Numero 20/2019
13 Maggio 2019
Semedorato, l’inaspettato birrificio industriale a Sommatino
Tratto da La birra nel mondo, Volume IV, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Birrificio, in provincia di Caltanissetta, sorto nel 2014.
Francesco Indorato, diplomatosi da ragioniere, lavorò, prima, presso uno studio di consulenza, poi, in un’azienda edile come consulente tecnico-commerciale. Insomma aveva acquisito una sufficiente esperienza imprenditoriale. Contemporaneamente, si era da sempre adoperato per lo sviluppo dell’azienda di famiglia che, guarda caso, produceva cereali e, tra essi, l’orzo. Prima o dopo, doveva insomma scoccare la scintilla.
Costituì la società con il fratello Carmelo e i nipoti Toni Scalia e Calogero Fonti; attinse per il finanziamento ai Fondi Europei e assunse l’espertissimo mastro birraio bellunese Amelio Giust, stabilitosi da qualche anno a Sommatino con la famiglia. Affidò invece a Egidio Gravagna l’impegnativa direzione commerciale.
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Inizialmente la fabbrica disponeva, all’interno, di una sala degustazione con stuzzicheria, e non solo. Vi si potevano organizzare convegni, meeting, incontri aziendali; mentre tutti e quattro i soci operavano stage per gli appassionati e intenditori di birra.
Poi, la domanda in continua crescita da mercati, non solo italiani, anche esteri (Francia, Paesi Bassi, Regno Unito, Costa Rica, Canada, Stati Uniti), richiese ampliamenti sia strutturali che produttivi; e gli impegni aziendali si concentrarono sulla fabbricazione della birra, col sacrificio inevitabile della parallela attività d’intrattenimento e culturale.
Infine, a maggio 2019, l’annuncio dell’immissione in commercio del “gioiello” di casa Semedorato, al quale si stava lavorando da tempo, sotto l’influenza ormai dilagante della Craft Beer Revolution, Himera.
Chiaramente, con una referenza di tal fatta, la produzione è destinata ad andare ben lontano dagli attuali 50 mila ettolitri annui.
Semedorato Premium, premium lager di colore giallo paglierino (g.a. 5%). Con l’effervescenza media, si produce una schiuma bianca a grana media, ricca, compatta, persistente. L’olfatto eroga gradevoli aromi di malto, cui tengono dietro fieno, agrumi, erba appena falciata, paglia, miele d’arancio, vaniglia; intanto che dal sottofondo spira un tenue sentore erbaceo e pungente di luppolo floreale. Il corpo medio tende al leggero, in una consistenza squisitamente acquosa. Benché a malapena percettibile, l’amarore del rampicante suggestiona la morbida amabilità del cereale, almeno fin verso la metà del percorso gustativo di media durata; poi si compone un discreto equilibrio, e ci si avvia piacevolmente verso un corto finale, secco, pulito, di straordinaria freschezza. Un po’ di malto dolce sembra voler riemergere nella sfuggente persistenza retrolfattiva, ma non trova il tempo per farlo.
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Semedorato Summa, vesione più leggera della precedente, dello stesso colore e con la solita carbonazione di media intensità (g.a. 4,7%). Presenta una spuma bianca, sottile, vaporosa, di eccellente tenuta e aderenza; aroma dolce di malto, con accenno di caramello e granulosità, luppolo agrumato in sottofondo e una sfumatura di erbe appena colte; corpo leggero, e di scorrevolissima consistenza acquosa; gusto pieno di malto, con note dolci di vaniglia e amare di luppolo più terroso che legnoso; finale agrumato, erbaceo e con un ricordo di mela verde; sfuggente retrolfatto che esprime meglio l’amarore tramite suggestioni di paglia secca.
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Golden Seed, doppelbock di colore ambrato (g.a. 7%). La carbonazione è abbastanza contenuta; la schiuma beige chiaro, sottile, compatta. cremosa e di sufficiente stabilità. L’aroma si schiude forte, pulito e ben distinto di malto, con qualche sfumatura caramellata; mentre, dal fondo, incipienti sentori di cereali, frutti a bacca rossa, cioccolato e liquirizia finiscono per “bussare” energicamente. Il corpo medio presenta la classica consistenza a chiazza di petrolio che, comunque, non intralcia la scorrevolezza della bevuta. Il gusto defluisce all’insegna della frutta, del caramello, delle tostature, tenuto perfettamente in equilibrio dal morbido amarognolo di un luppolo a base di erbe. La corsa, più che regolare, si esaurisce in una croccante secchezza ripulente. Il retrolfatto ha discreta persistenza, ed esala piacevoli suggestioni di caramello dall’accento affumicato e avvolte in un delicato alone etilico.
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Semedorato Himera, special lager artigianale di colore giallo dorato e dall’aspetto lievemente intorbidato dai sedimenti di lievito (g.a. 6%). La carbonazione si mantiene nei limiti canonici della lager. La schiuma bianca sgorga ampia, densa, pannosa, tenace e lasciando una bella trina alle pareti del bicchiere. L’intensità olfattiva non è elevata, ma sicuramente gradevole nella finezza di profumi provenienti dalla frutta tropicale, dai fiori di campo, da un freschissimo luppolo agrumato. Il corpo medio ha la tipica consistenza watery, capace di rendere scorrevole e appagante la bevuta. Il sapore, dolce di malto e polpa d’arancia in anticipo, accoglie volentieri le note centrali di fiori, erbe, frutta acerba; e tutto l’insieme si avvia languidamente in un territorio non così gradito, quello di un amarore resinoso, purtroppo indispensabile per l’equilibrio di una birra di razza. Da parte sua, l’alcol deve rispettare i doveri imposti dall’etica tipologica: irrobustire, infervorare il percoso senza infastidire. Anche la secchezza del finale può non risultare tanto piacevole, con quel senso di lieve astringenza che si porta dietro. Ma basta saper attendere le sensazioni del retrolfatto, non certo lungo, però carico di delizie, dai mirtilli alle more, dalla melagrana alla papaia, dalla liquirizia alla curcuma.