Numero 25/2017
20 Giugno 2017
Birra Beba: microbirrificio artigianale che ha segnato la storia del Piemonte!
Definire “storico” un microbirrificio artigianale italiano può sembrare un paradosso fuori luogo se si considera come metro di paragone la centenaria, se non millenaria cultura brassicola dei paesi tradizionalmente produttori. Ma di certo, la nostra Nazione è legata ad alcuni microbirrifici che, più di altri e per specifiche peculiarità, hanno saputo segnare in modo importante l’evoluzione del movimento culturale ed imprenditoriale che ha portato la birra artigianale allo sviluppo che oggi tutti conosciamo. Tra questi, di certo, si annovera Birra Beba, cantina birraria inaugurata nel “lontano” 1996 a Villar Perosa, nel cuore del Piemonte, vera e propria culla in cui si è radicato il germe vitale del craft brewing made in Italy.
Conoscere e condividere la storia e l’evoluzione di questo birrificio, così come la visione imprenditoriale che lo guida proteso al futuro, è una chiave di lettura importante per comprendere al meglio le dinamiche, non sempre lineari e rosee, che caratterizzano il settore della birra artigianale in questi anni: in esclusiva per Giornale della Birra, l’intervista a Enrico Borio fondatore insieme al fratello Alessandro di Birra Beba.
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Enrico, Birra Beba è una tra le pochissime brasserie piemontesi e nazionali che hanno già spento le 20 candeline: come è evoluto nel corso di questo lungo lasso di vita il vostro birrificio?
La nostra evoluzione è atipica: partiti subito con un impianto di produzione relativamente grande, è sempre quello dal 1996, non abbiamo avuto bisogno di ulteriori investimenti per aumentare la produzione. E una volta saturato l’impianto, non ci siamo lasciati attrarre da un mercato in crescita, ma ormai corrotto, per non snaturare la nostra natura di piccoli produttori di qualità. Questo ci ha permesso di rimanere concentrati sul prodotto, mantenendo cicli di lavoro umani e assenza di qualsiasi trattamento, privilegiando il mercato locale diretto, infatti, non lavoriamo con distributori e non esportiamo.
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Il vostro birrificio si caratterizza per avere un proprio pub, direttamente collegato all’area produttiva: come influenza le scelte tecniche e di sviluppo delle birre la possibilità di avere un contatto così stretto con il consumatore finale? Ritenete questo aspetto un valore aggiunto importante ai fini del miglioramento della qualità?
Sicuramente il contatto diretto col consumatore finale velocizza il processo di affinamento delle birre, e aiuta a recepire l’andamento dell’evoluzione gustativa del mercato. In realtà l’aspetto più importante del proprio pub è, purtroppo, economico: soprattutto i primi anni di attività è stato fondamentale.
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La scelta delle materie prime per raggiungere l’obiettivo di realizzare birre di alta qualità è sicuramente un elemento fondamentale: come avviene il processo di selezione? Quali sono gli elementi caratterizzanti la vostra amplissima gamma di birre?
La più importante materia prima siamo venuti a prenderla direttamente alla fonte: ovviamente l’acqua, che qui in Val Chisone ha le caratteristiche ottimali per le nostre lager. Negli anni, poi, abbiamo testato la maggior parte di produttori e fornitori di materie prime, e la selezione avviene, oltre ovviamente per la qualità imprescindibile, tramite valori non materiali come etica, ecosostenibilità e responsabilità. Le nostre birre hanno il loro punto di forza nella bevibilità.
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Il vostro birrificio ha sempre posto particolare attenzione alle tematiche della produzione sostenibile e dell’ecocompatibilità dei processi. Tra le iniziative che avete proposto quella del vuoto a rendere: quale bilancio di tale sistema logistico?
Il vuoto a rendere è un virtuosismo! Perché ha un irrilevante miglioramento economico, se siamo bravi il risparmio è di pochi centesimi e la gestione comunque laboriosa, ma per l’aspetto ambientale ha evidenti vantaggi: meno imballi a perdere e meno energia per produrre la bottiglia. L’anno passato abbiamo gestito circa il 60% delle bottiglie con il vuoto a rendere: per noi una grande soddisfazione. Dispiace che nessun collega abbia seguito questa strada.
Abbiamo, inoltre, pannelli fotovoltaici e termosanitari per la produzione di energia elettrica ed acqua calda, ed abbiamo ottimizzato tutte le attrezzature e i cicli di lavoro per evitare sprechi e sfruttarne totalmente tutte le potenzialità.
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L’esperienza maturata sul campo, ti permette di analizzare il settore della birra artigianale italiana da un punto di osservazione privilegiato: come immagini il futuro delle craft-beer made in Italy? Quali elementi di criticità e quali i punti di forza di una regione a forte vocazione birraria, come il Piemonte?
Il futuro è fosco! A parte il fatto che i consumi pro capite sono stabili da decenni mentre i birrifici aumentano, e questo comporta più offerta che domanda, è in corso una omologazione dei profili aromatici che di fatto annulla le differenze, si è snaturato il significato di produttore artigianale con inspirazione al territorio e la norma europea che fissa il tetto massimo di produzione a 200000 hl è un paradosso. Oltre all’uso di molta chimica o procedure comunque più’ vicine al settore industriale, molti mirano ai volumi e non sempre questo si coniuga con la qualità. Per ultimo, ma molto importante, è la presenza dell’industria camuffata da artigianale uno dei freni a un futuro roseo.
Il Piemonte risente di tutte queste criticità, ma può far valere la propria natura contadina con la coltivazione dell’orzo : sono molti i colleghi che stanno percorrendo questa via, caratterizzando i propri prodotti con il legame al territorio.
Maggiori informazioni su Birra Beba e possibilità di acquisto on-line delle birre sul sito aziendale www.birrabeba.it