutschach. Con la decadenza del potere temporale dei principi arcivescovi (1803), la birreria passò di proprietà dei vari governanti: Ferdinand, arciduca d’Austria, fino al 1806; l’imperatore Francesco I d’Austria, fino al 1809; l’amministrazione francese, fino al 1811; quindi la corona bavarese. Nel 1815 la fabbrica fu acquistata dall’elettrice Maria Leopoldina d’Austria-Este che, insieme al figlio Maximilian von Arco-Zinneberg, ne fece una delle industrie più importanti del secolo XIX. Nel 1898 l’azienda fu rilevata dalla Deutsche Bank. Nel 1901 fu costituita come società privata prendendo il nome attuale. Nel 1921 entrò a far parte della Braubank AG.

Produce la più diffusa gamma di weizen austriache, dal gusto meno intenso rispetto a quelle bavaresi.

Bürgerbräu/Innsbruck

Nel 1825 a Wilten, nei pressi di Innsbruck, Josef Adam fondò la Adambräu, scegliendo come logo la cupola conica del castello di Windegg.

Nel 1905 Wilten fu annessa al Tirolo, e la Adambräu si trasferì nel capoluogo mantenendo però l’emblema.

Nel 1917 i locandieri di Innsbruck, per assicurarsi una birra di qualità in sufficienti quantitativi, formarono una cooperativa e comprarono la Adambräu.

Nel 1926 la Bürgerbräu si aggregò alla Brau AG. Con la chiusura della fabbrica, l’edificio passò sotto la legge federale sulla protezione dei monumenti.

 

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Steirerbrau

Il secondo gruppo, con sede a Graz. Nacque nel 1977 dalla fusione della Gösser e della Reininghaus/Puntigam.

Gösser Brauerei/Leoben-Göss

La maggior birreria dell’Alta Stiria, non distante da Graz. Sorse nel 1459 come fabbrica di birra dell’abbazia di Göss. Poi arrivò la soppressione dei conventi di Giuseppe II (giuseppinismo). Infine, nel 1860, il mastro birraio ventottenne Max Kober acquistò i locali e riprese l’attività brassicola.

L’ascesa fu fulminea. All’inizio della grande guerra, la fabbrica realizzava circa 300 mila ettolitri di birra all’anno. Produzione, che all’inizio del secondo conflitto mondiale, era salita a 400 mila ettolitri. Poi l’inevitabile interruzione dell’attività, che però riprese a gonfie vele dopo la guerra, per raggiungere 1,3 milioni di ettolitri nel 1991.

La Gösser produce, con l’acqua delle fonti alpine che dona un gusto inimitabile, una vastissima gamma di lager, sicuramente le più note del Paese.

Strettamente legato alla natura nelle massicce campagne promozionali e pubblicitarie, che contemplano anche la sponsorizzazione di rilevanti manifestazioni sportive (come gare di sci e tornei di golf), quello della Gösser, è anche il marchio austriaco più conosciuto a livello internazionale.

Buona parte della produzione, che rasenta un milione di ettolitri annui, è destinata all’esportazione, e l’Italia è il paese che se ne avvantaggia di più.

Brüder Reininghaus/Graz

Azienda fondata nel 1855 dai fratelli Johann Peter e Julius von Reininghaus, industriali e produttori di birra arrivati dalla Vestfalia. Questa prima fabbrica di birra a vapore della Stiria, all’inizio del Novecento, risultava il quinto più grande produttore austriaco.

Allo scoppio della seconda guerra mondiale, la famiglia Reininghaus fu costretta a emigrare. Al ritorno, i fratelli Reininghaus trovarono la loro fabbrica completamente distrutta dalle bombe, mentre la Puntigam aveva subito danni solo parzialmente. Avvenne così, nel 1943, la fusione delle due aziende, mentre la produzione delle fruttate birre della Reininghaus venne spostata presso la Puntigam.

Puntigam/Graz

Nacque, nel 1478, in un piccolo Biergasthof nel distretto di Graz. La fondazione di una vera fabbrica avvenne nel 1838 a opera di Franz Grazer Knabl, che diede inizio alla modernizzazione. Nel 1889 l’azienda fu rilevata dalla famiglia Schreiner, che completò l’“opera”.

Nel 1913 la produzione era arrivata a 380 mila ettolitri annui. Ma l’esito della guerra fu fatale: la produzione si ridusse neanche a un decimo. Come se non bastasse, ci si mise anche la crisi economica del 1935. L’azienda tentò quindi un approccio presso la Reininghaus, rimasta l’unica concorrente a Graz. Nel 1943 avvenne la fusione.

Oggi la Puntigam, con una produzione annua che supera un milione di ettolitri, realizza una serie di birre piene di malto, con gradazione alcolica moderata e dal gusto delicato.

