Numero 24/2018
11 Giugno 2018
Birrificare con gli impianti All in one: vantaggi e criticità
Negli ultimi tempi gli impianti “all in one” stanno prendendo il sopravvento e dominando la scena del mercato dell’impiantistica per homebrewer.
Ma cosa significa, innanzitutto, impianto “all in one”? Semplicemente si tratta di un dispositivo che, grazie alla particolare forma costruttiva, al riscaldamento governato mediante centralina elettronica e la dotazione di sistemi di pompaggio consentono di ridurre ad un unico tino di ammostamento tutte le operazioni di brassatura con tecnica all-grain.
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In realtà è molto semplice desumere, come, essendo impianti “tutto in uno” consentano un notevole risparmio in termini di spazio e molto tempo a livello di pulizia e gestione della cotta. Per fare birra quindi grazie a questi sistemi non è più necessario rivoluzionare case per la giornata della cotta, oppure dedicare uno spazio specifico al birrificio domestico. Inoltre, grazie alla possibilità di gestire l’acqua di sparge, anche con una pentola esterna (soluzione non indispensabile se si decide di utilizzare tutta l’acqua in bollitura) si può arrivare alla produzione di volumi piuttosto grandi di mosto a partire da attrezzatura veramente ridotta.
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Questi impianti, inoltre, dispongono di un controller che permette di lavorare in manuale o in automatico, in pratica si impostano le temperature di ammostamento e si procede per tutta la durata del mash. Le differenze tra le due modalità sono evidenti: in manuale si imposta la temperatura dell’acqua per ciscun step, mentre in automatico la si imposta inizialmente fino al mash out; tra l’altro in automatico si possono inserire gli allarmi per avvisare anche quando è il momento di inserire i luppoli nelle varie gettate.
Insomma, lavorare in automatico risulta una importante guida soprattutto per gli homebrewers meno esperti.
Finito l’ammostamento la separazione delle trebbie avviene sfruttando un cestello forato interno, che a mo’ di scolapasta contiene i grani; successivamente si lavano le trebbie con l’acqua di sparge scaldata a 78 gradi nell’altra pentola (sempre che si desideri svolgere tale operazione). La grandissima comodità è che durate tutto questo processo si ha il tempo di fare altro perché grazie al controller, la tenuta costante di temperatura è gestita automaticamente e precisamente, grazie anche alla pompa per il ricircolo e al sistema di filtraggio si ha anche un mosto ben pulito, sia in mash che in boil.
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Un altro vantaggio non indifferente è la diminuzione dei prezzi di tali sistemi, che consentono a sempre più appassionati di avvicinarsi alla produzione all grain, senza dover ricorrere ad investimenti importanti.
Ma a fronte dei tanti vantaggi elencati, esistono molti punti critici: in primo luogo l’efficacia del mescolamento del mosto, non sempre ottimale, il rischio di impaccamento alla base per il compattamento delle farine dei malti, l’efficienza non sempre ottimale delle pompe e la difficoltà di pulizia e manutenzione di molte piccole parti non ispezionabili. Inoltre, soprattutto per gli impianti di marchi meno affermati sul mercato, in caso di guasto si rimane senza impianto per tutta la durata dell’assistenza, che talvolta può essere anche molto lunga.
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A ogni domozimurgo la scelta… la certezza di base è che a fronte della semplificazione dell’intero processo grazie a questi gioielli della tecnologia dell’homebrewing, non si può prescindere mai dallo studio e dalla pianificazione della cotta: è doveroso che ogni homebrower sappia cosa stia facendo, in ogni fase dell’ammostamento e della fermentazione, viceversa, nonostante le attrezzature sofisticate, i risultati possono essere molto lontani dalle aspettative!