Numero 39/2018
27 Settembre 2018
Birra56: la beerfirm di Palermo!
La passione per la birra e, soprattutto per la sua produzione, dilaga lungo tutto lo stivale. Anche se la culla delle craft italiane può essere individuato nelle regioni continentali del nostro Paese, sempre più oggi le regioni del Sud emergono per l’eccellenza e l’originalità delle produzioni. Così, diventa via via più frequente la possibilità di degustare ottime birre Made in Sud: oggi a raccontarci la sua avventura e presentarci le sue cotte è Gianluca Vitto, della beerfirm siciliana Birra56.
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Gianluca, benvenuto su Giornale della Birra: come nasce la tua passione per la birra e come nasce l’idea di un marchio come Birra56?
La mia passione per la birra nasce da ragazzo in giovane età, quando cominciai a frequentare quei pochi locali della mia città che si differenziavano per la vasta scelta di birre provenienti dal Belgio. Ogni volta era sempre un’esperienza diversa. Per me fu subito un mondo tutto da scoprire e da provare. Questo mi portò ad appassionarmi ed a documentarmi, partendo dal capire alcune nozioni basilari, per esempio la differenza tra una Ale ed una Lager o tra una Weisse ed una Blanche.
Fu interessante e sorprendente vedere come il mercato della birra si evolveva portando alla riscoperta stili di cui nemmeno conoscevo l’esistenza. E questo suscitò in me la curiosità di conoscere le fasi produttive di una birra, e la composizione, quindi le materie prime.
Da tempo avevo voglia di produrmi una birra in casa, ma non volevo utilizzare i kit di malto luppolato che si vedevano ovunque in giro. Tutto si concretizzò quando scoprii l’apertura di un beer shop nella mia città, che vendeva tra l’altro materie prime ed attrezzatura per homebrewing. Non persi tempo, la passione è diventata presto lavoro. Così circa due anni e mezzo dopo, a Luglio del 2017 è nata la mia beerfirm: Birra 56.
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Per il primo anno ti ritieni soddisfatto?
Il fatto di promuovere una bevanda su cui il consumatore medio ha ancora molta confusione, mi porta molte volte a dare spiegazioni al cliente che lo aiutano a distinguere un prodotto dall’altro. Molti sono convinti che diciture tipo non filtrata, l’indicazione di un certo numero di luppoli o l’aspetto torbido di una birra siano indicatori di qualità. Quindi mi ritrovo spesso a fare chiarezza, spiegando anche le differenze che ci sono tra un birrificio e una beerfirm. È soddisfacente trovarsi davanti una persona che acquista e sceglie in modo consapevole.
Sicuramente non c’è nessuna strada spianata e in discesa. Possiamo dire che i fattori che portano all’aspetto soddisfacente sono l’aspetto negativo.
In questo momento svolgo un altro lavoro principale, ma ho iniziato questo progetto con l’obiettivo che si possa evolvere e che diventi il mio unico lavoro. Non è detto che una passione debba per forza trasformarsi in un lavoro. Ma a chi desidera farlo la consiglio, purché vissuta con il mio stesso entusiasmo e grande passione.
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Gianluca se non sbaglio la tua gamma al momento è composta da due birre, ci racconti qualche dettaglio ?
Siamo anche curiosi di conoscere l’origine del nome delle birre e del tuo marchio.
Certo Christian. Ho cominciato con la produzione di una sola birra, Eden, e quest’anno ho prodotto la Nicarè. Durante il primo anno ho prodotto 6.000 litri. Le mie birre sono prodotte dal birrificio EPICA di Sinagra (ME).
Punto molto su entrambe le mie birre e lo stesso sarà per quelle che verranno.
La Eden è una saison speziata con tre pepi (rosa, verde e nero).
La Nicarè è una smoked ambrata bilanciata tra luppolo/affumicato.
Per i nomi delle birre ho pensato alle mie due figlie. A Eden, di 7 anni, che tra l’altro è mia aiutante durante le cotte casalinghe. E alla piccola Mistral di 3 anni, la Nicarè, che appunto significa piccolo/a in dialetto palermitano.
Il logo 56 risale al numero del mio garage, ovvero la sede della mia passione, dove tutto è nato, nel quale preparo le mie birre da homebrewer.
Per quanto riguarda il futuro?
Sicuramente ampliare la gamma delle mie birre, in attesa che si possa sviluppare un progetto sempre più autonomo ed indipendente.
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Cosa ne pensi del movimento birrario italiano e della sua evoluzione?
È in forte crescita, e questo significa che il pubblico avrà una vasta possibilità di scegliere. Mi auguro che continui a crescere il consumo di birra artigianale, e ritengo che per sostenere questo trend molto sarà merito dell’informazione sana e veritiera e la diffusione di una vera e propria cultura della birra.
Ultime due domande, più personali, ma che piacciono tanto ai nostri lettori .Un luogo e una birra che ti hanno colpito maggiormente .
La birra che non dimenticherò mai l’ho bevuta a Palermo, ed è stata la mia prima birra artigianale. Prodotta da quelli che sono stati i pionieri della birra artigianale nella mia città. Un microbirrificio che si trovava a Bagheria, in provincia di Palermo, si chiamava Wild Spirit. La birra era una golden lager.
Non ci resta che consigliare la degustazione delle birre di Birra56 ed invitarvi a visitare il sito web: www.birra56.it