Numero 48/2016
2 Dicembre 2016
Birrificio agricolo La Vallescura inaugura la nuova malteria di Piozzano!
A Piozzano, inerpicata sulle amene pendici pedemontane dell’Appennino piacentino, ha sede una delle realtà più innovative ed interessanti del panorama brassicolo del nostro Paese. Il Birrificio agricolo La Vallescura è, infatti, la prima brasseria italiana ad essersi dotata di una malteria di proprietà: un’avventura incominciata con un impianto di piccole dimensioni, oggi rinnovato per far fronte ad una crescente richiesta di mercato.
Una azienda che, proprio a partire dalla passione per agricoltura, l’amore per la propria terra e la dedizione attenta ed instancabile alla coltivazione delle materie prime ed alla loro trasformazione, ha realizzato un tassello importante ed insostituibile nel processo, culturale ed operativo, di realizzazione di una vera birra artigianale italiana.
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Da poche settimane La Vallescura ha installato un nuovo impianto di maltatura, capace di sostenere produzioni decisamente superiori rispetto al precedente e di espanderne le potenzialità di mercato: una scelta imprenditoriale che avrà un impatto importante sul mercato, permettendo anche uno sviluppo della capacità di lavorazione conto terzi, ed influenzerà così anche il destino dei molti birrifici italiani intenzionati a sviluppare l’uso di cereali locali.
Giornale della Birra ha incontrato Daniele Lanfranconi, che insieme alla famiglia gestisce la multifunzionale azienda agricola, occupandosi in prima persona in particolare della conduzione della malteria e della produzione della birra.
Daniele, parlare della malteria e del birrificio La Vallescura non può prescindere dalla storia della tua famiglia e dal vostro legame per questo territorio: puoi sintetizzarci il percorso che vi ha condotto a trasformare una azienda agricola “tradizionale” in una impresa multifunzionale dedicata alla produzione brassicola?
La nostra storia brassicola è cominciata nel 2007, quando, insieme ai miei fratelli Valeria e Giacomo, siamo subentrati alla conduzione dell’azienda familiare. 50 ettari che sono stati la base per lo sviluppo di una azienda multifunzionale, dove ha trovato spazio anche la produzione di birra. L’appellativo scelto per le nostre produzioni è stato quello di “birra contadina”, in quanto il nonno contadino rappresentava nel vissuto un compendio di esperienza, saggezza e rispetto del territorio.
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La Vallescura è nota per essere una delle poche realtà italiane a possedere una propria malteria. Come è nato l’interesse specifico per questa attività? Come si è evoluto questo aspetto della vostra impresa?
Il primo problema che subito si è posto è stato quello di poter utilizzare l’orzo di nostra produzione, coltivato secondo il metodo dell’agricoltura biologica, per realizzare birre “davvero nostre”. Preso atto che non esisteva allora la possibilità di trasformare il cereale in malto, abbiamo intrapreso contatti con la ditta Schwaben Maltz in Germania per porter portare il nostro orzo a maltare. L’amara constatazione che il nostro orzo venisse mischiato in enormi silos e ci venisse restituito del generico malto di origine indeterminata non ci convinceva.
La passione ci ha portato, così, a chiedere di poter visionare lo stabilimento e, giunti a metà del percorso, ci imbattemmo in una malteria sperimentale che tuttora viene utilizzata per le prove e i test sui nuovi cereali.
Incuriositi e fortemente motivati a disporre di un analogo strumento siamo stati indirizzati presso il costruttore in quel di San Gallo in Svizzera. L’ingegner Frey titolare della Flucorrex, ci spiegava di aver costruito quel prototipo almeno una quindicina di anni prima e si dichiarava non disponibile a replicarla.
Non demoralizzati abbiamo approfondito le ricerche bibliografiche e, grazie alla traduzione di molti testi dal tedesco, ci siamo decisi a commissionare alla ditta BBC Inox di Possagno un prototipo dalla capacità di 6 quintali a ciclo.
