Numero 16/2022
18 Aprile 2022
Dagli scarti della birra arriva la farina proteica per preparare pasta, biscotti e pizza
La produzione di cibi e bevande si traduce anche nella produzione di materiali di scarto (spesso in quantità cospicua) che devono essere poi smaltiti cercando di fare il meno danno possibile all’ambiente. Per fortuna, esistono molte start up che stanno ripensando gli attuali sistemi di produzione per trovare quello che crei la minor quantità di scarti – magari impiegabili per creare nuovi prodotti.
Con questo obiettivo è nata Circular Food, un’azienda che ha come obiettivo quello trasformare materie di scarto in prodotti alimentari sani e gustosi. La start up si è interessata, in maniera particolare, al riutilizzo sostenibile dei materiali di scarto derivanti dalla produzione della birra.
Alla fine del processo di produzione della birra, infatti, restano le cosiddette “trebbie umide” costituite da malto d’orzo fermentato dall’alta percentuale proteica e fibrosa. In effetti è un peccato buttare un prodotto che può rivelarsi molto nutriente e gustoso per la nostra alimentazione, ma finora nessuno aveva ancora trovato il modo di recuperarlo e trasformarlo in una forma commestibile.
LEY è la prima farina proteica – ricca in fibre (oltre il 52% del peso totale), ferro e sali minerali – prodotta utilizzando proprio questi scarti. Le trebbie umide, che altrimenti andrebbero buttate come rifiuto organico o trasformate in mangime per bestiame, vengono raccolte dai birrifici artigianali; vengono poi essiccate e macinate, dando vita ad una farina utilizzata per produrre pasta, biscotti, pane, pizza, pasta e altri prodotti dal gusto inconfondibile.
Si tratta di un prodotto vegetale salutare e sostenibile, ma al tempo stesso ricco di gusto – particolarmente indicato per chi vuole mangiare in modo gustoso e consapevole. Sottolineiamo che, oltre alla materia prima completamente riciclata, anche la produzione della farina LEY segue un percorso all’insegna della sostenibilità: gli impianti di produzione garantiscono un risparmio del 60% del fabbisogno energetico, un ridotto impatto CO2, il recupero dell’acqua estratta, l’assenza di uso di combustibili fossili.