Numero 34/2016
27 Agosto 2016
La birra che sa di pesce
Ieri è successo tutto, sì, ieri.
Entrato in un supermercato, fui attratto da una bottiglia strana appoggiata in uno scaffale. Un cartello arancione sparato la presentava come la “birra che sa di pesce”. Sorrisi incuriosito e la misi tra le altre cose nel carrello. Una volta arrivato a casa volli stappare questo strano alcolico.
Mi accorsi, disgustato, che sapeva veramente di pesce. Perché l’avevo comprata era un mistero. Mistero ancora più fitto se si pensa che a me il pesce fa schifo. Però l’avevo comprata e l’avevo bevuta. Lessi con accortezza l’etichetta, solleticato dal dubbio che si trattasse di una comune birra andata a male.
Era tutto regolare: la data di scadenza era proiettata in un futuro lontano. La provenienza citava un paese sconosciuto, non regolarmente registrato nelle cartine geografiche, un nome suggestivo, esotico, alquanto vago. Sfogliai l’atlante, cercando animosamente il luogo misterioso. ma non lo trovai.
Mi disperai, e fui colto da una rabbia che per me è inusuale. Afferrai la bottiglia spaccandola sul pavimento. C’era rimasto un po’ di liquido che macchiò, formando un piccolo lago circolare. Notai nascere delle crepe sotto di me, e un buco si spalancò non distante dai miei piedi provocando un intenso fragore.
Mi allontanai, però, a poco a poco, sentii una spinta che mi costrinse ad avvicinarmi al grande foro nel pavimento. Spaventato volli guardare cosa c’era sotto. Notai un prato assolato, o un campo coltivato che, senza alcuna spiegazione, si estendeva sotto il mio appartamento.
Non riuscivo a crederci, e ripetutamente guardavo perché pensavo di essere ingannato da non so quale demone della vista. Il fragore scemò in un crepitio che andava mutandosi in un sibilo. La falla si era allargata a tal punto che vi caddi, e mi trovai tra gli steli di erba fresca, esplorai il prato, mi avventurai verso una radura che mi nascondeva alla vista l’orizzonte.
Quanta pace e quanta tranquillità avvertii, volli proseguire nel cammino. Avevo paura sì, ma ero più curioso: un sentiero mi conduceva verso un gruppetto di case.
E sono ancora qui.
Così ho risposto a voi che abitate nel paese sconosciuto, non regolarmente registrato nelle cartine geografiche, dal nome suggestivo, esotico, ma alquanto vago.
Ora sapete come sono arrivato.