Numero 42/2020

15 Ottobre 2020

Luppolo, Umbria cuore della filiera italiana: la Rete fa il punto sul progetto e traccia scenari futuri

Luppolo, Umbria cuore della filiera italiana: la Rete fa il punto sul progetto e traccia scenari futuri

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Dopo tre anni di lavoro ora si candida, credibilmente, ad essere il nucleo centrale per la costituzione della filiera del Luppolo italiano, in termini di ricerca, produzione, trasformazione e commercializzazione. ‘Luppolo Made in Italy’, questo il nome della Rete di imprese, è nato in Umbria, regione che punta quindi a diventare il cuore di questa filiera. Un consorzio, con sede a Città di Castello, di 13 aziende agricole, agroalimentari e di innovazione tecnologica che dall’Alto Tevere hanno iniziato a muovere i primi passi. “Abbiamo lavorato per vedere se c’erano le condizioni per costituire la filiera del luppolo italiano in Umbria e dopo due anni di sperimentazione in campo e tre anni di progetto possiamo dire proprio di sì”, afferma Stefano Fancelli, presidente della Rete di Imprese ‘Luppolo Made in Italy’ nell’annunciare un importante convegno.

 

Filiera del luppolo All’incontro ‘Luppolo Made in Italy: la Filiera del Luppolo italiano’, in programma giovedì 29 ottobre a Città di Castello (per informazioni e contatti www.luppolomadeinitaly.it), sono annunciati esponenti delle istituzioni regionali, del Ministero dell’Agricoltura e di quello dello Sviluppo economico, rappresentanti di enti e associazioni di settore che compongono la filiera (Assobirra, UnionBirrai, Consorzio Birra italiana, Aiab, Cia) e anche gli altri principali stakeholders (CERB, CNR IBBR). Oltre che, con le loro testimonianze, rappresentanti delle aziende della Rete. Una sorta di “d-day” per presentare i risultati raggiunti dal progetto dal cuore umbro ma di respiro nazionale ‘Luppolo Made in Italy’, finanziato dalla Misura 16.2.1 sulla cooperazione e innovazione delle Reti di nuova costituzione del Piano di Sviluppo Rurale della Regione Umbria, ma soprattutto per guardare già avanti e lanciare anche una sfida ai maggiori competitor dell’Italia, come la Germania.

Luppolo umbro Il progetto di filiera intende quindi collocare il Luppolo umbro all’avanguardia nel panorama europeo, e non solo italiano, di produzione di questa coltura. Appoggio definito “fondamentale” è quella della Regione Umbria, grazie al sostengo economico del PSR per iniziative che mettono insieme più aziende agricole e a cui si aggiunge, inoltre, “un corposo investimento privato da parte delle imprese della Rete”. L’Umbria ci crede quindi anche perché ci sono sia i produttori che le competenze necessarie per creare la filiera del luppolo, “una nuova eccellenza nel panorama delle produzioni agricole del nostro territorio” come la definisce l’assessore regionale all’agricoltura Roberto Morroni.

 

 

Birra e non solo A dare solidità scientifica al progetto ci sono poi il CERB, il Centro di eccellenza di Ricerca sulla Birra dell’Università di Perugia, che coordina le attività di ricerca e innovazione, e il CNR IBBR, un istituto specializzato nella genetica che è riuscito a recuperare nel territorio regionale 40 ecotipi di luppolo, pianta a fiore che nasce in maniera spontanea in Umbria. Un progetto di ricerca in cui è centrale il tema dell’innovazione e della sostenibilità (economica, sociale e ambientale) e che sta creando nuove varietà a base genetica italiana per un prodotto di eccellenza. Il luppolo – oltre che per la produzione di prodotti medicinali e cosmetici, di cooking e preparati alimentari, di floricoltura e vivaismo, per alimentazione animale e allevamento – è infatti un ingrediente fondamentale nella produzione brassicola artigianale e industriale. La rivoluzione del gusto della birra, soprattutto artigianale, si può quindi ora arricchire di un nuovo ingrediente di alta qualità, a chilometro zero e al 100% umbro e italiano.

 

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Massimo Prandi
Info autore

Massimo Prandi

Un Albese cresciuto tra i tini di fermentazione di vino, birra e… non solo! Sono enologo e tecnologo alimentare, più per vocazione che per professione. Amo lavorare nelle cantine e nei birrifici, sperimentare nuove possibilità, insegnare (ad oggi sono docente al corso biennale “Mastro birraio” di Torino e docente di area tecnica presso l’IIS Umberto Primo – la celeberrima Scuola Enologica di Alba) e comunicare con passione e rigore scientifico tutto ciò che riguarda il mio lavoro. Grazie ad un po’ di gavetta e qualche delusione nella divulgazione sul web, ma soprattutto alla comune passione e dedizione di tanti amici che amano la birra, ho gettato le basi per far nascere e crescere questo portale. Non posso descrivere quante soddisfazioni mi dona! Ma non solo, sono impegnato nell’avvio di un birrificio agricolo con produzione delle materie prime (cereali e luppoli) e trasformazione completamente a filiera aziendale (maltazione compresa): presto ne sentirete parlare!