 

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Brauerei Falkenstein/Lienz

Johann Baptist Steiner, nato a Falkenstein, un piccolissimo comune del Tirolo Orientale, andò a imparare il mestiere di birraio in Boemia. Al ritorno, nel 1900, aprì, a Lienz, una fabbrica di birra appunto col nome del suo paese natale.

Le cose si misero subito bene. Con un raggio di azione, non solo nel Tirolo, bensì anche nell’Alta Carinzia, la produzione annua era arrivata a 40 mila ettolitri, prima però che scoppiasse la grande guerra.

Con la carenza delle materie prime e la requisizione di tutto il metallo della sala di cottura, Steiner si ritrovò con le mani legate. Poi l’Alto Adige venne staccato dal Tirolo. Fu così che, nel 1918, la Brauerei Falkenstein passò alla Gösser, per la quale produce principalmente.

Aggregazione del 2009

Brauerei Schladming/Schladming

Nata come cooperativa nel 1909, nel distretto di Lienz, festeggiò il centenario della fondazione con la costituzione in Schladming Brau GmbH e l’entrata nella Brau Union Österreich AG.

Produce, tra l’altro, due birre biologiche: BioZwickl e Schnee Weiße Bio.

Zipfer Märzen, oktoberfest/märzen di colore dorato (g.a. 5%). Con una media effervescenza, la schiuma emerge sottile e abbastanza duratura. L’aroma si sparge ben distinto di malto, con tenui sentori di caramello, erbe, frutta, e un tocco di alcol. Dal corpo medio e acquoso prende l’avvio un gusto dolce, sempre di malto, con lievi richiami di spezie. Verso il finale compare il luppolo, che avvolge il palato con una fine secchezza, e quindi si perde in fretta tra le suggestioni amarognole del retrolfatto insufflate di una punta dolce di caramello.

Zipfer Original, premium lager di colore giallo paglierino (g.a. 5,4%); conosciuta anche come Zipfer Urtyp. Elaborata secondo la ricetta originale e nel pieno rispetto del Reinheitsgebot, viene offerta in un’inconfondibile bottiglia, simile a quella dell’americana Michelob. Con una carbonazione piuttosto moderata, la spuma, a grana molto minuta, sgorga compatta e aderente. L’elegante finezza olfattiva regala freschi e durevoli profumi di luppolo. Il corpo appare pieno, intenso, armonioso, con la sua trama liscia. Il gusto compie una corsa regolare sotto l’egida del malto. Il finale sopraggiunge perentorio, con una ventata di amarore. Nella lunga persistenza retrolfattiva rimane un’impressione di zucchero semolato, con qualche richiamo floreale, erbaceo, di agrumi.

Zipfer Urtyp Medium, lager di colore giallo chiaro (g.a. 3%); versione più leggera della Urtyp. L’effervescenza appare di estrema morbidezza. La schiuma, di medie dimensioni, non abbonda, si rivela comunque abbastanza tenace. All’olfatto si mette subito in evidenza il perfetto equilibrio che sanno realizzare cereale e amaricante. Il corpo leggero, con trama un po’ acquosa, anche alquanto appiccicosa, opera un approccio vellutato, ma presto rivela il proprio carattere deciso. Dopo l’attacco amabile, il malto si evolve in un’amara consistenza luppolizzata. Anche il retrolfatto avverte il rampicante, e rilascia suggestioni secche e amarognole.

Edelweiss Weissbier Dunkel, dunkel weizen di colore ambrato leggermente velato g.a. 5,5%). Con un’effervescenza piuttosto vivace, la spuma, di un bianco sporco, emerge ricca, compatta e di sufficiente allacciatura. L’aroma è fruttato, con ben distinti sentori di banana e, in secondo piano, di lievito, malto tostato, crosta di pane. Il corpo, nella sua consistenza cremosa, si rivela abbastanza pieno e frizzante per poter offrire una stuzzicante pastosità. Note speziate equilibrano la dolcezza del gusto, a base di frutta scura, caramello, grano tostato. Il finale aspro e secco, con un’impressione minerale, introduce un discreto retrolfatto di frumento.

Edelweiss Weissbier Hefetrüb, hefe weizen di colore giallo paglierino e dal tipico aspetto torbido (g.a. 5,3%). L’effervescenza appare elevata, con una copiosa spuma densa e stabile. Nell’aroma di cereali sono riconoscibili tenui sentori di banana e di chiodi di garogano, con qualche accenno di grano, mela, lievito. Il corpo medio tende al leggero, con una trama serica. Il gusto, speziato e di malto, scorre in un alveo secco, fresco, brioso. Il finale sa di luppolo floreale. L’articolata ricchezza retrolfattiva ha una persistenza discreta, con suggestioni fin troppo pulite di frutta e di agrumi.

