Numero 16/2022
23 Aprile 2022
Verdant Brewing Co.: il Birrificio della Cornovaglia!
Tratto da La birra nel mondo, Volume V, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Falmouth/Inghilterra
Birrificio della Cornovaglia, tra i più chiacchierati e di moda in Inghilterra.
Fu una vacanza in Nuova Zelanda, nel 2010, a far innamorare della birra artigianale James Heffron, che non tardò a coinvolgere l’amico Adam Robertson.
Quattro anni di homebrewing, ed ecco entrare in funzione un impianto da 200 litri all’interno di un container.
Nel 2015 il trasloco in locali decenti, con l’aumento della produzione a 12 fusti la settimana, portò a un successo tale che i due soci furono costretti a lasciare il proprio lavoro extra.
L’anno dopo, oltre all’aiuto di Richard White, arrivarono i fondi di parenti e amici ai quali venne offerta una quota societaria. Di conseguenza, il definitivo trasferimento nella zona industriale di Tregoniggie, a Falmouth, con l’installazione di un impianto da 1,6 ettolitri (dalla capacità di 4800 litri a settimana) e una linea per la messa in lattina. Seguì una campagna di crowdfunding per finanziare l’apertura di un Seafood Bar & Tap Room nel centro di Falmouth.
Nel 2017, Verdant, considerato il “miglior nuovo birrificio inglese del 2016”, riceveva, da HonestBrew (il principale rivenditore di birra artigianale online del Regno Unito), un finanziamento di 26 mila sterline da scontare in natura; mentre, con tale denaro, la capacità produttiva veniva portata a 8 mila litri la settimana.
La seconda campagna di crowfunding infine del 2018 consentì la realizzazione di un nuovo sito produttivo (con potenziale di 15 mila ettolitri annui) e taproom.
La produzione, che oggi annovera ben 126 birre, verte principalmente su american pale ale, india pale ale e double/imperial IPA.
Verdant Mary Lou, american pale ale di colore arancione scuro e dall’aspetto intorbidito (g.a. 5,2%). Vide la luce nel 2017, dedicata a LuAnne Henderson, che ispirò all’amico Jack Kerouac il personaggio di Marylou nel suo romanzo autobiografico On the road (“Sulla strada”). Utilizza quattro tipi di malto, altrettante varietà di luppolo, avena, fiocchi di frumento e destrosio. Con una media effervescenza, la schiuma bianca sbocca enorme, pannosa, non così regolare, ma stabile e aderenre. L’olfatto si esprime di gradevole finezza, nella sua intensità abbastanza elevata: malto e lievito speziato, arancia e uva spina, frutta tropicale e pompelmo, aghi di pino e fiori freschi di luppolo. Il corpo medio è di consistenza oleosa. Il gusto è morbido, appena intiepidito dall’alcol, mediamente dolce di malto e frutta tropicale, moderatamente amaro di resina e luppolo in fiore, e con uno sfuggente tocco minerale. Un bel finale, lungo e amaro, si perde tra le sensazioni secche e piccanti di curaçao.
Per le seguenti due proposte, prodotte regolarmente quasi tutto l’anno, il birrificio dichiara di essersi ispirato sia alla West Coast statunitense che al New England.
Verdant Light Bulb, american pale ale di colore arancio pallido e dall’aspetto nebuloso (g.a. 4,5%); una session beer che utilizza l’avena. Con una carbonazione abbastanza spinta, la schiuma bianca e cremosa risulta un po’ irregolare e priva di allacciatura, ma di pregevole durata. Benché non intenso, l’aroma sa farsi apprezzare per la freschezza e la pulizia dei suoi profumi di luppolo, erbacei, floreali e agrumati, che lasciano ampio spazio alla frrutta tropicale, alla vaniglia, al malto caramellato. Il corpo appare un po’ magro, in una consistenza tra oleosa e acquosa. Crosta di pane bianco, cracker e biscotto, da una parte e dall’altra, ananas, pesca e mandarino, allestiscono una solida base sulla quale possano scorrere armonicamente note succose, piccanti e amare, di erba cipollina e luppolo terroso. Un lungo finale di arancia, pino e ananas sconfina nel territorio retrolfattivo dalle sensazioni umide e resinose.
