Numero 52/2023

27 Dicembre 2023

Nasce “Radirò”, la prima birra al radicchio del Polesine

Nasce “Radirò”, la prima birra al radicchio del Polesine

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Stefano Oliviero, ex rugbista con una lunga storia nella squadra del Rovigo, presenta la sua ultima creazione: “Radiro”, una birra amara con quattro varietà di radicchio, tra cui il pregiato “Rosa di Lusia”. Questa birra speciale è l’ultima aggiunta al marchio Vojo, creato da Oliviero in collaborazione con l’azienda di sementi Incao di Lusia. La “Radiro” è pensata per celebrare il ricco patrimonio del Polesine, ricco di storie, sapori e risorse.

Oliviero, ex giocatore di rugby con lunghi trascorsi nella squadra del Rovigo, lancia la sfida a Treviso con la sua birra al radicchio, ma del Polesine. Un settore di nicchia, nel territorio rodigino, ma che vanta alcune pregiate tipologie come il fiore rosa dell’inverno coltivato a Lusia, coltivato in “busa” come negli anni Cinquanta, dal sapore fresco e delicato. “È una birra un po’ amarotica ad alta gradazione – racconta Oliviero, 39 anni, che fa parte dei Giovani di Confagricoltura Rovigo -, che lancerò nei prossimi giorni in prossimità delle feste natalizie. È un prodotto totalmente local, come quelli che connotano la mia azienda, prodotta con l’orzo e il luppolo dell’azienda agricola di famiglia Il Turrione e l’aggiunta dei radicchi. Mi piace l’idea di sviluppare prodotti innovativi, con la collaborazione di aziende agricole polesane, perché solo chi sperimenta può vincere la competizione, molto alta nel settore dei birrifici artigianali. La mia azienda è una fucina di idee, interazione e formazione”.

Diplomato all’istituto agrario, Oliviero vanta un passato intenso con il rugby: nelle giovanili del Rovigo ha vinto lo scudetto con l’under 19 e l’under 21, per poi approdare in prima squadra e ritirarsi, infine, per problemi conseguenti all’operazio

ne al legamento crociato. Fu durante una trasferta in Inghilterra che scoprì l’affascinante universo delle birre artigianali. “Inizialmente ho intrapreso percorsi diversi dall’attività agricola familiare – racconta -. Per anni ho lavorato in un’azienda nel controllo qualità e come responsabile della produzione. La svolta è arrivata durante il lockdown, quando ho deciso di approfondire la mia passione per la birra artigianale con un corso per mastro birraio. Nel 2021 ho lanciato il marchio Vojo, dopo aver camperizzato un furgone per andare a produrre la birra in giro. Poi il salto di qualità: ho ristrutturato un magazzino e acquistato i primi macchinari per produrre la birra agricola con i miei prodotti.

Il 18 ottobre 2022 è nata la pale ale Vojo Osare, così chiamata perché bisogna credere nei propri sogni se si vuole che il lavoro diventi il gioco più appassionante della vita”. Oggi il mastro birraio produce cinque birre da un ettaro di campi a orzo e luppolo: dopo Vojo Osare, sono arrivate Vojo Stufarmi, birra affumicata dal sentore di speck e Opà, brown ale dedicata al padre Bruno che non c’è più.

Completano la linea due birre stagionali: FraGola, con le fragole di propria produzione e la birra ai radicchi. L’anno prossimo salto a quattro ettari, per soddisfare le richieste che arrivano da tutta Italia.

“Nel 2022 ho prodotto 220 ettolitri di birra, venduta a locali polesani e veneti e spillata nella Tap Room – spiega -, ricavata nelle ex stalle della fattoria dove, da marzo a settembre, si può degustare la birra abbinata a prodotti della campagna. L’azienda è a conduzione familiare. Al mio fianco c’è mamma Luisa, “il pilastro della famiglia”, oltre a mia moglie Giulia e ai miei figli Emma e Riccardo. Nei campi, oltre a orzo, frumento e luppolo, si coltivano ortaggi e frutta. Tanti altri progetti bollono in pentola, come corsi ed eventi e una nuova birra speciale che lancerò il 18 febbraio prossimo, giorno del mio quarantesimo compleanno. In primavera aprirò un agriturismo: siamo già fattoria didattica, ma vogliamo partire con la ristorazione”. Secondo i dati di Unionbirrai sono oltre 1.300 i birrifici artigianali.

“Sono sempre di più le aziende agricole che decidono di diversificare la produzione, producendo birra con quello che coltivano nei propri terreni – sottolinea Francesco Longhi, giovane agricoltore polesano e presidente dei Giovani di Confagricoltura Veneto -. Sono tanti i giovani imprenditori agricoli che trasformano la loro passione per la birra in un’attività di successo, efficiente e sostenibile, soprattutto in Veneto, come dimostra un’indagine di microbirrifici.org. E anche in Polesine il fenomeno è in crescita”.

 

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