Era il 2008 e non si parlava ancora di birra agricola. Dopo una fase di messa a punto del processo di trasformazione, la notizia diffusasi del possesso di questa malteria fece si che numerose aziende agricole si rivolgessero a noi sia per la maltatura, che per la realizzazione di birre ottenute con i loro cereali. È in questo modo che iniziamo a produrre birre di riso, sorgo, farro, tritordeum e altri cereali minori.
Da allora una crescente richiesta ci ha portati ad un nuovo investimento: poche settimane fa abbiamo installato una macchina, più capace con un maceratore esterno, che ci permette di portare avanti due cicli di maltazione contemporaneamente.
Il 10 e 11 Dicembre presenteremo il nuovo impianto mostrando le peculiarità dello stesso e ogni interessato potrà approfondire le tematiche relative al nostro maltatore e servizio di maltazione conto terzi (scarica la locandina).
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Veniamo alle vostre birre: come sono caratterizzate?
Da sempre, la scelta originaria di appellare la nostra birra “contadina” anziché indirizzarci ad utilizzare, secondo le mode correnti, dal cardamomo al coriandolo, essenze esotiche che non rientrano nella nostra filosofia produttiva aziendale, ci ha portato all’utilizzo di orzi tostati a legna in azienda ed all’utilizzo di essenze autoctone, quali il ginepro e altre ancora.
Essendo il birrificio ubicato in alta Val Luretta a una giacitura di 450 metri d’altitudine e disponendo di acqua di sorgente, non viene utilizzata acqua clorata di acquedotto e altresì la filosofia aziendale non prevede l’utilizzo di coadiuvanti di processo che, a nostro parere, troppo massicciamente entrano anche nelle birre artigianali.
Siamo orgogliosi perciò di affermare che la nostra birra contadina deriva veramente da una vera filiera agricola in quanto le aziende agricole che si rivolgono a maltifici industriali, sicuramente non ricevono l’orzo da loro conferito.
Considerando che lo scandalo del glifosato, in merito al quale anche Giornale della Birra ha condotto una interessante inchiesta, probabilmente è molto più diffuso di quanto si possa immaginare, appare evidente l’importanza di poter disporre di un maltificio che garantisca il ritorno del proprio prodotto.
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Dal punto di vista tecnico, quali sono gli aspetti “critici” dell’uso di malto autoprodotto rispetto ai classici malti acquistati sul mercato dalle multinazionali di settore?
Superate le difficoltà iniziali per acquisire ricette finalizzate oggi, dopo 5 anni, possiamo affermare di aver ottenuto una buona qualità di prodotto.
Lo testimoniano non solo le aziende private ma anche istituti tecnici: voglio citare, tra tutti, l’Istituto Sperimentale di Assistenza Agricola di Albenga, che ci ha commissionato la trasformazione del loro cereale in malto.
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Daniele, un’ultima domanda rivolta alle prospettive per il futuro: come immagini il futuro del vostro birrificio agricolo? Quale sarà il vostro impegno per far crescere e far sviluppare una filiera della birra Made in Italy, davvero al 100% italiana?
Nel rispetto di tale filosofia, la nostra azienda agricola, pur maltando conto terzi, non accetta cereale in conto deposito, ma assegna in comune accordo con il conferente un periodo di consegna e nell’arco di una settimana riconsegna il prodotto trasformato garantendo in questo modo la perfetta tracciabilità del prodotto.
Noi pensiamo che esaurita questa fase iniziale necessariamente ci si dovrà rivolgere ad una filiera veramente tracciata e che dia garanzie effettive del prodotto trasformato.
In tal senso, auspichiamo la creazione di un sovramarchio nazionale con un disciplinare serio atto a garantire l’autenticità di un prodotto etichettato agricolo.
La nostra azienda si pone con la filosofia a porte aperte in quanto vuole promuovere una vera filiera di birra agricola tutta italiana. In tal senso, stiamo lavorando alla costituzione di una rete di imprese che coinvolga sia produttori di cereali, anche minori, che di luppoli locali.
Maggiori informazioni sull’azienda agricola La Vallescura, il servizio di maltatura conto terzi e sulle birre prodotte sono disponibili sul sito web aziendale www.agrivallescura.it