Numero 29/2018
16 Luglio 2018
Beergate presenta Great NewsomeBrewery!
Da “utenti”, forse, non ci si fa molto caso; ma nel periodo da maggio a settembre alcune birre, specie se arrivano da lontano, difficilmente sono disponibili. Questo per i problemi legati alla corretta conservazione durante il trasporto nella stagione calda, con temperature che andrebbero a pregiudicare la qualità del prodotto finale. La soluzione sta naturalmente nel mantenere la catena del freddo: cosa che però presenta costi e difficoltà logistiche che non tutti sono attrezzati per sostenere. E ad essere non solo attrezzato in questo senso, ma anche a puntare specificatamente su questo fattore c’è il distributore milanese Beergate; che proprio per la stagione estiva – dal 20 al 22 luglio nello specifico – ha organizzato tre serate con i birraio di Great NewsomeBrewery e i suoi cask – forma di conservazione che necessita appunto della catena del freddo – a Unibirra di Varese, il Wild Rover Irish Pub di Mazolino (Modena), e all’Ines Stube di Nibionno (Lecco). Marco Di Lella, uno dei titolari, ci racconta gli ultimi sviluppi di questo metodo di lavoro già avviato da qualche tempo.
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Marco, già avevi spiegato ai lettori del Giornale della Birra che la linea che intendevate perseguire era quella della catena del freddo: che novità ci sono su questo fronte?
Da quest’anno distribuiamo la ceca Unetcike Pivo, una bassa fermentazione con scadenza a trenta giorni. È una bella sfida perché significa sia preservare sempre una temperatura costante di 4 gradi centigradi, sia garantire una distribuzione di livello internazionale su tempi brevissimi. Sinora abbiamo ricevuto riscontri positivi, e questo ci conforta nel proseguire su questa strada: un nostro carattere distintivo, dato che molti altri non hanno investito in tal senso.
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Per l’evento con Great Newsome avete scelto la stagione calda: quasi una provocazione?
Senz’altro è l’occasione per, mi si passi il termine, mostrare ciò che siamo in grado di fare; ma non è questione di unfar bella mostra di sé fine a sé stesso, che magari funzionerebbe per una serata, ma non sul lungo termine. Le birre di Great Newsome già avevano avuto un ottimo riscontro in keykeg spillate a pompa, e così sono stati i pub stessi a chiederci di avere i cask: cosa che non avevamo mai fornito, e che ora siamo attrezzati per fornire. Ci aspettiamo dunque un riscontro ancora migliore non tanto perché i caskarrivano per la prima volta, quanto perché consentono di degustare la birra di Great Newsome così come se la si bevesse direttamente in birrificio. E questo è un tassello fondamentale per sviluppi futuri.
I birrifici, e Great Newsome nello specifico, come hanno accolto questo modo di lavorare?
L’hanno accolto nel senso che l’hanno fatto proprio, perché se si vogliono ottenere buoni risultati è essenziale collaborare nella scelta delle attrezzature, nel concordare tempi e metodi. Con Great Newsome questa collaborazione è stata particolarmente proficua, e sia noi che lo staff del birrificio siamo ansiosi di vedere l’accoglienza da parte del pubblico.