Wieselburger Stammbräu, pilsner di colore biondo scialbo (g.a. 5,4%); prodotto della tradizione austriaca, la quale si riflette anche nell’etichetta e nella chiusura meccanica della bottiglia. La schiuma non ricca, ma alta e con buona allacciatura, è gestita da una carbonazione abbastanza vivace. L’aroma è marcato dal luppolo con vera sapienza; non da meno, si mettono in mostra sottili sentori di cereali e fiori, frumento e pane, resina e tostatura. Il corpo robusto propende per il pieno, in una consistenza morbida, quasi oleosa, ed esibisce un esuberante, squisito sapore di malto. La finitura si rivela abboccata e, a malapena, toccata da una nota di mandorla amara. Nella sua discreta persistenza, anche il retrolfatto rievoca il cereale, ma stemperato dalle impressioni di luppolo che animano il sottofondo.

Wieselburger Schwarzbier, schwarzbier di un profondo marrone scuro con riflessi rubino (g.a. 4,8%). La carbonazione appare piuttosto piana. La spuma beige emerge minuta, compatta, tenace. Al naso si spandono profumi molto fini di malto torrefatto, con, in sottofondo, erbe, caramello, torba, alcol. Nel corpo ben sodo risalta un gusto abbastanza complesso: con quella particolare tostatura che sa magistralmente liberare prelibate note dolci. La secchezza, emerge nel retrolfatto, peraltro molto corto; mentre aleggiano in lontanaza sensazioni di toffee e malto terroso.

Kaiser Fasstyp, oktoberfest/märzen di colore dorato (g.a. 5%). Con una media effervescenza, la schiuma fuoriesce bassa e duratura. Al naso si propone un malto fragrante, con qualche sentore di erbe, lievito, frutta fresca. Il corpo medio tende al leggero, in una consistenza molto sottile. Il gusto, ancora di malto, con venature aspre di grano, termina la corsa tra una secchezza amarognola. Il retrolfatto richiama sempre il malto, avvolto in lunghe suggestioni lievemente speziate.

Kaiser Goldquell, lager di colore giallo paglierino (g.a. 5,7%); il marchio principale della Österreichische Brau AG, molto richiesto sul mercato internazionale. Presenta una carbonazione quasi piana; spuma molto sottile, densa, stabile; gradevole aroma di luppolo, tra accenni di malto dolce e verdure; corpo scorrevole di trama acquosa; soffice gusto di malto con discrete note di luppolo in sottofondo; finale asciutto e pulito; retrolfatto dolciastro stemperato da impressioni burrose e di ribes rosso.

Kaiser Sport Radler, radler di colore giallo pallido (g.a. 2,3%). La presenza ben dosata di bevanda analcolica conferisce alla miscela una funzione specificatamente dissetante. La morbida effervescenza consente la formazione di una schiuma bianca di medie dimensioni e abbastanza tenace. L’aroma di malto evidenzia vaghi sentori erbacei e pungenti. Dal corpo leggero, di consistenza acquosa, prende il via un delicato sapore, fresco e amabile. Il finale quasi non si avverte; mentre il retrolfatto eroga brevi suggestioni di grano.

Schützen Bräu, lager di colore dorato chiaro (g.a. 4,4%). Con una media effervescenza, la schiuma emerge sottile, densa, ma non dura più di tanto. L’aroma è quello del malto, con accenni di luppolo, pane, cereali, paglia. Il corpo leggero presenta una consistenza molto acquosa. Il gusto risente, sia pure in maniera lieve, la dolcezza del malto. Il luppolo offre, durante tutta la corsa, una delicata base secca e, nel retrolfatto, una breve sensazione amara.

Adambräu Classic, premium lager di colore giallo paglierino (g.a. 5%); tipica proposta alpina, fresca e dissetante. La schiuma, compatta e aderente, è gestita da un’effervescenza decisa. L’intensità olfattiva, trattandosi di una lager, appare eccezionale: tra i gradevoli aromi erbacei, si distingue in modo particolare quello di luppolo. Dal corpo leggero e acquoso viene fuori un sapore secco con netto orientamento all’amaro, sino al finale. Resta la sufficiente persistenza retrolfattiva, all’insegna di richiami amarognoli.

Schlossgold Alkoholfreies Bier, lager analcolica di colore oro chiaro (g.a. 0,4%). La carbonazione è piuttosto bassa; la spuma biancastra, di breve durata. L’aroma si libera dolce di malto, con qualche tocco di erba, cereali, mosto. Il corpo appare sottile e di trama acquosa. Il malto è presente anche al palato, insieme a note vegetali che apportano un mite amarore verso la fine della corsa peraltro asciutta. Nello sfuggente retrolfatto compaiono sensazioni di luppolo terroso e di resina.

