Numero 16/2021
22 Aprile 2021
Alessandra Di Dio: stare al passo con i tempi e non tirarsi mai indietro
Alessandra Di Dio è una ragazza con una grande passione per la birra e lo specialty coffee, che sono diventati la sua professione. Leggendo i suoi articoli sul web a tema birrario e caffè si rimane sorpresi dalla la sua capacità di sintesi e freschezza dei contenuti. Oggi ci racconta i suoi inizi e le sue soddisfazioni professionali.
Alessandra è una Content Creator e Social Media Strategist, cioè studia ed elabora strategie da comunicare e le varie possibilità di declinazione sui social per microbirrifici, torrefazioni e altre realtà del mondo del food italiano. Grazie a queste figure come quella di Alessandra, le aziende di oggi riescono a differenziarsi dagli altri nell’ormai grande “giungla” del web.
Alessandra ci insegna che nell’ambito digitale e non solo, la formazione continua e il confronto con altri sono fondamentali.
Se siete appassionati e curiosi di birra e caffè non perdetevi le sue dirette di giovedì su Instagram e per la birra seguite i corsi di degustazione di Cronache di Birra, dove troverete Alessandra in qualità di docente.
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Alessandra, raccontaci la tua storia: qual è la tua professione e come e quando nasce la tua passione per la birra?
Sono Content Creator e Social Media Strategist, mi occupo di gestire profili social, ma soprattutto mi occupo di tutto quello che sta a monte del post che tu vedi su Facebook, cioè la strategia.
La mia passione per la birra nasce in modo inconsapevole da ragazzina, sono cresciuta in un piccolo paese tra la provincia di Varese e quella di Como, pericolosamente vicino al Birrificio Italiano. Bevevo birra eccellente senza rendermene conto. Nel 2012 ho iniziato a conoscere in modo più approfondito la bevanda, grazie al circuito di pub bolognesi che si stava ingrandendo, e nel 2014 ho scritto il mio primo articolo che parlava di birra.
Secondo te, quale è oggi l’importanza della formazione (e non parlo solo di quella universitaria)? Oppure “la vita è la nostra scuola” potrebbe bastare per rimanere attivi sul mercato?
Chi lavora in ambito digital come me non può fermarsi, diventerebbe vecchio dopo 6 mesi. Ma in generale, io penso anche ad attività come la degustazione, stare fermi senza confronto con altri giudici, senza letture, fa appassire le capacità acquisite. Se poi ti senti troppo per iscriverti a una degustazione guidata solo perché sei già giudice di birra, secondo me dovresti cambiare mestiere e hobby.
Ci puoi raccontare di più del tuo lavoro in campo birrario? Quali esperienze ti hanno segnato maggiormente?
Per i microbirrifici italiani (ma anche torrefazioni e altre piccole realtà del mondo food) studio la strategia comunicativa e le varie possibilità di declinazione sui social: come differenziarsi dagli altri, cosa e quanto pubblicare, su quali punti focalizzarsi, tono di voce, hashtag, concetti da veicolare attraverso un’identità visiva. Quando il progetto è più ampio e presuppone un supporto di positioning, branding, costruzione e rinnovo del logo, del packaging e del sito, collaboro con un’agenzia creativa, ByVolume. Inoltre, sono docente di degustazione nel corso di Cronache di Birra e, seppur poco, scrivo ancora qualche articolo. Anche sul caffè, che è una materia che sto studiando e un settore in cui lavoro dal 2018.
Senza dubbio la mia prima giuria a Birra dell’Anno 2018, avevo il batticuore e tante paure. Quando mi sono seduta al tavolo dei giudici però mi sono resa conto che era il momento di esprimere la mia opinione e di non fare l’errore di restare nel mezzo. Ascoltare, riflettere, ma dire la propria. Anche al Brussels Beer Challenge, che ero al tavolo con i grandi guru della birra internazionale, si parlava poco perché il concorso era organizzato diversamente, ma non mi sono mai tirata indietro, o non ho mai nascosto quello che sentivo davvero nel bicchiere.
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Come vedi la situazione craft beer in Italia ad oggi? Quali consigli daresti agli operatori del settore per far fronte alle difficoltà?
No comment. Il consiglio che posso dare da comunicatrice è di fare il possibile online, anche se le risorse sono poche e ora stanno tutti affrontando una guerra vera.
Sappiamo che il tuo lavoro è anche nel campo dello specialty coffee: come unisci le due passioni, caffè e birra?
Non le unisco, sono per lo più due cose distinte, anche lavorativamente sono due mondi diversi. C’è un solo momento in cui riesco a unire le due cose, ed è durante Birra e Caffè. Da inizio marzo tutti i giovedì faccio una diretta Instagram con degustazione di una birra al caffè, insieme al birraio (o alla birraia, visto che c’è stata anche Luana di Birra Perugia) e al torrefattore. Mi piace tanto, riusciamo a dare tante info anche tecniche sulla ricetta della birra e uno spaccato sul mondo del caffè. Le birre sono raccolte in una Guida Instagram sul mio profilo, che viene aggiornata con le nuove uscite.
Donne e birra: quali pensieri, ricordi ti vengono in mente? Secondo te è un concetto su cui merita ancora discutere? Una donna della birra, in Italia stupisce ancora?
Dipende. Discuterne con chi? Dove? Sui social con i profili fake? Tramite qualche articoletto scritto in stile Lady Whistledown? O attraverso campagne pubblicitarie, anche premiate, che non portano risultati?
Io penso che ci siano temi da affrontare a livello nazionale, tra cui le pari opportunità di leadership, e la parità retributiva. Ci sono luoghi confacenti per parlare di parità di genere, per farlo in modo serio dico, il resto per me ha poco senso.
Infine una domanda che ci piace fare alle nostre intervistate: qual è la tua birra preferita e perché?
Non so se è la mia birra preferita, ma di recente ho bevuto la BB Verblonde di Barley e non provavo una tale soddisfazione del palato da tantissimo tempo.