Numero 18/2019
30 Aprile 2019
Àila: la nuova birra dedicata alla città di Trieste per festeggiare i 20anni di Cittavecchia
Trieste è una città dalla lunga e radicata tradizione birraria: è qui infatti che Anton Dreher, terzo rampollo della celebre dinastia, aprì un birrificio nel 1870 e vi attivò i primi frigoriferi l’anno successivo. Una città all’avanguardia, insomma; e che lo è stata anche sotto il profilo artigianale, dato che il primo microbirrificio qui ha aperto nel 1999 – agli albori del movimento craft in Italia. Stiamo parlando di Cittavecchia, che proprio quest’anno festeggia il suo ventennale; e che tra le numerose iniziative avviate per l’occasione annovera il lancio di Àila, nuova birra pensata per l’anniversario. È stata definita “La birra triestina patoca”; e sarà distribuita in Friuli Venezia-Giulia a partire dal 3 maggio in formato “slim” da 25 cl, una novità per quanto riguarda le bionde artigianali italiane. Ci facciamo raccontare la storia di questa birra da Giulio Ceschin, enologo che da qualche anno si è “dato alla birra” rilanciando Cittavecchia, e dal suo birraio “storico” Michele Barro.
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Intanto, per i non indigeni, un chiarimento sul nome: che cosa significa?
Àila è un tipico modo di dire locale che significa “eccola”, “guardala”; mentre in dialetto triestino si definisce patoca una cosa autentica, originale, del luogo. Àila è quindi la birra “triestina patoca”, la massima espressione del gusto che piace alla gente di Trieste; che, ricordiamolo, ha una grande passione per la birra, facendo registrare consumi al di sopra della media nazionale. Per questo abbiamo voluto rispolverare il concetto di birra di città, che sposi la tradizione e la passione locale per l’arte brassicola: l’omaggio a chi ama la birra, e a Trieste che negli anni ha sempre apprezzato le nostre produzioni.
Che birra è Àila?
Àila è una Golden Ale pulita nella sua semplicità, per essere fresca e dissetante, ed è realizzata con malto Pils da orzo prodotto da noi. L’abbiamo pensata principalmente per i momenti di pausa e relax, ma vuole essere adatta ad ogni occasione in virtù della sua semplicità di beva – complice anche il formato agevole.
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Come è nata? Spesso dietro alle birre brassate per un anniversario c’è in realtà una storia più lunga…
In effetti pensavamo da tempo ad un prodotto del genere, con l’obiettivo di farlo apprezzare sia dai triestini che dai tanti visitatori di passaggio in questa città storicamente “di incontro”; nonché in generale dal pubblico di appassionati di birra artigianale. Le sperimentazioni per Àila si sono quindi protratte per diversi mesi, basandosi non solo sull’esperienza ventennale e sulla nostra sensibilità personale, ma anche sulla leggerezza del vivere e sul gusto tipicamente triestino che negli anni abbiamo studiato. Con questa birra abbiamo voluto interpretare l’anima triestina, il DNA di città di mare e multiculturale; dove si incontrano artisti, poeti, scienziati e gente comune, in un susseguirsi continuo e frizzante di relazioni. E ci auguriamo che chi la beve riconosca questa impronta.
Parlando appunto dell’anniversario, che ci dite del percorso fatto in questi anni, e dei progetti che il ventennale ha stimolato?
Michele: Naturalmente di strada ne abbiamo fatta da quando abbiamo aperto la prima craft brewery “pura”, ossia non legata ad un brewpub, in Italia. Inizialmente l’idea era quella di farlo nella parte di Trieste chiamata appunto Cittavecchia; ma poi, volendo puntare ad un mercato più ampio, abbiamo scelto Sgonico – sul Carso, poco fuori città. Un percorso che mi ha dato personalmente molte soddisfazioni, sia a livello di birrificio che più al largo – ad esempio nell’ideare la bottiglia di Unionbirrai. Ed ho accolto con la soddisfazione di chi vede il proprio lavoro crescere anche l’ingresso di Giulio ed altri soci, poco più di due anni fa, nell’ottica di un rilancio.
Giulio: Anche per me quella di Cittavecchia è un’esperienza, per quanto ancora breve, ricca di soddisfazioni. Innanzitutto perché nuova: ho infatti affiancato al titolo di enologo quello di mastro birraio, in quella che scherzosamente mi piace definire “un’esperienza diversamente alcolica”. Dopo gli ammodernamenti e ampliamenti dello scorso anno, abbiamo diversi progetti in cantiere: il lancio della nuova linea Magazzino26 in omaggio a Portovecchio, la prima birra artigianale dedicata dell’inclusione sociale in collaborazione con l’associazione I Bambini delle Fate, e la rivisitazione del packaging.
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Naturalmente alla fine abbiamo gustato Àila per voi. Dal colore giallo dorato ed estremamente limpida – pur essendo non filtrata, come tutte le artigianali – presenta una schiuma pannosa e persistente, di grana media. All’aroma, che a temperatura più basse è incentrato sul cereale e su toni floreali, in un primo momento ricorda quasi le lager chiare di impronta tedesca; solo in un secondo momento emergono l’agrumato e il fruttato dei luppoli Cascade e Chinook, sostenuti dalla buccia d’arancia, e finanche dei toni dolci di miele millefiori. Il corpo, fresco e snello, è incentrato sui sapori di pane e cereale, che tendono ad addolcirsi fino a fare il paio con le note di miele all’aroma al salire della temperatura; prima di un finale secco e di un amaro tra l’erbaceo e l’agrumato, dato del luppolo tedesco Herkules, moderatamente persistente. Tra i prodotti gastronomici tipici triestini suggeriamo di abbinarla il cotto in crosta, in quanto lo accompagna e lo contrasta allo stesso tempo tra le note dolci e quelle amare che “sgrassano” il finale; ma anche alla jota, tipica minestra di verdure, e alla pinza – una sorta di focaccia dolce, servita tipicamente a Pasqua. Si distingue comunque per la sua versatilità, che la rende adatta ad accompagnare una gran varietà di piatti, dai primi alle carni bianche, ai formaggi freschi. Nel complesso una golden ale sui generis, nello strizzare l’occhio alla pulizia sia all’aroma che sul finale, tipica delle chiare a bassa fermentazione di impronta tedesca.
Maggiori informazioni: www.cittavecchia.com