Numero 42/2017
21 Ottobre 2017
I Contrabbandieri di Birra: Capitolo 53
L’accampamento era avvolto da una irreale atmosfera.
L’anima del luogo e dei suoi abitanti era divisa, letteralmente spaccata in due.
Da una parte vi era la voglia di festeggiare per la grande vittoria riportata, il salvataggio dell’intera famiglia del “Pera”, dall’altra parte, il lutto ed il cordoglio per la morte del loro leader.
Il capo… l’ex-capo dei partigiani locali, era stato lavato e vestito ed ora giaceva nel centro della piazza, su di una specie di palco allestito per lui.
I suoi devoti seguaci avevano tanto insistito perché quella specie di camera ardente fosse proprio lì, dove aveva parlato alla sua gente da sempre…
Dove aveva tenuto il suo ultimo discorso…
Dove, una volta ancora, aveva infervorato gli animi…
Dove lo aveva fatto per l’ultima volta.
Mentre la gente in processione porgeva il proprio umile e sincero, ultimo saluto, le litanie delle persone che recitavano il “rosario” rendevano,se fosse stato possibile, più cupa l’atmosfera.
Beatrice era accanto al suo amato, il viso paonazzo egli occhi gonfi.
Giuseppe la vide.
Lei era visibilmente distrutta.
L’amava veramente.
I singhiozzi di lei, sarebbero stati accompagnati da calde lacrime sgorganti dagli occhi… se solo ne avesse ancora avute.
La litania che continuava a permeare l’aria, a parer di Giuseppe era veramente, incommensurabilmente, noiosa ed inutile.
Solo un suono spezzava ad intervalli irregolari quella frustrante monotonia.
TING!
TING!
TING!
Il suono acuto si imponeva, quasi gioioso.
Nessuno si permetteva di interrompere chi stava producendo quel suono.
Tutti ne erano infastiditi,in vero…
Ma nessuno considerava indisponente quella vibrazione.
Era il suono tipico di del metallo che scalfiva la pietra.
Giuseppe decise di abbandonare i pellegrini che andavano a rendere omaggio al proprio capo caduto.
Si diresse, invece, verso il luogo dal quale proveniva quello stridio metallico.
Un uomo, un anziano sulla settantina, era intento, martello e scalpello a lavorare una pietra.
Granitica, sicuramente…
Dura e duratura.
Gli Eoni e le intemperie avrebbero impiegato secoli per corrompere e per rendere illeggibili quei segni che, con tanta cura e perizia, l’uomo stava tracciando sulla pietra.
Face per andare da lui.
Lesse ciò che il vecchio stava incidendo:
“Giovanni Saltafossi”
Nomee cognome di quell’uomo.
Lo stesso che lui aveva salvato.
Lo stesso che, per anni, aveva fatto l’amore con la donna che ancora amava.
Lo stesso di cui non era riuscito a ricordare il nome, neppure in punto di morte.
Sorrise, quasi d’istinto.
Ma il suo non era un sorriso di scherno nei confronti di un morto…
«Vedo che sei l’unico che sorride in questo giorno, bravo! Complimenti!» era Beatrice, che era comparsa quasi come un fantasma alle sue spalle.
«No, credimi… non era un sorriso di gioia…»
«Io non sorrido per tristezza… »
«Davvero, Beatrice… comunque… tu come stai?»
«Secondo te?»
«Lo immagino… ma sai… era una domanda di cortesia…»
«Che pensiero gentile! Ed è la stessa cortesia che ti fa ridere di fronte ad una lapide?»
«Per l’ultima volta…»
«Oh, smettila! Dillo che eri geloso di lui! Dillo che sei contento che sia morto! Dillo che mi vuoi ancora e che hai architettato il piano alla piazza nella speranza che lui morisse! Ma ti dico una cosa: sei una carogna e non mi avrai mai più! Subdolo bastardo manipolatore!» lei inveì su di lui, colpendolo con i propri pugni sul petto.
Le lacrime avevano iniziato a scorrere nuovamente sul viso di lei.
Lui, dopo qualche istante, le afferrò i polsi:
«L’ho sempre invidiato, non posso negarlo! Vorrei che non fosse così, ma ti amo ancora! Nonostante tutto e tutti! Ma non pensare neppure per un istante che iopossa aver architettato un piano per uccidere un mio rivale, facendo cadere la colpa su dei fascisti morti! Lo sai quanta gente ho ucciso nella mia vita, da quando sono finito dietro le sbarre? Ho superato la decina… di gran lunga! Se lo avessi voluto morto, ti assicuro che lo avrei ucciso con le mie mani! Magari lo avrei fatto per ottenere il perdono dei gerarchi per poter tornare ad una vita normale! Invece no! SONO QUI, HO RISCHIATO LA VITA CON LUIESONO ANCORA QUI A COMBATTERE PER IL SUO IDEALE CHE ORA E’ANCHE ILMIO!» urlò.
Lei, colpita da quelle parole, smise di piangere e di singhiozzare.
Lui proseguì:
«Lo invidiavo, lo ho anche odiato, a tratti…soprattutto quando sentivo, passando davanti alla vostra baracca, i tuoi gemiti, quelli che una volta ti procuravo io…. Ma, in un modo che pare strano perfino a me, lo rispettavo. E sono fortemente addolorato per la tua perdita che, oggi, posso dire anche un po’ mia! È tutto chiaro?»
«E allora, dimmi… perché sorridevi?»
«Vuoi la verità?»
«Sì, ti prego!»
«L’ho sempre chiamato Compagno, oppure “ehi, biondo”… la verità è che… non ricordavo il suo nome…»
Un attimo di silenzio…
Poi i due scoppiarono a ridere di gusto!
Una risata fragorosa che interruppe le attività tipiche del lutto…
Il sodalizio, l’amicizia tra i due era realmente rinata!
Non dal loro precedente dialogo, non durante i mesi di “buon vicinato” nell’accampamento…
Era rinata in quel momento, in quel triste, doloroso e strano momento.
La morte è parte della vita… e la vita, da ché mondo e mondo, non si arrende mai alla morte.