16 Marzo 2015

DOKI E LA BEVANDA DEGLI DEI: ottavo capitolo

DOKI E LA BEVANDA DEGLI DEI: ottavo capitolo

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I fichi che Doki stava mangiando erano dolcissimi, maturi e squisiti.
Alcuni erano addirittura spaccati, troppo gonfi di nettarino succo per non aprirsi quando ancora erano sulla pianta.
C’era in tutto il regno qualcosa di più divino?
Solo una, secondo Doki: la fanciulla che giaceva sul suo petto e che, con il dito indice della mano sinistra, tracciava sul corpo del ragazzo i geroglifici che significavano “Ti amo”.
I segni si trasformarono in parole:
«Ti amo, Doki».
«Ti amo anche io».
La risposta dell’ex agricoltore era distante, quasi data per semplice educazione.
«Che cos’hai?»
«Niente, piccola. Non ti preocupare».
«Sei…  Sei sicuro?»
«Certo, perché me lo chiedi?»
«Perché è un po’ di tempo che… che sembri distante. Cosa ti succede? Sono trascorsi sei mesi da quel giorno nel laghetto di Abu. E sono almeno cinque settimane che… che sei distratto. Ci vediamo poco e… e quando facciamo l’amore… sembra quasi che io non ti interessi più».
«Ma cosa stai dicendo? Io ti voglio e ti vorrò sempre!»
«E allora che cosa c’è che non va? Parlami! I tuoi problemi sono i miei!»
Doki la scostò da sé e si alzò in piedi, nudo in tutto lo splendore della giovinezza.
Lei, sorpresa da quel gesto, tirò il lenzuolo fino alla bocca, quasi per proteggersi.
«Vuoi sapere che cosa non va?»
«C-certo! Sono qui per questo.»
«Tutto».
«T-tutto?»
Meryt-Ra stava per piangere, questo Doki lo sapeva.
Ma ormai era in ballo, quindi doveva ballare.
Quel giorno sarebbe andato fino in fondo.
«Sì».
Il ragazzo fece una pausa e si umettò le labbra con la lingua.
«Sono passati sei mesi da quando è cominciato il viaggio in tutte le città del nuovo Regno di tuo padre. Sei mesi. Siamo a metà del nostro viaggio. La costruzione della nuova capitale del regno procede spedita e senza intoppi. Ed anche il nostro viaggio va di pari passo».
«Gli Dèi ci sono favorevoli. Non dovremmo gioirne, anziché lagnarci?»
«Tu, ne puoi gioire. Tuo padre ne può gioire. Tutto il regno ne può gioire».
«E quindi?»
«Io no!» la voce del giovane si era fatta tesa, ed il tono più alto.
«Come no? Perché?»
«Perché la mia ricetta, quella per la bevanda degli Dei, è ad un punto morto da quando eravamo ad Abu! Non ho fatto progressi! Nessun passo avanti! E la festa durante la quale tuo padre vuole offrire al popolo questo nettare divino sarà tra sei mesi. Siamo a metà strada! Tutto è a metà strada. Io sono molto più indietro! E non ho idea di come fare a recuperare questo distacco!»
«E credi che sia colpa mia?»
«No, ma…»
«Credi che io ti distraga troppo da questo tuo compito? E così vuoi lasciarmi? Oppure tra le varie cortigiane ci sono donne migliori di me? Qualcuna ti ha già sedotto? Sei stato con qualcuna di loro?»
«No!»
«Sicuro?»
«Certo!»
«Allora non hai un’altra?»
«No, no e NO! Io amo solo te! Non vorrei nessun’altra! Mai!»
«Non… VORRSTI?»
«Già!»
«Per gli Dei, che cosa significa “Non VORRESTI”? Una persona non vorrebbe morire, non vorrebbe soffrire, non: “Non VORREI un’altra donna”! Una persona o si vuole, o NON si vuole! Non capiti casualmente tra le cosce di un’altra donna se non lo vuoi! Non inciampi casualmente tra i seni di un’altra se non vuoi!»
«Cosa? Ma che stai dicendo?»
«Che tu non vorresti un’altra donna, ma che adesso mi abbandonerai per finire tra le braccia di un’altra! Questo voglio dire! Oppure che mi hai già tradito! Non lo so, non loso!»
Meryt-Ra scoppiò a piangere.
Non era la principessa d’Egitto, in quel momento. Era solo una ragazzina spaventata all’idea di perdere il suo primo, grande amore. Colui al quale aveva donato sé stessa, il suo spirito e la sua anima.
La sua Virtù.
«Calmati, ora».
«No! Va via! Lasciami sola!»
«Piccola mia, io…»
«Sei solo un egoista! Mi hai soggiogata ed ora, che ti stai annoiando di me, mi butti via come un vecchio giocattolo usato! Vuoi poterti vantare con i tuoi amici, quando torneremo a Men-nefer, di aver fatto l’amore con la principessa e con chissà quante altre nobili dame? Fai pure! Non dirò nulla a mio padre! Potrei farti condannare a morte in un battito di ciglia, ma ti amo e non lo farò! Cerca la tua felicità; ma lasciami sola, ora!»
