Numero 53/2020
2 Gennaio 2021
La particolare storia di Pivovar Radegast, Repubblica Ceca
Tratto da La birra nel mondo, Volume IV, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Radegast
(Pivovar Radegast) Nošovice/Repubblica Ceca
Azienda nella regione della Moravia-Slesia.
Nell’ambito delle fabbriche di birra della Repubblica Ceca, per lo più con ascendenza aristocratica o sorte in base a motivazioni nazionalistiche, ha una storia tutta a sé. Fu infatti voluta, nel 1970, dal regime comunista per rifornire in particolare i mercati della Slovacchia e della Polonia. Il nome è quello del dio della mitologia slava (effigiato peraltro sulle etichette) protettore delle città, dei commercianti, dei viaggiatori, degli stranieri e dell’ospitalità.
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Con i mutamenti politici del 1989 la fabbrica, progettata e costruita secondo criteri moderni, venne a trovarsi in una posizione di assoluto privilegio rispetto a tante altre del Paese, obsolete e di scarsa efficienza. Una volta privatizzata, ebbe il supporto di capitali cechi; ma non richiese stravolgimenti per mettersi al passo con la nuova economia di mercato libero.
Da impresa di dimensioni locali, perfino in una posizione geografica non così favorevole, fece presto a emergere nel panorama brassicolo della Repubblica Ceca.
Nel 1999 si fuse con Plzeňský Prazdroj e Velké Popovice. Nello stesso anno, l’intero gruppo passò nelle mani della SAB, seguendo la sua sorte.
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Radegast Ryze Hořká 12°, czech pilsner di colore giallo dorato un po’ più scuro rispetto ai parametri cechi (g.a. 5,1%). La carbonazione medioalta origina una schiuma bianca ricca, cremosa, abbastanza durevole e di bella allacciatura. L’aroma si esprime non molto intenso, comunque fresco, pulito, persistente, con profumi di malto, lievito, fieno, agrumi, burro, luppolo più terroso ed erbaceo che fruttato. Il corpo, medio-leggero, ha una consistenza piuttosto acquosa. Su solida base di malto, peraltro suffragato da un generoso caramello, il gusto ha un inizio alquanto dolce; una dolcezza, che viene però man mano fagocitata dalle note amare di un luppolo fiorito che finisce per diventare addirittura piccante. E la corsa, più che regolare, si esaurisce così, in piena asciuttezza. Dal retrolfatto, non lungo ma abbastanza vivido, si levano impressioni balsamiche pressoché astringenti.
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Radegast Temnĕ Hořká 12°, polotmavý di colore ambrato scuro (g.a. 5,2%). Con una media effervescenza, la schiuma beige, sottile, densa, cremosa, mostra un’apprezzabile stabilità e solida allacciatura. Con un delicato fondo speziato/erbaceo, l’aroma risulta, a sua volta, un po’ aspro nei suoi sentori di malti scuri, legno, caramello lievemente bruciato, fiori secchi, luppolo succoso, pane nero, frutti di bosco. Il corpo medio presenta una tessitura tendenzialmente oleosa. Il gusto vorrebbe apparire neutro; ma non riesce a dissimulare la sia pur moderata dolcezza derivante da frutta, caramello, vaniglia, tenuta comunque sotto controllo da note terrose e di erbe aromatiche. Il finale si protrae abbastanza nel suo amarore sottilmenre resinoso. Nel retrolfatto si esaltano suggestioni acidule, fumose e tostate.