Numero 30/2024

27 Luglio 2024

The Kernel Brewery

The Kernel Brewery

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Tratto da La birra nel mondo, Volume IV, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

Londra/Inghilterra
L’irlandese Evin O’Riordain aveva trovato lavoro a Londra, come venditore di formaggio al Borough Market per la Neal’s Yard Dairy. Poiché un cliente di Neal’s voleva aprire un analogo business a New York, fu mandato per un paio di mesi a dargli una mano. Fu proprio in quel periodo che conobbe da vicino la Craft Beer Revolution americana, innamorandosene perdutamente.
Rientrato a Londra, cominciò a praticare l’homebrewing, finché decise, insieme a Toby Munn e Chrigl Luthy, di aprire un microbirrificio, prendendo in affitto un piccolo spazio sotto le arcate ferroviarie nel quartiere di Bermondsey, poco lontano da Borough Market e Neal’s Yard Dairy. Nacque così, nel 2010, con un impianto da 6,5 ettolitri, The Kernel Brewery che, in pochi mesi divenne uno dei protagonisti della new wave brassicola inglese.
Nel 2012, per ampliarsi, Evin si spostò un chilometro più a est, sempre lungo la linea ferroviaria. E il nuovo impianto, da 32 ettolitri, consentì anche l’inizio delle esportazioni, ma solo nella misura del 5%. Mentre il 70% è destinato a Londra e il rimanente 25% al Paese. Per Ervin la birra è un prodotto locale, da consumarsi quindi fresco.
Nel 2019 il birrificio fu ribattezzato The Beer Mile. La taproom invece, divenuta ingestibile, continuò a rimanere aperta il sabato mattina, ma solo per l’acquisto da asporto.
Mentre per le birre chiare Evin si ispira all’America, per quelle scure preferisce la tradizione locale. È comunque vastissima la produzione, anche se la maggior parte sono variazioni della stessa birra con cambiamenti riguardanti di solito i luppoli utilizzati. Le birre infatti non hanno un nome, ma specificano solamente la categoria stilistica e i luppoli usati.
In ogni modo, vanno riconosciute al birrificio l’altissima costanza produttiva e una freschezza impeccabile.
The Kernel Pale Ale Ahtanum Cascade Citra, american pale ale di colore oro antico e dall’aspetto lievemente velato (g.a. 5,1%); condizionata in bottiglia. La carbonazione è quasi piana; la schiuma bianca, sottile, non così ricca, ma cremosa e abbastanza aderente. L’olfatto si propone forte e raffinato, insieme, con malto, caramello, fieno, frutta tropicale fresca, biscotti, tostature, in primo piano e a contrastare, pino, erbe, scorza di agrumi, luppolo floreale. Il corpo leggero ha perfino una buona consistenza acquosa. Anche nel gusto l’intensità non si fa attendere: su solida base di pane, biscotto, caramello, si snodano note agrumate e tropicali che pian piano sfociano in un deciso amarore, erbaceo e resinoso. Nella sua secchezza ripulente, il finale aggiunge qualche tonalità piccante. Il retrolfatto non si protrae più di tanto, con amaricanti sensazioni di scorza d’agrumi.