«Amore mio…»
«Vai via! ORA! NON TI VOGLIO PIU’ VEDERE! ESCI DALLA MIA VITA!»
Le lacrime rigavano copiose il divino volto di lei; bellissima come non mai, in quel triste frangente.
Doki le si avvicinò, il passo deciso.
Lei lo respinse. Lo spinse via ma, non riuscendo a contrastare il fisico massiccio del giovane, lo colpì con i pugni sul torace.
Poco più che carezze per l’atletico giovane.
Lui, di tutta risposta, le afferrò i polsi e con uno strattone deciso la tirò su dal letto, pochi centimetri tra gli occhi marroni di lui e quelli di smeraldo di lei.
I respiri uniti, il calore del fiato di lui sulle gote sue.
Doki la costrinse a sdraiarsi a pancia in su sul letto, il suo corpo su di lei.
La guardò intensamente, lo sguardo fisso in quello di lei.
Senza dire un’altra, superflua, parola, doki appoggiò le labbra a quelle carnose e sensuali di lei.
Le lacrime continuavano a scorrere sulle guance della principessa, gli occhi chiusi per assaporare quel momento.
«Io amo ed amerò sempre e solo te, Meryt-Ra».
«E allora… perché questo discorso? Cosa c’è che non va?»
«Io sono solamente un agricoltore. Nulla di più. Tu sei la principessa d’Egitto».
«Credi che mi importi qualcosa di ciò?»
«A te nulla. A tuo padre…»
«Mio padre mi ama e…»
«E non donerà mai la tua mano ad uno straccione come me. È per questo che il nostro amore non è destinato a durare.»
«Tu sei l’eroe della battaglia di Men-nefer. Sei quanto di più nobile ci sia a questo mondo.»
«Sappiamo tutti e due che questa nomea mi è stata cucita addosso da tuo padre. Non è la verità.»
«E chi altri lo sa? Nella confusione della battaglia, chi ha visto che tu non ti sei rialzato e non hai combattuto con la forza del di Seth, brandendo la spada di Horus?»
«Il Faraone tuo padre, il suo Visir ed i membri della sua guardia che mi hanno soccorso. Per non parlare dei medici e di tutte le persone che si sono alternate al mio capezzale quando…»
Lei pose due dita sulle labbra di lui, per zittirlo dolcemente.
«Tu sei stato presentato al popolo come un emissario degli Dei. Un uomo secondo solo alla divinità del Faraone. Chi meglio di te può prenderne il posto quando egli lascerà questa terra?»
«Cosa intendi?»
«Ti è stato affidato un compito. Trova quella ricetta, divieni di nuovo un eroe. Questa volta guadagnati seriamente e realmente questo titolo. Sarai il vero eroe del popolo. A quel punto neppure il Faraone potrà esimersi dal concedermi a te».
«Tu… dici che potrebbe…»
«Ne sono certa. Tu sarai mio marito. E gli chiederò io stessa di concederti questo onore. Tra sei mesi, quando il nostro viaggio terminerà, e quando tu avrai trovato quella maledetta ricetta, io e te saremo finalmente marito e moglie. E potremo evitare di incontrarci in questo modo, clandestinamente».
«Che gli Dei ascoltino queste tue parole!»
«Gli Dei ti hanno benedetto, Doki. Tu, ora, devi meritarti la loro benevolenza».
«Troverò quella maledetta ricetta».
«Sarò tua moglie».
«Sarò solo tuo».
«Sarai il padre dei miei figli».
«Per ora voglio solamente essere il tuo fuoco».
«Prendimi, amore mio! Prendimi come mai hai fatto…»
Meryt-Ra chiuse gli occhi mentre lui, teneramente ma fermamente, la possedette.
Fu l’apoteosi del loro amore.
Fu la più bella esperienza che i due amanti avevano mai provato.
Nell’ombra, dietro ad una tenda cremisi, celato alla vista, Am-nefer aveva visto e sentito tutto.
Quello straccione, quell’ipocrita e meschino mentitore di Doki l’avrebbe pagata!
Il suo piano per la riconquista del potere aveva avuto un nuovo, interessantissimo sviluppo.
Il momento in cui sarebbe stato in grado di detronizzare il Faraone si avvicinava.
Am-nefer lasciò la stanza di Doki nel palazzo di Abydos, dove il viaggio rituale di presa di potere di Narmer stava proseguendo, silente e celato come era entrato circa mezz’ora prima.
Il Regno di Narmer e l’istituzione Faraonica erano già minacciate, ancor prima di esser appieno instaurati.
Ed un giovane, da solo avrebbe presto combattuto affinché questa minaccia fosse scongiurata.
Un giovane.
Un bambino cresciuto troppo precocemente, ignaro del suo destino.
Solo uno.
Solo lui.
Solo Doki, l’agricoltore divenuto l’eroe della battaglia di Men-nefer.
