Numero 29/2020
13 Luglio 2020
Carnia craft beer bike tour!
Una regione, due ruote, tre amici, quattro giorni, cinque birrifici: è questo lo slogan che campeggiava sulla maglietta dei partecipanti al “Carnia craft beer bike tour”, idea di Michele Sambo, in cui ha coinvolto la moglie Luisa e l’amico Alceo. «Erano i giorni appena prima del lockdown – racconta – e, guardandomi attorno nella prospettiva di dover passare del tempo in casa o perlomeno nelle vicinanze, mi sono chiesto che cosa fare per valorizzare il nostro territorio: una regione, il Friuli Venezia Giulia, spesso poco conosciuta anche da chi ci abita».
.
.
Michele ha sfruttato così il lockdown per farsi venire un’idea che unisse le sue due grandi passioni: lo sport e la birra artigianale. Ha pensato così ad un tour tra i birrifici artigianali della Carnia, inizialmente a piedi sfruttando i sentieri che attraversano queste montagne – idea poi scartata per questioni di tempo – e poi in mountain bike. Meno di due mesi dopo la fine della serrata, i nostri tre si sono messi in sella alle biciclette.
.
.
Partenza da Enemonzo il 24 giugno, dal birrificio Casamatta; per poi spostarsi ad Arta Terme, al birrificio Dimont; quindi a Sutrio, al birrificio Bondai; a Sauris, al birrificio Zahre; per finire il 28 giugno a Forni di Sopra, con il birrificio Foglie d’Erba. Un percorso tra strade, sentieri, mulattiere, malghe, rifugi, che ha permesso loro di scoprire – come appunto nelle intenzioni di Michele – non solo le birre, ma anche le bellezze naturali, i sapori e l’ospitalità del territorio.
.
.
«La cosa curiosa – osserva Michele – è che si tratta di posti relativamente vicini a casa, per noi che siamo friulani, e dove al massimo andremmo a fare una gita in giornata, senza alloggiare. Invece così abbiamo scoperto anche tanti luoghi che non conoscevamo: come la sede del Consorzio Boschi Carnia ad Ovaro, che ha 300 anni di storia, e adesso è stata trasformata in un museo del legno con annesso albergo e ristorante».
.
.
Positiva, per quanto diversificata, anche la reazione dei birrai: «Ciascuno ha reagito a suo modo – racconta –, cosa che rispecchia anche la varietà dei loro approcci nel fare la birra: chi ci ha accolti come per una bevuta tra amici, chi più con lo spirito dell’imprenditore che fa conoscere la sua azienda, chi con più entusiasmo e chi con più riservatezza. E in questo credo incarnino anche lo spirito del luogo in cui vivono».
.
.
Michele e compagni hanno tenuto su Facebook, alla pagina Carnia Craft Beer Bike Tour, il diario della loro esperienza. Un format proponibile anche altrove? «Perché no, basti dire che ho già ricevuto manifestazioni di interesse anche da altri birrifici. Ma, al di là di questo, se qualcuno volesse riproporlo per suo conto in altri luoghi non sono certo geloso dell’idea: la birra in questo caso è, e mi si perdoni l’espressione perché non voglio certo sminuirla, solo “la scusa” per scoprire il territorio all’insegna del turismo lento». Michele ha anche altre idee in testa, sempre con questo filo conduttore: non resta che attendere, ed eventualmente mettersi al seguito…