Numero 02/2022
15 Gennaio 2022
Zagrebačka Pivovara: primo birrificio industriale della Croazia
Tratto da La birra nel mondo, Volume V, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Zagabria/Croazia
Il primo birrificio industriale del Paese fu fondato, sotto forma di società per azioni, nel 1892, a fronte del fabbisogno di una città in continua crescita e sviluppo. I principali promotori dell’iniziativa furono il conte Gustav Pongratz e il barone Petar Dragutin Turković. La progettazione della fabbrica fu affidata invece all’architetto Kuno Waidmann.
Il 12 luglio 1893 avvenne l’inaugurazione di un mirabolante (per l’epoca) birrificio: sistema di raffreddamento Habermann, una macchina a dinamo da 110 volt, due caldaie con un volume di 64 litri cubi e, in particolare, l’illuminazione elettrica, 15 anni prima che venisse introdotta in città.
Poi, nel 2012, la Zagrebačka Pivovara finì all’interno della Molson Coors Europe.
Oggi, è il più grande produttore di birra in Croazia, con oltre 1 milione 700 mila ettolitri annui e una quota di mercato del 44%.
Ožujsko Pivo, lager di colore giallo paglierino tenue (g.a. 5%, 5,2% fin a inizio 2010); marchio leader in Croazia dal 1893. Ožujsko (“birra di marzo”) intende ricordare che, prima dell’introduzione del raffreddamento industriale, marzo era il mese migliore per la produzione brassicola. Con una media frizzantezza, la schiuma bianca si riversa alta, non così fine, spessa, cremosa, di buona tenuta e allacciatura. L’aroma rievoca il malto, il grano, il pane appena sfornato, la buccia di mais, il lievito; con un sottofondo di agrumi, fieno, erbe, luppolo floreale, anche qualche spunto metallico. Il corpo medio tende al leggero, in una consistenza peraltro abbastanza acquosa. Anche il gusto sa di grano, fieno, pane, con qualche nota di mosto e di mela, e si snoda moderatamente dolce, tenuto sotto rigido controllo dalla secchezza amaricante dell’ottima luppolizzazione e da una lieve acidità. Nella brevità del finale trovano il tempo e la maniera di affiorare indizi erbacei e metallici. Non certo più lungo, il retrolfatto floreale esala languide impressioni amarognole.
Tomislav Crno Pivo, baltic porter di colore marrone nerastro con riflessi rossi (g.a. 7,3%); la birra più forte e la dunkel più venduta nel Paese. La carbonazione è moderata; la schiuma, marone chiaro, di medie dimensioni, spessa, cremosa, di sufficiente tenuta e allacciatura. All’olfatto si mette subito in evidenza la frutta secca, principalmente prugne; seguono, a breve distanza, sentori di malto tostato, zucchero di canna fuso, melassa, caramello, pane nero, caffè, legno bruciato, toast, cioccolato al latte: il tutto a un tepore liquoroso che, non appena la birra si riscalda, rammenta la tequila. Il corpo medio ha una consistenza tra sciropposa e oleosa. Nel gusto si esalta invece particolarmente il caffè, che accetta ben volentieri il supporto di malti scuri, zucchero bruciato, uva passa, datteri, cioccolato fondente, per fronteggiare le note amare di un protervo luppolo terroso; mentre il compito di apportare il debito calore spetta al rum e alla tequila, alle tostature una lieve acidità. Il finale sa tanto di sciroppo amarognolo. Nell’articolata ricchezza retrolfattiva si distinguono abbastanza sensazioni di caffè espresso, cioccolato amaro, malto tostato.
Ožujsko Rezano, dunkel di colore marrone con una tonalità dorata (g.a. 5,9%); ottenuta miscelando il 60% di Ožujsko Pivo e il 40% di Tomislav Pivo. La carbonazione è piuttosto bassa; la schiuma beige, di medie dimensioni, sottile, cremosa, sufficientemente stabile e aderente. Nel bouquet olfattivo si mette subito in evidenza un acre odore di zucchero bruciato, seguito a ruota da un miscuglio non così definito di malto e crosta di pane tostati, erbe, frutta, caramello, toast, noci, lievito, uva passa, vaniglia, luppolo legnoso. Il corpo, da leggero a medio, ha una consistenza acquosa con lieve tendenza all’oleosa. Il gusto attacca con la morbida dolcezza del caramello e dello zucchero di canna, vira quindi verso un croccante malto blandamente tostato che si perde in un moderato amaro dall’accento, prima, piccante, poi, acido. Malto caramellato e pane, con uno sfuggente tocco di luppolo terroso, segnano il corto finale asciutto. Dal retrolfatto si levano invece sensazioni erbacee di un piacevole amarognolo.