Colui che sarebbe davvero divenuto l’Eroe dell’EgittoI fichi che Doki stava mangiando erano dolcissimi, maturi e squisiti.
Alcuni erano addirittura spaccati, troppo gonfi di nettarino succo per non aprirsi quando ancora erano sulla pianta.
C’era in tutto il regno qualcosa di più divino?
Solo una, secondo Doki: la fanciulla che giaceva sul suo petto e che, con il dito indice della mano sinistra, tracciava sul corpo del ragazzo i geroglifici che significavano “Ti amo”.
I segni si trasformarono in parole:
«Ti amo, Doki».
«Ti amo anche io».
La risposta dell’ex agricoltore era distante, quasi data per semplice educazione.
«Che cos’hai?»
«Niente, piccola. Non ti preocupare».
«Sei…  Sei sicuro?»
«Certo, perché me lo chiedi?»
«Perché è un po’ di tempo che… che sembri distante. Cosa ti succede? Sono trascorsi sei mesi da quel giorno nel laghetto di Abu. E sono almeno cinque settimane che… che sei distratto. Ci vediamo poco e… e quando facciamo l’amore… sembra quasi che io non ti interessi più».
«Ma cosa stai dicendo? Io ti voglio e ti vorrò sempre!»
«E allora che cosa c’è che non va? Parlami! I tuoi problemi sono i miei!»
Doki la scostò da sé e si alzò in piedi, nudo in tutto lo splendore della giovinezza.
Lei, sorpresa da quel gesto, tirò il lenzuolo fino alla bocca, quasi per proteggersi.
«Vuoi sapere che cosa non va?»
«C-certo! Sono qui per questo.»
«Tutto».
«T-tutto?»
Meryt-Ra stava per piangere, questo Doki lo sapeva.
Ma ormai era in ballo, quindi doveva ballare.
Quel giorno sarebbe andato fino in fondo.
«Sì».
Il ragazzo fece una pausa e si umettò le labbra con la lingua.
«Sono passati sei mesi da quando è cominciato il viaggio in tutte le città del nuovo Regno di tuo padre. Sei mesi. Siamo a metà del nostro viaggio. La costruzione della nuova capitale del regno procede spedita e senza intoppi. Ed anche il nostro viaggio va di pari passo».
«Gli Dèi ci sono favorevoli. Non dovremmo gioirne, anziché lagnarci?»
«Tu, ne puoi gioire. Tuo padre ne può gioire. Tutto il regno ne può gioire».
«E quindi?»
«Io no!» la voce del giovane si era fatta tesa, ed il tono più alto.
«Come no? Perché?»
«Perché la mia ricetta, quella per la bevanda degli Dei, è ad un punto morto da quando eravamo ad Abu! Non ho fatto progressi! Nessun passo avanti! E la festa durante la quale tuo padre vuole offrire al popolo questo nettare divino sarà tra sei mesi. Siamo a metà strada! Tutto è a metà strada. Io sono molto più indietro! E non ho idea di come fare a recuperare questo distacco!»
«E credi che sia colpa mia?»
«No, ma…»
«Credi che io ti distragga troppo da questo tuo compito? E così vuoi lasciarmi? Oppure tra le varie cortigiane ci sono donne migliori di me? Qualcuna ti ha già sedotto? Sei stato con qualcuna di loro?»
«No!»
«Sicuro?»
«Certo!»
«Allora non hai un’altra?»
«No, no e NO! Io amo solo te! Non vorrei nessun’altra! Mai!»
«Non… VORRESTI?»
«Già!»
«Per gli Dei, che cosa significa “Non VORRESTI”? Una persona non vorrebbe morire, non vorrebbe soffrire, non “Non VORREI un’altra donna”! Una persona o si vuole, o NON si vuole! Non capiti casualmente tra le cosce di un’altra donna se non lo vuoi! Non inciampi casualmente tra i seni di un’altra se non vuoi!»
«Cosa? Ma che stai dicendo?»
«Che tu non vorresti un’altra donna, ma che adesso mi abbandonerai per finire tra le braccia di un’altra! Questo voglio dire! Oppure che mi hai già tradito! Non lo so, non lo so!»
Meryt-Ra scoppiò a piangere.
Non era la principessa d’Egitto, in quel momento. Era solo una ragazzina spaventata all’idea di perdere il suo primo, grande amore. Colui al quale aveva donato sE stessa, il suo spirito e la sua anima.
La sua Virtù.
«Calmati, ora».
«No! Va via! Lasciami sola!»
«Piccola mia, io…»
«Sei solo un egoista! Mi hai soggiogata ed ora, che ti stai annoiando di me, mi butti via come un vecchio giocattolo usato! Vuoi poterti vantare con i tuoi amici, quando torneremo a Men-nefer, di aver fatto l’amore con la principessa e con chissà quante altre nobili dame? Fai pure! Non dirò nulla a mio padre! Potrei farti condannare a morte in un battito di ciglia, ma ti amo e non lo farò! Cerca la tua felicità; ma lasciami sola, ora!»
«Amore mio…»