The Kernel India Pale Ale Citra Ahtanum Galaxy, india pale ale di colore intermedio tra l’arancio e il rame e dall’aspetto opalescente (g.a. 7,3%). Utilizza i luppoli americani Citra e Ahtanum, nonché l’australiano Galaxy. La carbonazione è appena accennata; la schiuma ocra, abbastanza ridotta, comunque sottile, cremosa, tenace. L’aroma si libera intenso, e particolarmente fruttato; ma non mancano, anzi, sentori floreali, citrici, minerali, lievemente speziati. Il corpo medio ha una consistenza quasi cremosa, e anche un po’ grassa. Nel gusto, l’inizio è di un deciso e fragrante malto biscotto; la parte centrale, tutta di una succosa frutta tropicale; arriva poi l’ondata amara a sommergere l’ultimo tratto del lungo, concitato, percorso. Con la sua secchezza ai limiti dell’astringenza, il finale pulisce compiutamente il palato, preparandolo a ricevere le suggestioni vegetali e di scorza di pompelmo del lungo retrolfatto.
The Kernel India Pale Ale Black, black IPA di colore nero ebano con riflessi rubino e dall’aspetto impenetrabile (g.a. 6,8%). La carbonazione è moderata; la schiuma nocciola, sottile, compatta, cremosa, tenace. L’aroma si esprime con pulizia ed eleganza, tramite freschi e aspri sentori di resina e aghi di pino che creano un’atmosfera quasi balsamica; non manca qualche indizio terroso e di scorza di pompelmo, più in là e con il riscladamento del liquido, una lieve quanto intrigante sfumatura di caffè amaro. Il corpo medio ha una consistenza decisamente oleosa. Anche nel gusto la componente amara della resina e degli aghi di pino si fa la parte del leone, dall’inizio alla fine del lungo percorso; e, solo dal sottofondo, esala qualche nota di caramello e di agrumi, a tenere in piedi un equilibrio decente. Nel finale si mescolano impressioni terrose, di tostature e, molto più labili, di cioccolato fondente. Ma sono le tostature a mettersi particolarmente in mostra nella dicreta persistenza del retrolfatto.
The Kernel Table Beer, session IPA di colore dorato e dall’aspetto velato (g.a. 3%). Aromatizzata con Chinook e Mosaic, è la birra più venduta della casa, ovvero quella “da tutti i giorni”, vuoi per il basso contenuto alcolico vuoi per la grande bevibilità. Il nome invece è quello in uso nel secolo XVIII, allorquando le table beers indicavano le versioni poco alcoliche delle diffusissime porter (strong beers). Nome che, verso la fine del secolo XIX, cominciò a essere oscurato dal successo delle dinner ales e delle light bitters, fino a scomparire del tutto dopo la prima guerra mondiale con la riduzione alcolica, per motivi contingenti, di tutte le birre. La carbonazione è abbastanza leggera; la schiuma bianca, non così fine, ma soffice e compatta, crmosa e sufficientemente stabile. L’aroma si libera fresco, intenso, giocato su toni agrumati ed erbacei, con un ricco sottofondo di succosa frutta tropicale. Il corpo sottile si avvale anche di una spiccata consistenza acquosa. Ottimo, nel gusto, il bilanciamento tra la componente maltata e quella luppolizzata, con il risultato di un delizioso sapore amaro che, a ogni sorso, ne attira un altro. Il finale, discretamente secco e ripulente, risulta il trampolino di lancio per le corte ma delicate, appaganti, sensazioni retrolfattive vegetali e resinose.
The Kernel Export India Porter, porter di colore marrone molto scuro, quasi nero, e dall’aspetto opaco (g.a. 5,7%); prodotta quasi regolarmente. La ricetta è quella della Barclay Perkins del 1855, rielaborata con una generosa luppolizzazione all’americana (Cascade e Columbus). La carbonazione è un po’ più sostenuta per la tipologia; la schiuma beige, voluminosa, fine, cremosa e di buona tenuta. L’aroma si apre pulito, complesso, elegante, con caffè, malto tostato, fave di cacao, noci, biscotti, cioccolato fondente, e, dal sottofondo, sentori pungenti, vegetali, di luppolo erbaceo, scorza di pompelmo, aghi di pino. Il corpo medio tende al leggero, in una consistenza opportunamente acquosa. Il gusto propone subito caffè, malto torrefatto, polvere di cacao; seguono note di agrumi e di pompelmo, con qualche accenno di frutta tropicale; poi arriva l’ondata secca e amara di un luppolo terroso. Il finale s’intestardisce in suggestioni ruvide di cicoria e radice, con qualche spunto di liquirizia. Nella sua lunga persistenza, il retrolfatto riesce a esprimersi mirabilmente con un mix armonico di caffè, tostature, cioccolato fondente, scorza di pompelmo.
The Kernel Export Stout London 1890, foreign extra stout di colore nero ebano e dall’aspetto opaco (g.a. 7.2%). La ricetta, risalente al 1890, è quella della Truman Brewery di Londra, nata nel 1666, rilevata nel 1971 dalla Grand Metropolitan e chiusa nel 1989. Con una scarsa effervescenza, la schiuma nocciola fuoriesce ricca e minuta, compatta e cremosa, nonché di buona ritenzione e allacciatura. L’elevata intensità olfattiva si esprime con pulizia ed eleganza: malti tostati, caffè in grani, mirtilli, cioccolato nero, frutta scura secca, fave di cacao, liquirizia; in primo piano e più in secondo, cenere, erbe, tabacco, legno bruciato. Il corpo medio ha una ben distinta tessitura oleosa. Anche il gusto rivela una notevole ricchezza, morbida, intensa, pulita: caffè, e la sua acidità; tostature, e il loro amarore; note vegetali e luppolo alle erbe; vaniglia e cioccolato; pelle e catrame; fumo e uva passa; mentre il calore etilico si fa sentire con discrezione, nelle vesti del rum scuro dalle dominanti note caramellate. Il finale apporta tanta freschezza nella sua consistenza asciutta. Non intende mostrarsi da meno il retrolfatto, con lunghe suggestioni legnose venate di caffè, cioccolato fondente, erbe amaricanti.

