Numero 15/2025

12 Aprile 2025

Stoudt’s Brewing Company: uno sguardo in Pennsylvania

Stoudt’s Brewing Company: uno sguardo in Pennsylvania

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Tratto da La birra nel mondo, Volume IV, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

Adamstown, Pennsylvania/USA
Adamstown è un borough nella contea di Berks. Qui nacque il primo microbirrificio statunitense progettato e sviluppato da una donna dall’abrogazione del proibizionismo. Il nome è quello dell’omonima famiglia, originaria della Germania, che nel secolo XIX s’insediò a Adamstown.
Era già laureata in educazione alimentare quando, nel 1973, Carol conobbe il futuro marito, Ed Stoudt, proprietario e gestore da 11 anni della Stoudt’s Country Kitchen, specializzata in bistecche di Angus (razza di grandi mucche con il manto nero che seguono una rigida alimentazione biologica vegetariana).
Per la luna di miele, Ed e Carol si portarono in Germania, di cui avevano tanto sentito parlare i genitori. Anche lei, pur appartenente a una famiglia non bevitrice, finì per innamorarsi della birra tedesca.
Fu così che, al rientro dal viaggio di nozze, gli sposini decisero di aprire anche loro un birrificio.
Carol cominciò a viaggiare verso ovest, per imparare il mestiere dai pionieri dell’epoca. Ma il contributo maggiore, lo ricevette da Karl Strauss. E, proprio su suggerimento di quest’ultimo, insieme al marito, ritornò in Germania per visitare la famosa Weihenstephan dalla quale riuscì a ottenere del lievito, che viene tuttora utilizzato.
Nel 1987 nasceva la Stoudt’s Brewery, con ristorante annesso e birreria all’aperto.
La produzione, che verte in particolare su tipologie tedesche, in conformità al Reinheitsgebot, utilizza la tecnica sia di infusione che di cottura del malto. Sono birre artigianali, fresche e autentiche, che poco alla volta hanno invaso il mercato di quasi tutti gli stati americani, collezionando un sacco di medaglie ai vari festival degli Stati Uniti. A eccezione infine della Honey Double Mai Bock, tutte le birre sono vegane.
Stoudt’s Gold Lager, münchner hell di colore dorato chiaro (g.a. 5%); conosciuta anche come Stoudt’s Lager. Fece la sua apparizione già a maggio del 1987, col nome di Dortmunder Export, e venne presto riconosciuta come una delle migliori birre in stile tedesco prodotte in America. Con una media effervescenza, la ricca spuma crema si rivela sottile e spessa, di buona allacciatura e anche discreta durata. L’aroma si apre con freschi e puliti sentori di luppolo speziato e floreale quasi inseguiti da un delicato malto, morbido, succulento, dolciastro. Il corpo medio ha una scorrevolissima consistenza acquosa. Nel gusto, un pieno e piacevole malto viene via via stemperato dalle note di luppolo che si schiudono dal sottofondo per l’intera corsa, concitata ma regolare. Nel finale si fa strada un amarore terroso leggermente acido, con persistenti reminiscenze di pane e frutta, erbe e fiori. Le emergenti sensazioni retrolfattive del rampicante apportano soltanto una ventata di asciuttezza.
Stoudt’s Oktoberfest, märzen/oktoberfest di colore dorato con riflessi tendenti all’arancio (g.a. 5%); conosciuta anche come Stoudt’s Fest. La carbonazione è modesta; la schiuma biancastra, imponente, soffice, cremosa, tenace. L’aroma si libera granuloso e leggermente maltato, con sentori, in secondo piano, di caramello, biscotto, lievito fruttato, miele, pane tostato; e una sfumatura di luppolo resinoso. Il corpo medio ha una consistenza un po’ acquosa. Il gusto è fresco, di una morbidezza quasi burrosa, e scivola con fini note amare di luppolo sulla robusta base caramellata. Il finale sopraggiunge piacevolmente secco; ciononostante, lo sfuggente retrolfatto amaro lascia la bocca un po’ appiccicosa di caramello.

