Numero 01/2022

6 Gennaio 2022

Colonia: la città culla della Kölsch e tomba dei Re Magi

Colonia: la città culla della Kölsch  e tomba dei Re Magi

Condividi, stampa o traduci: X

 

Non si sa esattamente se i famosi Re Magi erano tre, quali fossero i loro veri nomi, né da dove venissero. Non si conoscevano neanche prima di arrivare a Gerusalemme. Nel Nuovo Testamento ne troviamo un accenno solo nel Vangelo di Matteo e vagamente nell’Antico Testamento, esattamente nel libro del profeta Isaia. Matteo non indica i loro nomi e nemmeno che fossero tre, ma dice che portarono oro, incenso e mirra e che venivano dall’Oriente seguendo una stella. Non si sa se morirono insieme ma a quanto pare furono sepolti tutti nello stesso luogo perché, secondo la tradizione, i loro resti furono trovati dall’imperatrice Elena, madre di Costantino, sul monte Vaus, identificato con il monte Sabalan, nell’attuale Azerbajan. Qui i Re Magi consacrarono una cappella dedicata a Gesù e lì si sarebbero rincontrati tutti gli anni. Un’altra tradizione dice che i Re Magi tornarono a Gerusalemme dopo la crocifissione e lì sarebbero stati martirizzati. L’imperatrice Elena, Sant’Elena, portò le reliquie dei Re Magi a Santa Sofia di Costantinopoli. Un’altra tradizione del XII secolo ci narra come Eustorgio, successivamente Sant’Eustorgio, nel 343 si recò a Costantinopoli per ricevere la conferma della sua nomina come vescovo di Milano. Se ne tornò non solo confermato vescovo, ma anche con un enorme sarcofago contenente le preziosissime reliquie dei Re Magi che aveva ricevuto in dono dall’imperatore. Il sarcofago era trainato da buoi. Quando arrivarono a Milano i buoi ad un certo punto si impuntarono e non vollero proseguire. Eustorgio quindi capì che le reliquie volevano rimanere in quel posto e abbandonò l’idea di portarle nella cattedrale.

 

La basilica di San Eustorgio di Milano sorge proprio in quel punto. Un capitello raffigurante i buoi che trasportano il sarcofago ci illustra quest’episodio. Il sarcofago fu sistemato in una cappella apposita e le reliquie rimasero lì fino al 1162 anno in cui arrivò Federico Barbarossa e mise a sacco la città, portando con sé le reliquie dei Re Magi come parte del bottino. Per questo motivo poco tempo dopo (1248) iniziarono i lavori di costruzione di nuova cattedrale che andarono avanti per circa sei secoli, ai fini di accogliere i resti sacri. L’enorme arca del secolo XIII dove furono sistemate le famose spoglie si trova tuttora dietro l’altare maggiore del duomo di Colonia. È di legno ed argento dorato, pesa trecento chili e misura circa due metri e mezzo per uno. È probabilmente il più grande sarcofago del mondo.

La conclusione dei lavori di realizzazione della cattedrale, andati avanti fino all’Ottocento, si unisce magicamente con la storia delle birre Kölsch, la cosi detta Birra di Colonia, dalla quale prende il nome Köln. E’ una delle pochissime tipologie di Birra Tedesca ad Alta Fermentazione. Lo sviluppo di questa birra è sicuramente un’invenzione del ventesimo secolo, perchè effettivamente prima del 1980 non si trova riferimento ad alcuno stile che abbia questa denominazione, anche se la sua diffusione era iniziata anonimamente in antecedenza. Data la recente storia, dobbiamo trattare questa tipologia come se fosse stata donata a noi già completamente sviluppata. La fonte primaria di riferimento per questo stile è il trattato del professor Anton Piendl, intitolato Bier Aus Aller Welt, dal quale si possono estrarre ben nove profili di Kölsch. Per molti aspetti le Kölsch sono molto simili alle Alt Bier di Düsseldorf. Ad esempio nella densità iniziale sono uguali, nel tenore alcolico sono molto simili, la differenza più grande si rileva nel colore. Le Kölsch mostrano, infatti, una tonalità più pallida, abbastanza simile alle pilsener. La ragione è da ricercarsi nella “lista dei fermentabili”, che si basa principalmente su malto Pils e può includere anche malto di frumento fino al 20%.

 

Complessivamente l’amaro delle Kölsch non è molto spiccato, grazie proprio alla presenza di frumento che ne attenua il sapore. Un aspetto tipico del gusto di queste birre è la poca presenza di sapore dato dal luppolo. Usato dai Mastri birrai sopratutto per aromatizzare ed amaricare le birre, nelle Kölsch viene dosato con molta parsimonia e ne troviamo sentori poco percettibili, quasi nulli.

Possiamo riassumere, quindi, la Kölsch in questo modo: è una birra non molto densa, con un grado di amaro leggero, che va dai 20 ai 30 IBU, caratterizzata da un sapore ed un aroma in cui il luppolo è appena intuibile e dove giocano in prima linea i sentori dei malti. Tenore alcolico moderato, che va da 4,4 a 5 %vol.

Da servire rigorosamente nel classico bicchiere cilindrico, che accompagna questo stile… perfetta a chiusure delle feste natalizie, che con oggi lasciano spazio alla routine del 2022!

 

Condividi, stampa o traduci: X

Luca Carrera
Info autore

Luca Carrera

Abito in un piccolo paese nella provincia di Bergamo. Proveniente da un’istruzione alberghiera lavoro nel settore della ristorazione da anni e mi sono specializzato nella mansione di barman a tuttotondo. Nel tempo libero amo la bicicletta, la musica e ovviamente degustare dell’ottima birra. Nella mia taverna troneggia una vetrinetta dove a rotazione prendono posto una ventina di etichette, di diverse nazioni, stili e gusti, oltre a innumerevoli bicchieri e sottobicchieri collezionati nel tempo. Non ricordo con precisione quando nacque la mia passione per “il nettare biondo” e come, ma posso dire con certezza che col tempo è cresciuto a dismisura, tanto da tatuarmi sul braccio, un boccale, una spiga di grano e un fiore di luppolo. Amo le birre luppolate e agrumate, in particolare le Ipa e le Apa e non disdegno abbinare I dolci al cioccolato, di cui vado matto, con una complessa e strutturata Stout. Amo sperimentare cucinando piatti con la birra. Mi piacerebbe un giorno fare della mia passione un lavoro, creando qualcosa di innovativo.