Numero 22/2022
30 Maggio 2022
Colossale furto di birra dallo stabilimento della Puntigam di Graz
In Austria la birra conta, altroché! Sono 313 le aziende che la producono (il dato è aggiornato al 2019). Per lo più sono di piccole dimensioni, a conduzione familiare. Quelle grandi (oltre 500.000 ettolitri di produzione all’anno) si contano sulle dita di due mani. In rapporto alla popolazione, l’Austria ha il numero più alto a livello mondiale di “Biersommelier”, ovvero di assaggiatori specializzati di birra, come i sommelier del vino. E quasi ad ogni elezione politica si presenta una “Bierpartei”, un “partito della birra”, del cui programma sappiamo ben poco. La novità di oggi è che in Austria c’è anche un “Bierprozess”, un processo della birra.
Si è aperto davanti al Tribunale penale di Graz, nei confronti di 24 imputati, accusati di furto di birra, evasione fiscale e altri reati minori. Sono in gran parte lavoratori della Brauerei Puntigam, la più antica e la più grande fabbrica di birre dell’Austria, con una produzione annuale che si aggira sul milione di ettolitri. Si chiama Puntigamer, perché l’azienda si trova a Puntigam, un rione alla periferia sud di Graz. Naturalmente in un mondo globalizzato, la proprietà da tempo non è più austriaca: è parte della Brau Union Österreich Spa, che dal 2003 è inglobata nella holding olandese Heineken.
Il caso in discussione ora al Tribunale di Graz riguarda il furto sistematico di casse di birra perpetrato in otto anni, dal 2009 al 2017, dallo stabilimento di produzione di Puntigam: casse e casse di birra, fatte uscire dai cancelli della fabbrica, per un valore stimato di 1,7 milioni di euro.
Gli imputati sono 24 (tutti presenti in aula, meno uno, affetto da Covid), ma le menti dell’organizzazione criminale sono quattro. L’idea di base era molto semplice: far sembrare che alcune confezioni di birra fossero in qualche modo danneggiate e quindi non idonee ad essere immesse sul mercato. È un controllo di qualità a cui molte aziende sottopongono i loro prodotti, anche la Brauerei Puntigam. Chi mai si sarebbe accorto di un paio di bottiglie di birra scartate dalla linea di vendita in un colosso di produzione come quello stiriano?
Ma, siccome l’appetito vien mangiando, quel paio di bottiglie erano diventate ben presto casse e bancali di birra (ogni bancale contiene 40 casse), che uscivano dalla fabbrica ufficialmente per essere portate allo smaltimento, mentre invece venivano rivendute sottocosto ad amici e parenti e, quando la quantità era aumentata, anche a bar e ristoranti. Naturalmente tutti i “beneficiari”, ricevendo la Puntigamer con lo sconto e senza fattura, capivano che l’affare non era del tutto lecito, ma tacevano perché ne traevano un bel guadagno.
Un tale dirottamento di birre non era passato inosservato in azienda. Ma chi si era accorto del traffico, anziché denunciarlo, aveva preferito esserne partecipe, per condividerne gli utili. Per questo nel tempo il numero dei ladri di birra era aumentato, fino a diventare una vera e propria organizzazione criminale, con una collaudata struttura di trasporto dei bancali e addirittura quattro depositi esterni, dove conservare il prodotto prima della consegna ai destinatari finali.
La maggior parte degli imputati sono o erano dipendenti della Brauerei, mulettisti, autotrasportatori esterni. Naturalmente tutto il traffico che abbiamo descritto va coniugato al condizionale, perché quella riferita è l’accusa mossa dalla Procura di Stato, che deve ancora essere dimostrata e giudicata nell’aula del Tribunale. Vale, come sempre, la presunzione di innocenza.
Finora soltanto alcuni degli imputati hanno rilasciato confessioni parziali. La maggior parte di essi dichiara di essere stata completamente all’oscuro della provenienza furtiva della birra: avrebbe creduto veramente che si trattasse di prodotti di scarto. Gli elementi di prova a loro carico, tuttavia, sono molto pesanti. Gli inquirenti, prima di scoprire le carte, avevano sottoposto i reparti di smistamento dei bancali a videosorveglianza.
Oltre agli illeciti di natura penale, vi sono quelli fiscali: anche i proventi derivanti da attività illecita rappresentano un utile e, in quanto tale, soggetto a tassazione. Per evitare un dibattimento troppo ingombrante, il presidente del Tribunale, Andreas Rom, ha deciso di scorporare gli illeciti di evasione fiscale, sollecitando gli imputati a una confessione, che avrebbe per loro il vantaggio di una riduzione di pena. Vedremo quanti abboccheranno all’amo. La sentenza è attesa per le prossime settimane.