 

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Antonio Mennella
Info autore

Antonio Mennella

Sono nato il primo gennaio 1943 a Lauro (AV) e oggi risiedo a Livorno.
Laureato in giurisprudenza, sono stato Direttore Tributario delle Dogane di Fortezza, Livorno, Pisa, Prato.
 
La scrittura è sempre stata una delle mie passioni, che è sfociata in numerose pubblicazioni di vario genere, alcune specificatamente dedicate alla birra. Gli articoli riportati sul Giornale della Birra sono tratti da La birra nel mondo, in quattro volumi, edita da Meligrana.

Pubblicazioni: 
Confessioni di un figlio dell’uomo – romanzo – 1975
San Valentino – poemetto classico – 1975
Gea – romanzo – 1980
Il fratello del ministro – commedia – 1980
Don Fabrizio Gerbino – dramma – 1980
Umane inquietudini – poesie classiche e moderne – 1982
Gigi il Testone – romanzo per ragazzi – 1982
Il figlioccio – commedia – 1982
Memoriale di uno psicopatico sessuale – romanzo per adulti – 1983
La famiglia Limone, commedia – 1983
Gli anemoni di primavera – dramma – 1983
Giocatore d’azzardo – commedia – 1984
Fiordaliso – dramma – 1984
Dizionario di ortografia e pronunzia della lingua italiana – 1989
L’Italia oggi – pronunzia corretta dei Comuni italiani e nomi dei loro abitanti – 2012
Manuale di ortografia e pronunzia della lingua italiana – in due volumi – 2014
I termini tecnico-scientifici derivati da nomi propri – 2014
I nomi comuni derivati da nomi propri – 2015
 
Pubblicazioni dedicate alla BIRRA:
La birra, 2010
Guida alla birra, 2011
Conoscere la birra, 2013
Il mondo della birra, 2016
 
La birra nel mondo, Volume I, A-B – 2016
La birra nel mondo, Volume II, C-K -2018
La birra nel mondo, Volume III, L-Q – 2019
La birra nel mondo, Volume IV, R-T – 2020
 La birra nel mondo, Volume V, U-Z– 2021
Ho collaborato, inoltre, a lungo con le riviste Degusta e Industrie delle Bevande sull’origine e la produzione della birra nel mondo.