Numero 16/2020
16 Aprile 2020
L’esperienza fa la differenza
Albert Einstein diceva che “la sola fonte di conoscenza è l’esperienza “, ovvero che il modo migliore per imparare non è solo studiare, ma fare tanta pratica.
Siamo tutti consapevoli del fatto che la vita vera non è racchiusa nei libri di testo e che per conoscere davvero bisogna rimboccarsi le maniche.
Ogni homebrewer quando ha dovuto passare da una tecnica all’altra, avrà avuto momenti di insicurezza, dubbi, forse paura. Questo di solito accade a diverse persone, in svariati i settori e momenti della vita, quando si lascia la strada vecchia per la nuova.
La mancanza di risposte può comportare stati di pessimismo tali per cui, anziché andare avanti, ci si interroga per capire cosa fare. Si inizia a chiedere suggerimenti e consigli. Come è inevitabile che sia ognuno dirà la sua, in modo più o meno chiaro, prolisso o sintetico. Ma la scelta finale spetta a voi. Se andrete dietro a tutti non partirete mai.
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Tutto questo per dire cosa? Che in un processo di crescita che porti a rafforzare certezze, secondo me, bisogna studiare e fare pratica, senza avere paura di sbagliare. Chi è portato a fare l’analisi dei rischi, può facilmente intuire che non sarà la morte se la cotta va male o il prodotto finale non è come ci aspettavamo.
Nei miei anni di cotte, le ho provate tutte. Iniziando con gli estratti luppolati e non, estratti con grani, fino ad arrivare all’all grain nelle modalità tre tini, Biab e AIO. Per ognuna di queste tecniche produttive mi sono sempre documentato e fatto prove, rilievi, cotte pilota. Alcune disastrose e altre soddisfacenti. Alcune sono filate lisce come l’olio, altre mi hanno fatto pensare alla via Crucis.
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Sono della scuola di pensiero che provare va bene, ma con “birra salis”. Solo così potrai sapere ad esempio, come affrontare il problema del gorgogliatore intasato da eruzioni vulcaniche, derivanti da overpitching di lievito affamato che mangerebbe tutto il fermentatore. Passi cosi in modalità blow off, attingendo ad una bottiglia di acqua ch tua figlia sta usando per dissetarsi. Ci inserisci una tubo di gomma per alimenti, rubato a tuo figlio che lo avrebbe dovuto usare per una provetta, e si riparte fiduciosi.
Oppure quando la pompa si intasa e non puoi fare in scioltezza il ricircolo. Per cui ti rimbocchi le maniche, indossi i guanti di amianto, togli il primo filtro del cestello, tagli le trebbie ad “X” senza disturbare il loro letto su cui sono adagiate, risistemi il tutto, e come maga Magò, inizi a mescolare il mosto in mash per tentare di migliorare l’efficienza.
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O ancora quella volta in cui il troppo pieno era veramente troppo pieno (stavo testando la massima capacità del mio AIO). I grani, liberi di girovagare nel “mare mostum”, passarono per i fori in cui agganciare la maniglia di sollevamento del cestello, riversandosi nella caldaia sotto il dead space. Effetto collaterale fu che il malto ostruiva il foro di pescaggio della pompa e il filtro bazooka. Per sbloccare la pompa avevo risolto praticando una sorta di “respirazione bocca a bocca con il tubo di pescaggio”. Mentre collegando un tubo di gomma al rubinetto di scarico, iniziai una sorta di massaggio cardiaco in modo da creare “vuoti d’aria” che liberassero la rete del filtro.
Insomma amici miei hombrewers alle prime armi. Provate, fate dei test, familiarizzate con il vostro impianto e le varie tecniche. Acquisiste sicurezza ed esperienza perché…”nessuno nasce imparato”
Tutto aiuta.