Numero 22/2021
1 Giugno 2021
Espiga, anima innovativa delle craft spagnole!
Pensi alla Spagna e non è certo la birra artigianale il primo prodotto che ti viene in mente.
Invece negli ultimi anni proprio da questa nazione stanno arrivando grandi produzioni da birrifici che iniziano ad essere in gran voga tra gli appassionati.
Uno di questi è sicuramente Espiga di Barcellona.
Un birrificio giovane, dinamico che lega le produzioni sia al proprio territorio, sia agli stili più richiesti in questo momento dal mercato.
Ho avuto il piacere di scambiare molte mail con Teresa (cofondatrice di Espiga), e ora vi riporto qui una bella chiacchierata fatta proprio per voi.
Ciao Teresa! Raccontaci la storia di Espiga.
Espiga nsace circa dieci anni fa.
I fondatori sono Arnau Rovira e io (Teresa Galvàn).
Due biologi e beerlover che hanno dato vita a birre con personalità e un carattere speciale.
Siamo nel Penedés, la valle del vino.
Abbiamo iniziato sette anni fa, con tre fermentatori (3000L) e roa ne abbiamo sette (18000L).
Siamo molto felici di come siamo cresciuti in questo periodo.
Com’è strutturato lo staff del birrificio?
Alli’inizio eravamo in due, mentre ora siamo in nove.
Lo staff è davvero importante in ogni attività, ma nel mondo della birra artigianale lo è ancora di più.
Direi che è vitale avere un team amante della birra e interessato a sperimentare e creare nuove ricette. Adoriamo le nuove sfide e non ci poniamo limiti.
È anche importante saper comunicare, perché indipendentemente dalla tua mansione in birrificio sei sempre a contatto con la gente.
Di cosa ti occupi in Espiga?
Sono la cofondatrice e anche sales manager.
Mi occupo delle vendite all’estero e in generale di tutto il settore vendite.
Il mondo craft in Spagna. Come ce lo descrivi?
In Spagna il mondo craft è sempre in espansione, tranne l’anno scorso.
Con la pandemia la produzione è diminuita del 30%.
Ora che il lockdown sembra essere finito, torneremo a vendere fusti.
Al momento abbiamo più richieste che disponibilità e stiamo lavorando con pre-ordini.
Le richieste aumenteranno ancora appena questa situazione si sarà del tutto risolta.
Il pubblico che birre chiede?
Le più popolari sono le IPA, e specialmente le DDH (double dry hopping) molto aromatiche ma non troppo amare.
Anche le sour iniziano ad essere richieste.
In grande ascesa le lager.
E voi cosa producete?
Noi amiamo i luppoli ed è quello in cui siamo specializzati fin dall’inizio.
Brassiamo molti stili di IPA .
Dalla classica “west coast” alle sour ipa, brut IPA e ovviamente le DDH.
Da due anni abbiamo iniziato a sviluppare una linea sour di sour in botte con l’aggiunta di frutti.
Abbiamo anche delle grape ale. Questo ci ha permesso di collaborare con alcune cantine della nostra zona e siamo molto contenti del risultato.
In più produciamo delle imperial stout, alcune maturate in botte, e delle “pastry”.
La tua preferita?
In questo momento la mia preferita di Espiga è la Daft berry punk, una sour non molto alcolica e con frutti rossi.
Qualche progetto per il futuro? Come avere reagito al Covid?
Al momento stiamo valutando di ampliare la Tap-room.
L’anno scorso e l’inizio del 2021 sono stati davvero difficili, ma ora sembra che sia un miglioramento e questo ci sta motivando molto.
Abbiamo fatto molte attività online durante il lockdown.
Live su Instagram con interviste e degustazioni con professionisti del settore.
Da alcuni mesi facciamo un laboratorio di abbinamento birra e formaggio. Invitiamo diversi produttori spagnoli.
Mettiamo insieme i formaggi migliori con le birre artigianali.
Una cosa che viene spesso fatta coi vini, ma non la birra. Ci piace che le persone possano scoprire nuovi abbinamenti e nuovi gusti.
In quali nazioni vendete?
Francia, Italia, Svizzera, Belgio, Germania, Olanda e Australia
Cosa ne pensi del mondo craft italiano?
Il mercato italiano offre una grande qualità con molte produzioni sour e luppolate.
Non mi stupisce, visto che che è un paese con una grande qualità gastronomica.