Numero 44/2022
4 Novembre 2022
Una birra al fronte: spoilerate del nuovo film
1967, New York. Nel quartiere di Inwood il giovane John Donohue, soprannominato Chickie, trascorre le sue giornate nel pub di proprietà di un ex colonnello insieme ai suoi amici storici. Con un passato nel corpo dei marine, Chickie è convinto che la Guerra del Vietnam sia una causa giusta e appoggia aprioristicamente le scelte del suo governo, tanto che si trova spesso a discutere con la sorella Christine, che fa parte dei movimenti pacifisti di protesta che stanno scuotendo il cuore degli Stati Uniti.
Dopo il funerale di un suo conoscente il ragazzo scopre che un altro dei suoi amici, Tommy, è dato per disperso e una sera, sconvolto dalla notizia, promette davanti a tutti di partire per il Paese asiatico con una scorta di birre da consegnare ai soldati, al fine di risollevarne il morale. Come vi raccontiamo nella recensione di Una birra al fronte, il film Apple TV+ (non perdete anche le serie Apple di ottobre 2022) con Zac Efron, la battuta si trasforma ben presto in una folle quanto coraggiosa decisione, con Chickie che si ritrova a partire per il Vietnam armato di buone intenzioni ma del tutto ignaro di quanto lo aspetti, scoprendo ben presto come il conflitto sia ben lontano da quello raccontato dalle fonti ufficiali.
Produzione originale Apple, Una birra al fronte parte da una premessa paradossale che però è incredibilmente tratta da una storia vera, che ha visto per protagonista il reale John Donohue e il suo gruppo di amici sparsi per il fronte vietnamita. Una storia così fuori dagli schemi non poteva che essere raccontata da uno come Peter Farrelly, tornato sul grande schermo a quattro anni di distanza dal successo di Green Book (2018).
Un film che nelle sue due ore di durata si approccia ad uno stile piacevolmente familiare nel suo edificante didascalismo di fondo, dove si accennano sorrisi sparsi all’interno di un contesto drammatico di impostazione bellica, alla ricerca di una ricetta a prova di grande pubblico. Impresa che può dirsi parzialmente riuscita in quanto l’atmosfera sempre sospesa tra toni più leggeri ed altri più inquieti e tensivi permette di attirare un pubblico eterogeneo, pur sacrificando l’originalità in favore di soluzioni spesso accomodanti.
Una birra al fronte si risolve così in un via vai di situazioni e personaggi, con l’indomito e incosciente protagonista che si trova catapultato da un angolo all’altro del Vietnam nel tentativo di completare la sua improbabile missione, relativa alla consegna di birre ai ragazzi del suo quartiere che erano partiti per combattere quella sporca guerra.
Accusato di non adoperarsi per nulla mentre i suoi coetanei sacrificavano la vita e convinto che la minaccia comunista andasse fermata ad ogni costo, Chickie è un personaggio sui generis che cresce progressivamente con lo scorrere dei minuti, quando diventa testimone in prima persona della violenza del conflitto e del massacro di innocenti indigeni, tanto che al suo ritorno in patria sarà un uomo profondamente cambiato. D’altronde, citando una delle battute pronunciate da uno dei militari, “questo non è un film di John Wayne” dove è facile distinguere tra buoni e cattivi, ma le molteplici sfumature del conflitto implodono con tutte le loro amare ambiguità. Fondamentale in questo senso la presenza del giornalista interpretato da Russell Crowe, co-protagonista di una delle parti più intense e ad alto tasso spettacolare.
“La guerra non è altro che una gigantesca scena del crimine” e tutti sono destinati a pagarne le conseguenze e a fare i conti con i propri rimo(r)ssi: quella vissuta da Chickie è un’odissea bipartisan, che non nasconde i massacri e le crudeltà compiute dagli americani ma ci mostra anche i tormenti e le sofferenze dei soldati semplici tra le trincee, molti dei quali non faranno poi ritorno a casa. Una birra al fronte vive su una morale semplificata ma senza dubbio di facile presa, superficiale nella sua messa in scena priva di eccessiva tensione e adagiata su un climax eterogeneo, che proprio nel suo essere a tutti i costi pseudo-rassicurante finisce per essere parzialmente spento.