Numero 19/2016
11 Maggio 2016
AB Inbev e Birra del Borgo: la visione di Simon Wuestenberg, country director della multinazionale belga
Il recente matrimonio tra Birra del Borgo e la multinazionale AB InBev, proprietaria di marchi come Corona, Beck’s e Budweiser solo per citarne alcuni, ha destabilizzato non poco l’ambiente delle birre artigianali. Tante le reazioni degli addetti ai lavori, molteplici le interviste al mastro birraio Leonardo di Vincenzo, tutte quante con un interrogativo comune: come cambierà il birrificio ora che a gestirlo sarà una grande multinazionale?
Abbiamo provato a rivolgere questa ed altre domande a Simon Wuestenberg, country director di AB InBev, per comprendere le motivazioni che hanno portato a questo matrimonio, approfittando dell’occasione per investigare come una grande multinazionale giudichi il movimento craft in Italia.
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Simon Wuestenberg, quali sono le ragioni che hanno portato un colosso mondiale della birra ad acquisire Birra del Borgo?
«Nel mercato italiano AB InBev ha un ruolo di primo piano grazie ad un portafoglio che affianca a marchi affermati come Beck’s e Corona a birre speciali come Leffe o Hoegaarden. Ci piaceva l’opportunità di arricchire il portafoglio con una birra italiana ed ovviamente ci siamo rivolti al mondo craft, individuato in Birra del Borgo il partner perfetto. Conosco Leonardo Di Vincenzo da diverso tempo e grazie a questo ottimo rapporto sono nate le basi per la partnership che permetterà a Birra del Borgo di svilupparsi in tutta autonomia con il nostro sostegno.»
La domanda che tutti gli affezionati di Birra del Borgo si stanno facendo è chiaramente come cambierà questo birrificio da domani. Da un punto di vista produttivo che apporto darà Ab InBev? Da un punto di vista della distribuzione, Birra del Borgo entrerà nella vostra rete?
«La partnership ha come obiettivo sostenere la crescita del birrificio sia dal punto di vista del capitale, ma anche scientifico, tecnologico e sicuramente distributivo. Leonardo avrà comunque una sua autonomia, ma potrà in ogni momento confrontarsi con gli altri mastri birrai per continuare il suo progetto mantenendo la sua filosofia. Siamo due aziende separate che lavoreranno in collaborazione. Al momento non abbiamo concordato in toto come gestire temi come la distribuzione, ma il fatto che Leonardo rimanga amministratore delegato lascia a lui la decisione su come utilizzare le risorse di AB InBev. La ragione della partnership è che siamo stati molto colpiti da cosa è riuscito a creare in questi anni. Il nostro è un apporto per continuare questo percorso sia da un punto di vista tecnologico che distributivo.»
Birra del Borgo è certamente un birrificio di eccellenza nel panorama craft italiano però, con caratteristiche leggermente differenti, ne troviamo anche altri altrettanto notevoli e strutturati. Cosa vi ha fatto propendere per questo birrificio?
«Un’acquisizione di questo tipo è legata a diversi fattori come la qualità del prodotto, il tipo di marchio in modo da arricchire il portafoglio attuale, ma anche qualche conoscenza tecnologica in modo da ampliare le nostre. Abbiamo trovato tutto questo nel team di Leonardo. Siamo stati veramente impressionati da quello che Leonardo ha fatto in questi anni, si tratta davvero di una storia imprenditoriale sorprendente. Leonardo ha una visione innovativa per il panorama della birra e questo ci ha colpito molto.»
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AB InBev è una delle più grandi multinazionali al mondo ed ha certamente sott’occhio il panorama craft a livello globale. Il fatto che abbia deciso di investire in Italia in un birrificio artigianale, è un ulteriore segno della qualità delle birre prodotte nel nostro paese?
«Come prima cosa ci tengo a sottolineare come la nostra azienda guarda con grande interesse all’Italia, negli ultimi anni abbiamo raddoppiato la nostra struttura perché riteniamo che ci siano tante opportunità di crescita. La partnership con Birra del Borgo testimonia proprio questa volontà di crescere nel mercato italiano iniziando dal segmento specialty.
Venendo al livello delle birre artigianali, da straniero guardo con grande interesse a quello che ho trovato in Italia: un movimento di assoluto livello, sorretto da una grande cultura, con tanti player eccellenti. La partnership, realizzata in questo modo, è un grande segno di rispetto per il lavoro fatto in questi anni e per l’elevato livello raggiunto. »
Il mercato domestico italiano, paragonato ad altri europei, offre volumi di vendita decisamente inferiori. L’investimento in Birra del Borgo ha anche un’ottica di esportazione per guadagnare quote in mercati più interessanti?
«Birra del Borgo ha già una buona quota di export e certamente continueremo a curare questo aspetto. Il futuro magari aprirà altre opportunità ma il maggior focus rimane il mercato italiano. Attualmente come AB InBev abbiamo circa il 10% di quota di mercato, puntiamo ad incrementarla, ampliando i nostri orizzonti anche verso altri generi di consumatore. »
A febbraio avete venduto Peroni e ad aprile avete acquistato Birra del Borgo. C’è una correlazione tra i due eventi?
«I due eventi non sono correlati. La cessione di Peroni era legata all’acquisizione di SABMiller ed è stata gestita direttamente dalla casa-madre. L’acquisizione di Birra del Borgo è invece legata alla nostra strategia locale in Italia, per aumentare sempre più l’ampiezza della nostra proposta tenendo un’alta qualità. »
Da questa analisi è certamente emerso un certo interesse di AB InBev per questo ecosistema di birre artigianali. Possiamo attenderci qualche altra acquisizione in un futuro prossimo o nel medio termine? Ritenete che qualche vostro concorrente possa fare altrettanto?
«Cosa faremo domani non posso divulgarlo. Sottolineo nuovamente come questo accordo evidenzi ulteriormente la qualità del prodotto craft italiano, che è passato inosservato per un certo periodo, adesso è sotto gli occhi di tutti.»