Numero 05/2024
1 Febbraio 2024
Era pane adesso è birra: il progetto antispereco!
Quella del Panificio Rizzato è la storia di una famiglia che alla fine degli anni ’70 si dedica con amore alla panificazione. Nel 1978 Corrado e Gabriella rilevarono, a Lugo di Vicenza, uno storico forno a legna, determinati a realizzare il proprio sogno: mantenere viva l’arte della panificazione casalinga della tradizione contadina.
Negli anni ‘80 matura una nuova sensibilità nei confronti del biologico e per la famiglia Rizzato la scelta di utilizzare solo farine bio è un passaggio del tutto naturale, ottenendo nel 1985 la certificazione.
Nello stesso anno l’attività si amplia e il laboratorio viene trasferito a Thiene. Il lavoro di ricerca sui cereali nuovi e antichi, ha permesso a Corrado e Gabriella di maturare ulteriore esperienza nella panificazione e una maggiore consapevolezza delle proprietà nutritive e organolettiche dei propri prodotti.
La necessità di badare agli aspetti salutari, oltre che al gusto, ha portato l’azienda a collaborare con medici e nutrizionisti, in considerazione anche delle intolleranze alimentari. Sono stati infatti realizzati prodotti particolari, impiegando farine e semi per venire incontro ad esigenze specifiche.
Corrado e Gabriella sono riusciti a trasmettere questa passione ai figli Andrea e Massimo, che continuano a impiegare solo farine macinate a pietra e pasta madre, per un pane lavorato a mano e cotto nel forno a legna.
Negli ultimi mesi il Panificio Rizzato ha deciso di confrontarsi con una nuova sfida, etica ancor prima che ecologica. In Italia il 33% del pane viene purtroppo sprecato, le stime parlano di circa 13000 quintali di prodotti da forno che vengono buttati quotidianamente nel nostro paese. Volumi incredibili e inaccettabili. Per dare un piccolo contributo alla lotta allo spreco di cibo, ma soprattutto al fine di offrire un esempio virtuoso, la famiglia Rizzato ha deciso di cercare una soluzione per utilizzare gli eccessi della propria produzione.
Cerchi nel Grano è il marchio presente sulle etichette di questa birra, il cui nome è eloquente: Erapane. Si tratta infatti della prima birra artigianale, realizzata con pane recuperato e interamente biologica: un prodotto che coniuga il gusto con l’impegno antispreco. Un esempio di applicazione pratica dei principi dell’economia circolare, per cercare di rallentare l’utilizzo di risorse naturali.
Il pane è aggiunto al malto d’orzo (tipo Pilsner), fornendo un’ulteriore base fermentescibile ai lieviti. Il luppolo utilizzato è il Perle. Il risultato è una birra chiara, con un gradevole aroma che richiama il miele che si unisce ai toni erbacei dati dalla luppolatura. In bocca è equilibrata, l’amaro, moderato ma persistente, facilita la bevuta. Essendo artigianale Erapane non viene pastorizzata e questo consente di salvaguardare le sue proprietà organolettiche.