Numero 01/2022
8 Gennaio 2022
Zambian Breweries
Tratto da La birra nel mondo, Volume V, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Lusaka/Repubblica dello Zambia
Nacque nel 1963 come Northern Breweries Limited, società privata formata da South African Breweries (80%) e Labat Brewing Company (20%). Diventò Zambian Brewerries Plc con la nazionalizzazione del 1968.
La sua espansione cominciò con la privatizzazione del 1994 e, al 2016, si presentava nella seguente situazione. Produceva e commercializzava una vasta gamma di birre chiare e bevande analcoliche. Aveva il monopolio virtuale della birra chiara in Zambia, con marchi popolari sudafricani come Castle Lager, Castle Milk Stout, Castle Lite, Redd’s, Carling Black Label, Ohlsson’s Lager, Eagle Lager, Mosi Lager, Rhino Lager. Produceva anche marchi locali forti per soddisfare i gusti locali. A sua volta, la divisione Soft Drinks produceva noti marchi internazionali, tra cui Coca-Cola, Sprite, Fanta e Schweppes. La società possedeva poi due birrifici e tre impianti di imbottigliamento in Zambia.
Le cose, ovviamente, cominciarono a cambiare nel 2016, quando la SABMiller fu rilevata da Anheuser-Busch InBev che deteneva anche la Labatt, acquisita nel 1995 da Interbrew. Dopo la vendita dell’attività delle bevande analcoliche, anche quella birraria, nel 2018, passò a Delta Corporation di Harare, nello Zimbabwe.
Mosi Lager, lager di colore dorato molto pallido (g.a. 4%). La birra più consumata nello Zambia, porta il nome indigeno di Victoria Falls (Mosi Oa Tunya). Con una media effervescenza, la schiuma bianca sbocca abbastanza ridotta, soffice, cremosa, non così stabile e tanto meno aderente. L’aroma si apre abbastanza tenue ma persistente, a base di malto, cereali, erba bagnata, verdure, paglia, cartone, fieno, luppolo polveroso. La consistenza molto acquosa è il pendant del corpo sottile. Il gusto, lievemente dolce e granuloso, senz’altro rinfrescante, è un mix di mais, zucchero, malto, caramello, erba, lievito, pane, mele rosse, luppolo floreale. Gusto che, dopo un inizio acquoso, lascia il posto a una certa asprezza piuttosto astringente in cui l’amaro è adeguatamente sostituito da un’opportuna acidità. Il finale risulta corto, secco ed erbaceo. Un certo amarore dall’accento metallico, compare nello sfuggente retrolfatto.