«Vai via! ORA! NON TI VOGLIO PIU’ VEDERE! ESCI DALLA MIA VITA!»
Le lacrime rigavano copiose il divino volto di lei; bellissima come non mai, in quel triste frangente.
Doki le si avvicinò, il passo deciso.
Lei lo respinse. Lo spinse via ma, non riuscendo a contrastare il fisico massiccio del giovane, lo colpì con i pugni sul torace.
Poco più che carezze per l’atletico giovane.
Lui, di tutta risposta, le afferrò i polsi e con uno strattone deciso la tirò su dal letto, pochi centimetri tra gli occhi marroni di lui e quelli di smeraldo di lei.
I respiri uniti, il calore del fiato di lui sulle gote sue.
Doki la costrinse a sdraiarsi a pancia in su sul letto, il suo corpo su di lei.
La guardò intensamente, lo sguardo fisso in quello di lei.
Senza dire un’altra, superflua, parola, Doki appoggiò le labbra a quelle carnose e sensuali di lei.
Le lacrime continuavano a scorrere sulle guance della principessa, gli occhi chiusi per assaporare quel momento.
«Io amo ed amerò sempre e solo te, Meryt-Ra».
«E allora… perché questo discorso? Cosa c’è che non va?»
«Io sono solamente un agricoltore. Nulla di più. Tu sei la principessa d’Egitto».
«Credi che mi importi qualcosa di ciò?»
«A te nulla. A tuo padre…»
«Mio padre mi ama e…»
«E non donerà mai la tua mano ad uno straccione come me. È per questo che il nostro amore non è destinato a durare.»
«Tu sei l’eroe della battaglia di Men-nefer. Sei quanto di più nobile ci sia a questo mondo.»
«Sappiamo tutti e due che questa nomea mi è stata cucita addosso da tuo padre. Non è la verità.»
«E chi altri lo sa? Nella confusione della battaglia, chi ha visto che tu non ti sei rialzato e non hai combattuto con la forza del di Seth, brandendo la spada di Horus?»
«Il Faraone tuo padre, il suo Visir ed i membri della sua guardia che mi hanno soccorso. Per non parlare dei medici e di tutte le persone che si sono alternate al mio capezzale quando…»
Lei pose due dita sulle labbra di lui, per zittirlo dolcemente.
«Tu sei stato presentato al popolo come un emissario degli Dei. Un uomo secondo solo alla divinità del Faraone. Chi meglio di te può prenderne il posto quando egli lascerà questa terra?»
«Cosa intendi?»
«Ti è stato affidato un compito. Trova quella ricetta, divieni di nuovo un eroe. Questa volta guadagnati seriamente e realmente questo titolo. Sarai il vero eroe del popolo. A quel punto neppure il Faraone potrà esimersi dal concedermi a te».
«Tu… dici che potrebbe…»
«Ne sono certa. Tu sarai mio marito. E gli chiederò io stessa di concederti questo onore. Tra sei mesi, quando il nostro viaggio terminerà, e quando tu avrai trovato quella maledetta ricetta, io e te saremo finalmente marito e moglie. E potremo evitare di incontrarci in questo modo, clandestinamente».
«Che gli Dei ascoltino queste tue parole!»
«Gli Dei ti hanno benedetto, Doki. Tu, ora, devi meritarti la loro benevolenza».
«Troverò quella maledetta ricetta».
«Sarò tua moglie».
«Sarò solo tuo».
«Sarai il padre dei miei figli».
«Per ora voglio solamente essere il tuo fuoco».
«Prendimi, amore mio! Prendimi come mai hai fatto…»
Meryt-Ra chiuse gli occhi mentre lui, teneramente ma fermamente, la possedette.
Fu l’apoteosi del loro amore.
Fu la più bella esperienza che i due amanti avevano mai provato.
Nell’ombra, dietro ad una tenda cremisi, celato alla vista, Am-nefer aveva visto e sentito tutto.
Quello straccione, quell’ipocrita e meschino mentitore di Doki l’avrebbe pagata!
Il suo piano per la riconquista del potere aveva avuto un nuovo, interessantissimo sviluppo.
Il momento in cui sarebbe stato in grado di detronizzare il Faraone si avvicinava.
Am-nefer lasciò la stanza di Doki nel palazzo di Abydos, dove il viaggio rituale di presa di potere di Narmer stava proseguendo, silente e celato come era entrato circa mezz’ora prima.
Il Regno di Narmer e l’istituzione Faraonica erano già minacciate, ancor prima di esser appieno instaurati.
Ed un giovane, da solo avrebbe presto combattuto affinché questa minaccia fosse scongiurata.
Un giovane.
Un bambino cresciuto troppo precocemente, ignaro del suo destino.
Solo uno.
Solo lui.
Solo Doki, l’agricoltore divenuto l’eroe della battaglia di Men-nefer.
Colui che sarebbe davvero divenuto l’Eroe dell’Egitto

