Numero 48/2017
28 Novembre 2017
Un viaggio alla scoperta di… Stradaregina!
Quando sentiamo parlare di Lambic, abbiamo due diverse possibilità di collegamento. La prima è l’immediato pensiero a Jean-Pierre Cantillon, alla più storica brasserie produttrice di sour ale.
Nel secondo caso pensiamo ad un birrificio che nasce nel 2011 tra le campagne pavesi, a Vigevano per l’esattezza, dalla mente di Alessio Sabatini e Andrea Branchini, i due birrai che sulla produzione di pseudo-Lambic hanno creduto molto fin dal principio, complice oltre che il gusto personale di entrambi, la speranza di portare sul mercato più giovane un prodotto specifico in grado di comunicare un tipo diverso di bevuta.
La visita in birrificio inizia calorosamente, con un profumo biscottato che va a ricordarmi vagamente parte dell’aroma della Pin Hop, un American Pale Ale che avevo avuto la fortuna di provare pochi giorni prima.
Lo sguardo, e l’attenzione si concentrano sull’interessante quantità, ma anche varietà di barrique presenti, che fanno in modo di azzardare quel paragone, tanto temuto, che nasce spontaneamente.
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Alessio partiamo dal principio, quali sono gli stili che più vi interessa produrre?
Le produzioni vogliono abbracciare diversi stili, non solo sour come si può facilmente pensare, partiamo da tipologie più delicate e di nicchia fino ad arrivare alle più convenzionali, come può essere una tripel o una double IPA.
Per quanto riguarda le sour, come avviene la maturazione ed il concepimento del prodotto finito?
Il pseudo-Lambic, come il Lambic, in genere ha bisogno di riposare in botti, nel nostro caso si parla di tipologie di legni differenti che permettono traspirazioni diverse a seconda di cosa mettiamo a maturare. Dopo circa due anni di invecchiamento studiamo la combinazione di blend che poi sarà messo sul mercato.
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Viene spontaneo pensare a come si faccia ad evitare contaminazioni ed infezioni al di sopra della norma nel periodo di maturazione…
Breve premessa, è ovvio che si faccia attenzione ai classici processi di HACCP, lavorare con barrique e di conseguenza birre tendenzialmente acide, e pensare di escludere completamente la contaminazione di un Brettanomyces un Lactobacillus o un Pediococcus potrebbe risultare un utopia. Iniziamo col fare una distinzione tra infezioni e contaminazioni che rischiano di rovinare anni di lavoro. Non escludiamo che possa avvenire una leggera contaminazione di Brett in un determinato prodotto, consideriamo che possa essere però attenuato e quindi risultare altresì impercettibile sul prodotto finito.
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Ho notato che a maturare in barrique c’è anche un IPA, puoi dirmi qualcosa in più?
Esatto, è un IPA che matura in botti usate precedentemente per delle Geuze e puntiamo sul metodo di conservazione naturale delle IPA, cioè come sono state concepite inizialmente, con lo sfruttamento del dry hopping direttamente in botte, andando così ad emulare l’origine di questo stile.
Arrivati a questo punto vogliamo sapere dove bere al meglio le vostre produzioni, è in progetto l’apertura di un tap room?
Bella domanda, solitamente permettiamo al pubblico di entrare a visitare il birrificio almeno una volta l’anno, essendo una procedura piuttosto impegnativa è ovvio che ci stiamo attivando per aprire un nostro locale, ma per adesso il progetto è da intendersi sospeso per molte ragioni.
La sete inizia a prendere il sopravvento e nel mentre viene stappata una prima bottiglia di pseudo Lambic con aggiunta di Ribes nero.
Siamo in grado di riconoscere la presenza del Ribes nel pieno dei suoi riflessi violacei, che si notano facilmente in una birra dal colore rosso acceso. Al naso un aroma delicato e poco pungente invita un primo sorso che si dimostra molto più invasivo del previsto, dominando con l’esplosione del Ribes e la sua secchezza, che accenna ad una complessità da invidia con lo scaldarsi della temperatura.
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Stavamo appunto parlando di Belgio quando Alessio decide di tentare una bevuta più convenzionale, una Tripel per l’esattezza
Un ottima schiuma persistente, dalle leggere note di banana matura accompagnano i primi sorsi, caratterizzati da un ottima sensazione di frutta secca, che come le migliori mandorle e noci insegnano, la secchezza costringe un immediato sorso/manciata.
La visita si conclude con pieno spirito di gratitudine verso un birrificio che si dimostra vivo e caloroso, come da primo impatto d’altronde.
Mi sento personalmente di azzardare quel paragone tanto temuto, al quale ho più volte fatto riferimento, consapevole del fatto che c’è molta strada da fare prima di confermare quanto detto, auguro il meglio a quello che il Lombardia Beer Fest ha dichiarato Miglior birrificio lombardo.
Maggiori informazioni: www.birrificiostradaregina.weebly.com