Numero 20/2021
18 Maggio 2021
Energia e fertilizzanti dagli scarti di birra artigianale sarda
Birra artigianale con un sapore tutto sardo. Con gli scarti che vengono trasformati in energia a basso costo. È il progetto Bi.Ar. studiato e promosso da Sardegna Ricerche. Un percorso avviato dopo aver raccolto le esigenze delle 34 imprese isolane – tra aziende agricole e birrifici – che hanno aderito: a loro stanno dando risposte gli esperti della Porto Conte Ricerche di Alghero, dell’Università di Sassari e della Sotacarbo di Carbonia.
La prima fase di Bi.Ar. si è concentrata sulla selezione di varietà locali di cereali e orzi adatti alla produzione dei malti. L’obiettivo è quello di creare un sapore sardo, senza confusione con altre birre. Ad Alghero si lavora anche sulle fruit beer, in particolare sulle qualità dell’albicocca “busucciu”. “Sardegna Ricerche investe importanti risorse per finanziare progetti cluster che partono dalle esigenze di innovazione del mondo produttivo – sottolinea la commissaria Maria Assunta Serra – Agrifood con la nostra società Porto Conte Ricerche trovano un supporto scientifico e tecnologico di eccellenza che, in sinergia con l’università, porta le imprese sarde a importanti salti di qualità indispensabili per competere in un contesto economico sempre più specializzato”.
In cantiere ci sono anche nuove tecnologie capaci di ridurre il consumo energetico. Criticità significative per i birrifici che ogni anno devono smaltire fino a 36mila kg di trebbie, lo scarto più consistente nella produzione della birra. Potrebbero diventare un fertilizzante adatto anche all’agricoltura biologica, per un’economia circolare dall’alto valore aggiunto così come dimostrato dai microbiologi dell’Università di Sassari. Questo tipo di scarto ha anche un’altra strada: possono essere trasformate in un bio-carburante capace di sostituire il Gpl oggi utilizzato per alimentare le caldaie indispensabili nel processo di produzione della birra.