Numero 17/2022
28 Aprile 2022
Addio amaro alla Russia: Heineken cede le attività alla turca Efes
Ritirata amara per i birrifici occidentali dalla Russia. Anche i colossi del settore si stanno adeguando al trend di tagliare i ponti con Mosca, dove comunque rimangono almeno 200mila lavoratori a libro paga delle multinazionali dell’Ovest. L’ultima notizia rimbalzata dalle colonne del Financial Times riguarda Ab-Inbev, gigante belga che suona più familiare al consumatore se si indicano alcuni dei suoi marchi: Budweiser, Stella Artois, Corona, Beck’s o Leffe. Venderà al partner turco Anadolu Efes la quota di minoranza nella joint venture attiva proprio in Russia e in Ucraina. Si tratta, nota il quotidiano della City, del primo caso in cui è un’azienda turca a raccogliere il testimone: sappiamo del ruolo che Ankara sta cercando di svolgere mediando tra le parti in guerra, mantenendo una equidistanza che l’ha portata a condannare l’invasione ma senza staccare le sanzioni occidentali. Tanto da diventare un porto sicuro per gli yacht degli oligarchi, mentre i suoi imprenditori vedono un’occasione dalla ritirata occidentale da Mosca.
Per Ab Inbev non sarà indolore. Venerdì l’azienda ha reso noto di aver chiesto la sospensione delle vendite di Bud in Russia, proprio per marcare le distanze dall’invasione. Con la vendita delle quote al partner Anadolu Efes dovrà effettuare una svalutazione da 1,1 miliardi di dollari. Resterà però indirettamente presente in Russia, essendo azionista essa stessa della Efes con una quota del 24%.
PEr Edward Mundy, analista di Jefferies, la mossa non giunge certo come un fulmine a ciel sereno, “soprattutto dopo gli annunci di Carlsberg e Heineken di lasciare la Russia”. La prima, che con il marchio Balitka è ben radicata nel mercato russo (di cui copre il 27% e dove ha 8.400 lavoratori), ha una esposizione proporzionalmente maggiore verso quel business, dal quale deriva il 9% dei ricavi. Per il birrificio danese, la prospettiva di cedere le attività a Mosca nel giro del prossimo anno rappresenta già una possibile da 1,4 miliardi.
Più contenuto, invece, il conto per la Heineken, che è il terzo maggior birrificio in Russia (ma pesa solo per il 2% delle sue vendite totali): ha indicato in 438 milioni il conto per allinearsi alle altre aziende di consumo che hanno fatto i bagagli, garantendo che fino alla fine dell’anno avrebbe comunque pagato i 1.800 dipendenti in Russia.