Numero 47/2017
25 Novembre 2017
I Contrabbandieri di Birra: Capitolo 57
08 SETTEMBRE 1943
Erano le tre del mattino.
La luna era quasi piena.
Il cielo era sereno, sgombro di nubi.
Un lupo ululava in lontananza; i suoi compagni rispondevano ad intermittenza.
Era come se, tra di loro, le bestie stessero comunicandosi un piano.
TUC!
TUC! TUC!
THUD!!!
La piccola finestrella dello studio di Giuseppe vibrava.
Era una lastra di vetro dotata di una rudimentale maniglia, in vero.
Nessuna tapparella, nessuna tenda oscurante.
La capanna del capo dei partigiani non aveva nulla di diverso rispetto a tutte le altre, se non quella minuscola stanzetta dotata di finestrella che fungeva da studio e da voliera per i piccioni viaggiatori.
THUD!
Il vetro continuava a vibrare, come percosso.
Giuseppe riposava, riscaldando teneramente la sua amata in un tenero ed avvolgente abbraccio.
Non dormiva, il giovane, riposava solamente le sue stanche membra.
Non era una notte dedita al sonno, quella.
Non mentre era in attesa.
Quella notte avrebbero avuto la risposta definitiva alle loro risposte.
O una possibilità di vittoria, oppure la certezza della sconfitta.
Giuseppe non poteva permettersi il lusso di dormire.
Non quella notte!
Doveva restare vigile in attesa di un segnale.
Una telefonata, un messaggio Morse, un messo, un piccione viaggiatore…
Qualunque cosa, purchè giungesse quel messaggio!
Era una settimana che lui, come tutti i capi Partigiani di tutti i vari distaccamenti e di tutte le varie brigate, sapeva che quel giorno dell’otto di settembre, la Storia avrebbe deciso se avrebbero avuto una possibilità di vincere oppure no…
Ed era in attesa, Giuseppe, come tutti i suoi omologhi!
Ne era convinto, nessun capo partigiano, in Italia, stava dormendo in quel momento.
TUC!
Il giovane stava lì, nel letto, il respiro pesante di chi è nel dormiveglia ma sa che non può dormire.
Se il messaggio fosse giunto con un mezzo non convenzionale e se lui se lo fosse perso?
Conche coraggio avrebbe guardato i suoi uomini non godere della vittoria per tempo?
O peggio ancora, nel caso avesse appreso di una sconfitta, con che coraggio avrebbe guardato i suoi uomini morire, suo fratello, sua madre e la sua compagna incinta di lui, solo perché non era stato vigile per una sola notte ancora?
TUD!
TUD!
TU-TUD!
“Che rumore ritmico…chissà da dove viene” pensò nel dormiveglia con la parte razionale del suo cervello,quella che sin sforzava di non far dormire.
“Sembra quasi… sì,sembra il suono del becco di un piccione viaggiatore che sbatte sulla finestra per farsi notare…”
Il suo cervello elaborò il dato: “piccione… vetro… messaggio… guerra!!!!”
Si destò di soprassalto ed urlò:
«Cazzo! Il messaggio!»
«Amore! Tutto bene?» anche Beatrice si svegliò, colpa dell’esclamazione di lui.
«Te lo dico tra un attimo!»
Il ragazzo si precipitò alla finestrella, la aprì.
Afferrò il volatile con una tale foga che per poco non lo stritolò!
Tremante, srotolò il messaggio dalla zampa del pennuto.
In quel momento, anche lo strumento Morse iniziò ad agire, emettendo il tipico foglio bucherellato.
Beatrice si alzò dal letto, trafelata, ed afferrò il messaggio emesso dalla macchinetta.
Iniziò ad interpretare i punti e le pause e decriptò ad alta voce:
«”Badoglio firma! Armistizio! Italia Fascista perde il conflitto.” Che significa?»
Il messaggio portato dal piccione aveva lo stesso tenore.
«Beh, è la sorpresa di cui ti parlavo!»