Honey Double Mai Bock, doppelbock di colore ambrato rossastro (g.a. 7%). Unica birra della casa non vegana, viene prodotta con aggiunta del miele di trifoglio e commercializzata, nonostante il nome, tutto l’anno. Con una moderata effervescenza, la schiuma bianchiccia, soffice e cremosa, ostenta buona tenuta e allacciatura. Nell’aroma, complesso e interessante, convivono sentori di malto tostato piccante, miele, cereali, pane, agrumi e, un po’ più nascosti, floreali, erbacei, di luppolo citrico. Il corpo medio tende al pieno, in una consistenza piuttosto oleosa. Il gusto, dopo un attacco dolciastro e granuloso di malto, diventa un po’ acre verso la metà del lungo percorso per poi sfociare in un forte attacco amarognolo del luppolo. Benché abbastanza nascosto, l’alcol non fa mancare il suo apporto in termini di calore; mentre dalle tostature esala una fresca punta di acidità. Il finale, agrodolce secco, sembra voglia inscenare “la quiete dopo la tempesta”; e prelude infatti a un caldo e abboccato retrolfatto ricco di frutta sotto spirito.
Stoudt’s Pils, pilsener di colore dorato pallido (g.a. 5,4%); tra le più riuscite interpretazioni americane della tradizionale pilsner in stile tedesco. La carbonazione è piuttosto alta, ma non eccessiva. La spuma bianca prorompe fine. densa, cremosa, stabile e aderente. Al naso, il luppolo inizia a sprigionarsi con molta delicatezza per intensificarsi, nella sua freschezza e pulizia, lentamente; intanto che dal fondo emergono gradevoli sentori di cereali, agrumi, mollica di pane, fieno, miele, anche qualche sfumatura floreale. Il corpo medio ha una scorrevole consistenza non proprio acquosa. Nel gusto, subito si mette in mostra il notevole equilibrio tra cereale e amaricante, tramite note moderatamente secche e decisamente amare. Benché sopito, nel corto finale si avverte maggiormente l’impatto tra l’asciuttezza del luppolo e la freschezza del malto. In un timido retrolfatto, il nobile Saaz esala ripulenti e dissetanti suggestioni erbacee e speziate.

 

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Antonio Mennella
Info autore

Antonio Mennella

Sono nato il primo gennaio 1943 a Lauro (AV) e oggi risiedo a Livorno.
Laureato in giurisprudenza, sono stato Direttore Tributario delle Dogane di Fortezza, Livorno, Pisa, Prato.
 
La scrittura è sempre stata una delle mie passioni, che è sfociata in numerose pubblicazioni di vario genere, alcune specificatamente dedicate alla birra. Gli articoli riportati sul Giornale della Birra sono tratti da La birra nel mondo, in quattro volumi, edita da Meligrana.

Pubblicazioni: 
Confessioni di un figlio dell’uomo – romanzo – 1975
San Valentino – poemetto classico – 1975
Gea – romanzo – 1980
Il fratello del ministro – commedia – 1980
Don Fabrizio Gerbino – dramma – 1980
Umane inquietudini – poesie classiche e moderne – 1982
Gigi il Testone – romanzo per ragazzi – 1982
Il figlioccio – commedia – 1982
Memoriale di uno psicopatico sessuale – romanzo per adulti – 1983
La famiglia Limone, commedia – 1983
Gli anemoni di primavera – dramma – 1983
Giocatore d’azzardo – commedia – 1984
Fiordaliso – dramma – 1984
Dizionario di ortografia e pronunzia della lingua italiana – 1989
L’Italia oggi – pronunzia corretta dei Comuni italiani e nomi dei loro abitanti – 2012
Manuale di ortografia e pronunzia della lingua italiana – in due volumi – 2014
I termini tecnico-scientifici derivati da nomi propri – 2014
I nomi comuni derivati da nomi propri – 2015
 
Pubblicazioni dedicate alla BIRRA:
La birra, 2010
Guida alla birra, 2011
Conoscere la birra, 2013
Il mondo della birra, 2016
 
La birra nel mondo, Volume I, A-B – 2016
La birra nel mondo, Volume II, C-K -2018
La birra nel mondo, Volume III, L-Q – 2019
La birra nel mondo, Volume IV, R-T – 2020
 La birra nel mondo, Volume V, U-Z– 2021
Ho collaborato, inoltre, a lungo con le riviste Degusta e Industrie delle Bevande sull’origine e la produzione della birra nel mondo.