 

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Le cronache dell’Ingaan

Se l’avventura di Doki e la bevanda degli Dei vi sta appassionando, non potete assolutamente perdere questo Romanzo Fantasy, sempre di Alessio, di cui EdB ha il piacere di presentare in esclusiva i primi 3 capitoli della saga che ha già venduto migliaia di copie e che a brevissimo sarà acquistabile come ebook!
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Alessio Lilliu
Info autore

Alessio Lilliu

Sono nato a Cuneo, ridente capoluogo di provincia piemontese.
Ho sempre amato la Natura e, seguendo questo amore, ho frequentato l’Istituto Tecnico Agrario ed ho proseguito i miei studi conseguendo, nel 2012, la Laurea Magistrale in Scienze e Tecnologie Alimentari a pieni voti.
Ho sempre adorato la cultura in ogni sua forma, ma ho sempre odiato gli stereotipi.
In particolare lo stereotipo che ho sempre rigettato è quello che riguarda la relazione tra “persone studiose” e “persone fisicamente poco attraenti”. Per ovviare a tale bruttissimo stereotipo all’età di 11 anni cominciai a praticare Judo e ad oggi sono cintura nera ed allenatore di questa disciplina marziale.

Dal 2010 gestisco un’attività commerciale, l’Edicola della Stazione Ferroviaria di Cuneo.
Ho ricoperto nel 2011 anche il ruolo di Vice-Responsabile della qualità all’ingresso in un macello del cuneese e, una volta terminato il mio percorso di studi, nel 2012 per l’appunto, ho deciso di rendere il settore alimentare parte ancor più integrante della mia vita. Creai la Kwattzero, azienda di cui sono socio e che si occupa di prodotti disidratati a freddo e di produzione di confetture ipocaloriche, ricavate tramite un processo brevettato di mia invenzione e di mia esclusiva proprietà. Obiettivo finale della ditta è quello di arrivare a produrre i propri prodotti con un consumo energetico pari a zero tramite l’installazione di fonti di energia rinnovabile, per esempio pannelli fotovoltaici.

Per quanto riguarda la mia passione per la scrittura, nacque in tenera età ed in particolare attorno ai sette anni, quando rubavo di nascosto la macchina da scrivere di mio padre, una vecchia Olivetti, per potermi sbizzarrire a sognare e fantasticare su terre lontane e fantastici eroi.

La mia passione per la scrittura venne ricompensata nel 2010 quando pubblicai il mio primo romanzo, “Le cronache dell’Ingaan”. La mia produzione letteraria prosegue a tutt’oggi con nuovi romanzi.

Dal 2012 sono Presidente di Tecno.Food, associazione che riunisce i Laureati e gli Studenti delle Scienze alimentari in seno all’Università degli Studi di Torino.

La nuova ed affascinante sfida che sto cominciando ad affrontare con enciclopediadellabirra.it mi permette di unire due mie grandi passioni: la scrittura e la birra!

Adoro sperimentare sempre nuove cose e nuovi gusti e questa è un’occasione davvero unica.