Verdant Pulp !, double/imperial IPA di colore dorato cupo e dall’aspetto opalescente (g.a. 8%). Utilizza frumento maltato, farina di avena e destrosio. Con una morbidissima effervescenza, la schiuma biancastra, fine e cremosa, ostenta buona durata e sufficiente allacciatura. L’aroma si esalta per intensità e pulizia: frutta secca e tropicale (in particolare, mango, ananas, frutto della passione), malto pallido e caramello tostato, agrumi (limone, arancia, mandarino, pompelmo) e luppolo floreale, tengono a bada gli scalpitanti sentori di cipolla, aneto ed erba cipollina che esalano dal sottofondo. Il corpo medio ha una consistenza leggermente cremosa. Il percorso gustativo è lungo e concitato, segnato da un’ottima luppolizzazione, insufflata di una lieve erba cipollina e con accento agrumato; mentre a contrasto emergono sonnolente note di malto caramellato, crosta di pane e gomma da masticare. L’alcol adempie al proprio dovere con estrema delicatezza riscaldante. Un finale amaro, secco e fresco, introduce le lunghe sensazioni retrolfattive a malapena fruttate ma soprattutto resinose e vegetali.
E adesso passiamo a due NEIPA. La NEIPA (acronimo di New England IPA), apparsa negli Stati Uniti intorno al 2011, è praticamente un’american IPA (sottostile della famiglia delle IPA), con decisa fragranza e sapidità di luppolo, che elargisce toni di frutta tropicale. Dall’aspetto opalescente per il pesante dry hopping, presenta un corpo più pieno, un gusto più morbido e un amaro meno deciso rispetto alla tipica IPA.
Verdant Neal Gets Things Done, NEIPA di colore giallo succoso e dall’aspetto nebuloso (g.a. 6,5%); con utilizzo dei luppoli Simcoe, Citra, Mosaic e Nelson Sauvin. L’effervescenza è media; la schiuma bianca emerge non così abbondante, ma compatta, pannosa, di buona tenuta. L’aroma si rivela una vera e propria esplosione di profumi amari, freschi, puliti, persistenti: buccia di lime e di pompelmo, resina, terra umida, aghi di pino, luppolo agrumato; solo dal sottofondo arriva un po’ di dolcezza, grazie alla frutta tropicale, al malto, alla marmellata d’arancia, a un caramello appiccicoso. Il corpo medio si presenta in una tessitura piuttosto cremosa. Il gusto, morbido e delicato, s’ispira, prima, alla frutta tropicale e, poi, all’asprezza degli agrumi; per avviarsi al traguardo tra note amare di resina. Nel finale, l’amarore si dilegua in una ruvida secchezza. Le impressioni che esalano dalla discreta persistenza del retrolfatto hanno tutta la freschezza della frutta appena colta.
Verdant Unique Damage, double NEIPA di colore oro pallido e dall’aspetto torbido (g.a. 8%). Viene prodotta con due tipi di malto, quattro varietà di luppolo, avena, frumento anche in fiocchi e destrosio. Nacque, nel 2019, per il festival Hop City di Leeds. La carbonazione si mantiene nella media; la schiuma bianca, generosa e minuta, ostenta tenuta e aderenza nella sua consistenza compatta e cremosa. L’aroma non è certo esplosivo, ma sa farsi apprezzare per freschezza e pulizia: malto e avena, frutta tropicale e pompelmo, arancia e mandarino, lievito e gomma da masticare, davanti e dietro, resina, aghi di pino, luppolo leggermente piccante. Il corpo medio ha la tipica trama a chiazza di petrolio. Al calore di un etanolo che sa perfettamente quando pigiare sull’acceleratore e quando allentare la morsa, il gusto si snoda con sufficiente corrispondenza allo spirare degli elementi olfattivi, regalando, in esemplare armonia, generose note amare (resinose e vegetali), amabili (di amlto e frutta tropicale), aspre (scorza di pompelmo), speziate (succoso luppolo erbaceo). In buona secchezza, il finale concentra il proprio apporto amaricante in agrumi, resina, erbe aromatiche e umido luppolo floreale. Un’elegante dolcezza tropicale, con qualche intermittente tocco piccante, ritorna nella lunga e calda persistenza retrolfattiva per consacrare il livello elevato della bevuta.