Numero 15/2024
13 Aprile 2024
Tomintoul Brewery
Tratto da La birra nel mondo, Volume IV, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Tomintoul/Scozia
Andrew Neame, appartenente a una famiglia di birrai inglesi del Kent, nel 1993 trasformò in birrificio, con un impianto da 20 barili, un mulino ad acqua d’inizio Settecento, a mezzo miglio da Tomintoul, una località nell’area di consiglio del Moray.
Per problemi finanziari, nel 2000 la Tomintoul fu rilevata dalla Aviemore Brewery, con sede a Aviemore appunto, nelle Highlans della Scozia, all’interno del Parco Nazionale di Cairngorm. L’anno successivo, dalla fusione dei due birrifici, nacque la Cairngorm Brewery. Dopo poco, l’impianto dell’ex Tomintoul venne chiuso e la sua produzione trasferita a Aviemore. Mentre le ex birre Tomintoul rimaste in produzione passarono sotto il marchio Cairngorm.
Oltre a birre disponibili tutto l’anno, in botte e in bottiglia, l’azienda ne produce anche delle stagionali solo in botte.
Cairngorm Stag, ordinary/best bitter ale di colore ambra intenso con riflessi mogano e dall’aspetto lievemente velato (g.a. 4,1%). Con una moderata effervescenza, la schiuma beige, non così abbondante, ma fine e cremosa, mostra solidità e buona tenuta. Nocciola, malto e pane tostati, caramello, frutti di bosco, yogurt, fragola, legno carbonizzato, terra, cuoio, con sottofondo di un discreto luppolo speziato, allestiscono un ricco bouquet olfattivo, morbido e gradevole. Il corpo, medio-leggero, ha una trama oleosa e un po’ appiccicosa. Il gusto presenta una netta consistenza di malto, pulita e amabile, che l’amarore del luppolo si limita a controllare per tenere in piedi un buon equilibrio, senza cioè strafare o abbassare la guardia. Da annotare che in precedenza l’amaricante si manifestava in maniera piuttosto invadente; ma nel tempo si ricorse ai rimedi, soprattutto perché i consumatori vi riscontravano un carattere eccessivamente “inglese”. Sicché oggi il cereale può esprimersi in tutta la sua pienezza, peraltro enfatizzato dall’estrema dolcezza dell’acqua. Già, l’acqua. Filtrata attraverso le fessure del granito, arriva all’impianto del birrificio tramite una landa in cui può addirittura prendere sentori di torba. Le note amare emergono però nette nel finale, e lasciano al retrolfatto il compito del commiato, con tutta la freschezza del luppolo in fiore.
Cairngorm Nessie’s Monster Mash, ordinary/best bitter ale di colore ambra rossastro e dall’aspetto nebuloso (g.a. 4,4%, in botte 4,1%). La versione in bottiglia è pastorizzata. Il nome fa riferimento al leggendario mostro del Loch Ness, peraltro raffigurato in etichetta. La carbonazione è leggera e moderata; la schiuma beige chiaro, non così copiosa, però fitta, cremosa, stabile. L’olfatto si apre ricco, complesso, elegante, con profumi di luppolo erbaceo, floreale e speziato che alitano in perfetta armonia con caramello, uva passa, foglie di tè, lievito, marmellata d’arancia; mentre dal sottofondo si levano croccanti sentori di malto tostato, fumo, noci, toast, pane di segale. Il corpo medio ha una consistenza liscia e scorrevole, ma non proprio acquosa. Il gusto defluisce soffice, caldo e cremoso: un maltato dalle sottili note di rum e cioccoolata ben bilanciate da una secchezza con sfumature di nocciola altrettanto leggere. La secchezza prosegue nel finale, moderatamente amaro, erbaceo e lievemente resinoso. Piuttosto torbose si rivelano invece le suggestioni della corta persistenza retrolfattiva.
Loch Ness Brewing Company/Drumnadrochit
A mezzo miglio dal villaggio di Drumnadrochit, a pochi passi dalle rive del Loch Ness (nelle cui acque profonde, secondo la leggenda, vive il celebre mostro, Nessie), da più di 300 anni, nell’ex Church Manse (“residenza del ministro”), ha sede il Benleva Hotel. Nel 2011 i proprietari, i fratelli Allan e Stephen Crossland, aggiunsero una piccola pianta da due barili al pub dell’hotel per cominciare a produrre le loro birre artigianali.
Dopo essersi, nel 2013, staccata dal Benleva Hotel per potersi ampliare, nel 2016 la Loch Ness Brewing Company entrò in liquidazione. Nello stesso anno, in partnership con The Cobbs Group, la Cairngorm Brewery acquistò il marchio Loch Ness garantendone così la continuazione come birra artigianale prodotta nelle Highlands scozzesi e sviluppandone un’ampia gamma di tipologie.
Loch Ness Loch Ness, brown ale di colore marrone scuro con intensi riflessi rossastri (g.a. 5,1%). Utilizza malto di frumento, amber e chocolate. Con una carbonazione abbastanza contenuta, la schiuma beige fuoriesce ampia, sottile, pannosa, molto persistente. Al naso emerge subito il malto tostato che si porta dietro sentori vinosi e aspri di frutti di bosco; intanto che, dal sottofondo, alita la delicata speziatura dei lieviti. Il corpo medio tende al leggero, in una consistenza parecchio acquosa. Sapori di malto, cioccolato, avena, caramella mou, fragola, mirtillo, si integrano armonicamente nell’allestimento di un gusto che, dopo l’inizio abboccato, volge lentamente in note speziate, amare, acide. La secchezza del finale non arriva ad asciugare completamente il palato per l’intrusione di una buona dolcezza etilica. Il retrolfatto vorrebbe esplodere in tutto il suo potenziale amaro, ma riesce a farlo solo in parte, e timidamente.