8 Marzo 2016
In Salotto col Birraio: Birrificio Rurale ospite di Baladin Milano
Interessante serata, ricca di spunti e riflessioni quella che si è svolta lo scorso martedì primo marzo al “Baladin” di Milano, che ha visto protagonista il brianzolo “Birrificio Rurale”, ospite questo mese dell’appuntamento fisso “In salotto col birraio”. La serata, è stata un appuntamento del ciclo d’incontri promosso dal locale meneghino della corazzata di Piozzo per andare alla scoperta delle migliori realtà artigianali nazionali del settore.
A condurre la serata il braccio destro di Teo Musso, tra l’altro presente all’evento, Alessio Franzoso ed il noto giornalista Maurizio Maestrelli. A rappresentare il “Birrificio Rurale”, oltre al mastro birraio Lorenzo Guarino, erano presenti Beppe Serafini, Stefano Carnelli, Marco Calca e l’art-director Luca Franceschi (soci co-fondatori insieme all’assente Silvio Coppelli).
.
.
La serata si è sviluppata in una lunga e piacevole chiacchierata, come in un salotto di casa, nella quale i protagonisti si sono raccontati al pubblico, rispondendo alle numerose domande dei conduttori prima e della platea dopo, snocciolando i più svariati argomenti che ruotano attorno al mondo della birra artigianale. Sullo sfondo una degustazione di tre delle birre del Birrificio Rurale, descritte brevemente, man mano che venivano servite, da Lorenzo Guarino:
- Seta Special, una Blanche nella quale la buccia d’arancia, solitamente prevista per questo stile, è sostituita dal bergamotto calabrese;
- 405040, una “ItalianPils” – come la chiamano loro – semplice, elegante, dissetante ed equilibrata, premiata con un argento al Beer Attraction 2016;
- SaisonQuatre, una “Hoppy Session Saison” frutto del lavoro combinato di un lievito saison di tradizione belga ed una generosa luppolatura “made in USA”, caratterizzata da una grande bevibilità e una spiccata secchezza. Una birra celebrativa ideata in occasione dei quarant’anni di Stefano Carnelli, peraltro fregiata di un bronzo all’ultima edizione del Beer Attraction.
Uno dei momenti più interessanti della serata è stato quando il mastro birraio ha analizzato alcuni aspetti del mercato delle birre artigianali in Italia, soffermandosi sul suo valore e sulla rivalità fra birrai e birrifici. “Parliamoci chiaro – ha precisato – l’intero mondo della birra artigianale in Italia vale il 3% del mercato; ci sono oramai mille aziende, ma comunque una nicchia. L’unica cosa intelligente che possiamo fare è collaborare fra colleghi. In Brianza, ad esempio, con Menaresta, a cinque minuti da noi, riusciamo a fare economia di scala per gli acquisti e a mettere in cantiere tanti progetti di collaborazione, tra i quali anche una barricaia in comune”.
Altro momento significativo, anzi certamente il clou di questa bella e costruttiva serata di cultura birraia, è stato certamente quando Teo Musso, padrone di casa, dopo esser rimasto a lungo insolitamente defilato è stato chiamato in causa da Alessio Franzoso, in merito all’“italiantouch” brassicolo. Prendendo spunto da un passaggio dell’intervento di Lorenzo Guarino, che ha rivelato la propria predilezione per malti tedeschi in particolare di un produttore di Bamberga, Franzoso ha chiesto al “padrone di casa” se accettasse questa affermazione. Da qui la risposta pacatamente polemica di Teo Musso: il discorso dell’italianità a livello di concetto“lo accetto solo perché va accettato, ma non è il mio pensiero: se possiamo usare le nostre materie prime, facciamolo. Mi infastidisce soprattutto perché finora su tutto questo, in Italia, ci ha ragionato di più la grande industria che i birrai artigianali. Il mio percorso è sempre stato orientato all’utilizzo di prodotti nazionali . E’ una questione importante, anche per l’avvenire dei nostri figli. Il vero “terroir” nella birra, la vera grande differenza la fa l’acqua”.
In tutta risposta Lorenzo, sempre col suo appeal di bravo ragazzo, educato, imperturbabile e pacato che dà sempre l’impressione di aver tutto sempre sotto controllo, ha prenso ad esempio la sua Seta special per ribadire l’importanza dell’uso degli ingredienti locali, Affermando: “un’eccellenza italiana, che siamo andati appositamente a scovare. E inoltre prendiamo da un’azienda agricola sociale locale un frumento tenero, non maltato, da sempre coltivato in pianura padana, molto diverso dal grano duro del Sud, invece utilizzato per la pasta”.
.
.
Seguono una serie di aneddoti che i “ragazzi” raccontano al pubblico tra i quali quando, nei primi anni di attività in cui il livello di organizzazione e di produzione di birra (in volume si intende) era ancora basso, capitava loro spesso di ritrovarsi senza più birra per soddisfare alcuni ordini o per partecipare alle manifestazioni. Simpatico siparietto mentre raccontano, tra l’ilarità del pubblico, in un clima disteso e molto piacevole che per ovviare all’inconveniente e recuperare qualche litro di birra ognuno di loro tornava a riprendere quelle birre che si erano riservati a proprio uso personale o anche quelle regalate agli amici.
Altro siparietto quando Luca Franceschi, adesso art-director del gruppo, astemio a detta sua e non ancora facente parte della squadra, si presenta in birrificio e vede i ragazzi intenti, tra le altre cose, ad inseguire le galline, alle quali davano da mangiare le trebbie risultanti dalla fine dell’ammostamento. Egli riuscì ad attirare l’attenzione di Guarino e company in modo non proprio convenzionale: disse ai ragazzi di apprezzare le loro birre, per sentito dire visto che lui non, ma che le loro etichette lasciavano molto a desiderare (non testuali parole) facendo irritare non poco, in particolare, Lorenzo. Successivamente anche per accettare la sfida lanciata, Luca entrò a far parte della squadra apportando evidenti miglioramenti all’aspetto grafico.
La serata è trascorsa via serena e molto velocemente tra altri aneddoti, domande dei conduttori e qualche quesito della platea, tra le quali i consigli da dare a chi vuol cimentarsi in questa attività e la loro opinione riguardo le birre artigianali made in Italy all’estero e sull’export. A detta di Lorenzo, quest’ultimo rappresenta il prossimo vero obiettivo di crescita di tutto il movimento brassicolo italiano, già apprezzato parecchio oltreconfine per l’equilibrio e la qualità che d’altronde ha sempre identificato l’Italia sui mercati internazionali, per l’enogastronomia e non solo.