Schwechater Bier, lager di colore biondo pallido (g.a. 5%). Con una morbida effervescenza piuttosto piana, la schiuma si forma compatta e durevole. L’aroma alita vago di malto, con qualche acceno di lievito e di spezie leggere. Nel corpo medio, di consistenza da sottile a oleosa, un delicato gusto neutro palesa lievi note pungenti. Il retrolfatto eroga evanescenti suggestioni floreali e di malto.

Gösser Beer, lager di colore giallo paglierino carico (g.a. 5,2%). L’etichetta riporta, inusualmente, la gravità originale. Con un’effervescenza moderata, la spuma ostenta notevole aderenza. Al naso i profumi di malto e di luppolo si liberano con discrezione. Il corpo è leggero, di una trama da cremosa a schiumosa. Nel gusto l’amaricante si limita a far da base per il cereale. Il retrolfatto regala uno squisito dolceamaro.

Gösser Dark Lager, dunkel color tonaca di frate con riflessi rossi e bronzo (g.a. 4,5%); conosciuta anche come Gösser Stiftsbräu. L’effervescenza è moderata; la schiuma, fitta e consistente. Al naso, un malto dolce si fa la parte del leone, senza però mai sconfinare nella stucchevolezza. Il corpo medio, di struttura un po’ grassa, favorisce un gusto che, sebbene anch’esso amabile, si rivela molto fresco e dissetante, con una punta, appena percettibile ma stuzzicante, di amarore che compare verso la fine di una corsa in perfetta regola. Più deciso si rivela invece il retrolfatto, secco, amaro di tostature.

Gösser Märzen, oktoberfest/märzen di colore giallo pallido (g.a. 5,2%); molto apprezzata nel Paese, anche se è più propriamente una lager. La spuma, abbastanza minuta e stabile, è gestita da una carbonazione contenuta. L’aroma esala con i segni decisi di un buon malto, non senza qualche accenno di caramello, agrumi, paglia. Dal corpo medio e acquoso si fa strada un gusto pieno, sempre di malto ma bilanciato da quel pizzico di asprezza che sa conferire l’amaricante. Nel retrolfatto, dopo un breve finale quasi anonimo, prevale l’asciuttezza amarognola ancora del luppolo.

Puntigamer Das Bierige Bier, lager di colore dorato chiaro (g.a. 5,1%). Con un’effervescenza vivace, la schiuma si leva sottile, densa, consistente. L’aroma è fresco di luppolo, con qualche sentore anche di malto, erba, lievito, fieno. Il corpo medio, di consistenza molto acquosa, appoggia un gusto luppolizzato con discrete venature amare. Anche dal retrolfatto emerge una sfuggente sensazione vegetale amarognola.

 

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Antonio Mennella
Info autore

Antonio Mennella

Sono nato il primo gennaio 1943 a Lauro (AV) e oggi risiedo a Livorno.
Laureato in giurisprudenza, sono stato Direttore Tributario delle Dogane di Fortezza, Livorno, Pisa, Prato.
 
La scrittura è sempre stata una delle mie passioni, che è sfociata in numerose pubblicazioni di vario genere, alcune specificatamente dedicate alla birra. Gli articoli riportati sul Giornale della Birra sono tratti da La birra nel mondo, in quattro volumi, edita da Meligrana.

Pubblicazioni: 
Confessioni di un figlio dell’uomo – romanzo – 1975
San Valentino – poemetto classico – 1975
Gea – romanzo – 1980
Il fratello del ministro – commedia – 1980
Don Fabrizio Gerbino – dramma – 1980
Umane inquietudini – poesie classiche e moderne – 1982
Gigi il Testone – romanzo per ragazzi – 1982
Il figlioccio – commedia – 1982
Memoriale di uno psicopatico sessuale – romanzo per adulti – 1983
La famiglia Limone, commedia – 1983
Gli anemoni di primavera – dramma – 1983
Giocatore d’azzardo – commedia – 1984
Fiordaliso – dramma – 1984
Dizionario di ortografia e pronunzia della lingua italiana – 1989
L’Italia oggi – pronunzia corretta dei Comuni italiani e nomi dei loro abitanti – 2012
Manuale di ortografia e pronunzia della lingua italiana – in due volumi – 2014
I termini tecnico-scientifici derivati da nomi propri – 2014
I nomi comuni derivati da nomi propri – 2015
 
Pubblicazioni dedicate alla BIRRA:
La birra, 2010
Guida alla birra, 2011
Conoscere la birra, 2013
Il mondo della birra, 2016
 
La birra nel mondo, Volume I, A-B – 2016
La birra nel mondo, Volume II, C-K -2018
La birra nel mondo, Volume III, L-Q – 2019
La birra nel mondo, Volume IV, R-T – 2020
 La birra nel mondo, Volume V, U-Z– 2021
Ho collaborato, inoltre, a lungo con le riviste Degusta e Industrie delle Bevande sull’origine e la produzione della birra nel mondo.