Numero 47/2022
21 Novembre 2022
Peroni dovrà bloccare la produzione della “Birra Napoli”
Una veste decisamente ammiccante e la promessa dell’utilizzo di prodotti di origine campana, così qualche anno fa Peroni mise sul mercato la sua “Birra Napoli”, per omaggiare, si disse, il suo legame con la città partenopea. Ma ora deve bloccarne la produzione.
Peccato, infatti, che quel legame si sia scisso decenni fa, quando il marchio Peroni fu acquistato dalla sudafricana SabMiller e poi ceduto ai giapponesi di Asahi Breweries, dopo aver smantellato, ancora decenni addietro (siamo negli anni ’50) le birrerie che erano sorte proprio a Napoli e spostare la produzione a Milano.
È per questo che “Birra Napoli” non è mai piaciuta, colpevole di “vendere” un rapporto d’affetto che nella realtà non c’è, in una sorta di pubblicità ingannevole e di concorrenza sleale, esattamente come è accaduto con Heineken e Birra Messina. Nel mirino, ad esempio, è finito la frase “Birra Napoli. Partenopea come te”.
Secondo i piccoli produttori campani, insomma, per pubblicizzare “Birra Napoli” la Peroni ha usato slogan fuorvianti che creano concorrenza sleale e a scatenare l’ira di chi protesta quando uscì il prodotto fu il fatto che non era nemmeno realizzato né a Napoli, né in Campania.
E non solo: come dichiarò Fabio Ditto, ideatore e promotore del micro birrificio KBirr con stabilimento a Giugliano in Campania e 5 dipendenti diretti, la “Birra Napoli è prodotta a Roma ma sulla etichetta è scritto a caratteri microscopici, nessuno se ne accorge”.
Fu allora che lo stesso Ditto decise di muovere causa contro il colosso Birra Peroni e, oggi, non si è arrivati a una sentenza ma a una decisione frutto di un accordo: Asahi ha ammesso di avere torto e blocca la sua produzione fino al 2025.
“Una vittoria di Pirro“, dice Fabio Ditto in un post, ma vediamo il lato positivo: questo la dice la lunga su tutte le sue ragioni.
Ben venga, in ogni caso, e potere ai piccoli artigiani che portano avanti i valori dei loro territori.