Numero 14/2021
7 Aprile 2021
Rilevazioni IRI: 2020 di crescita per i consumi di birra in Italia. La GDO ed il web vincono
Nonostante le chiusure, c’è stata un’impennata da record: il 2020 è stato un anno da “guinness”. Pare infatti che per la prima volta le vendite nella distribuzione abbiano superato la soglia di due miliardi di euro.
Nel 2019 le vendite dettaglio erano aumentate del 3%, mentre tra gennaio e dicembre 2020 la curva delle vendite di birra in Italia è triplicata raggiungendo un risultato a due cifre (+10,7%), come rivela l’Iri (Istituto per la Ricostruzione Industriale).
Ovviamente questo si deve principalmente alla chiusura di bar e ristoranti, risultato delle varie restrizioni alla circolazione, che ha inevitabilmente indirizzato i consumi principalmente verso le mura domestiche e ha rivitalizzato gli acquisti, cresciuti in modo importante anche nei volumi (+9%), arrivati a oltre 11 milioni di ettolitri. Dunque, anche in un anno anomalo e difficile com’è stato il 2020, la birra ha accresciuto la sua centralità ed è stata al centro tra i consumi maggiori da parte della clientela.
Se la grande distribuzione da parte delle aziende produttrici naturalmente avanza, l’aumento delle vendite al dettaglio però non ha favorito tutti, come emerge dal servizio di misurazione Iri Grossisti Bevande. Il risultato più negativo è stato quello dei grossisti, che nel 2020 hanno perso quasi il 36% del giro d’affari realizzato con le birre e dei volumi venduti.
L’aumento vendita di birra più significativo, in termini di guadagno commerciale, lo hanno avuto supermercati, ipermercati e discount (questi ultimi veri motori della crescita di birra in Italia, con un aumento del 15,7% delle quantità vendute nel 2020).
Oltre il 42% delle quantità messe nel carrello rientra nella categoria standard, che ha generato 759 milioni di euro di sell-out (cioè di vendita al dettaglio) , il 9,5% più che nel 2019.
Poi troviamo una percentuale, quella del 16% che ci offre invece una lettura riguardante un nuovo fenomeno commerciale legato alla vendite, cioè quello delle special beer. Ci si riferisce a tipologie come le ale (Scotch Ale, American Pale Ale e India Pale Ale, Imperial Stout, Barley wine, Golden Ale, blonde Ale) o magari le lager (Pilsner, Helles, Dortmunder, Bock). A ogni modo la vendita di special beer è il vero fenomeno del momento.
Nel 2020 questa tipologia di birre in Italia ha generato il 19% di vendite in più rispetto ai 12 mesi precedenti, arrivando a 568 milioni di euro e consolidandosi come secondo segmento dell’universo birra (27,7% di quota a valore).
Anche le quantità del consumo di birra in Italia sono aumentate allo stesso ritmo e, oggi, le speciali rappresentano il 16,4% di tutte le birre vendute nella GDO (grande distribuzione organizzata).
Il 2020 ha visto crescere anche gli altri settori, in particolare le cosidette saving (+7,1%) e le sophistication (+5,9%), che hanno un prezzo al litro leggermente superiore. Nota positiva anche per le beer mix (+3,9%) e le birre analcoliche e light (+4,9%).
I bevitori di birra tendono inoltre a navigare sui siti online specializzati. Anche se non sono così diffusi come i siti online specializzati in vini e liquori, queste realtà sono influenti per i produttori di birra e rappresentano uno sbocco di vendita in crescita, sia per il settore artigianale che per i brand industriali.