Numero 25/2019

20 Giugno 2019

Birrificio Arechi: birra di campagna a vocazionalità territoriale

Birrificio Arechi: birra di campagna a vocazionalità territoriale

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L’evoluzione del settore della birra artigianale italiana porta i birrifici a legarsi sempre più al territorio in cui sono insediati ed alle materie prime locali: non solo più evocazioni storiche, ma anche sperimentazione ed impegno da parte dei mastri birrai per superare il retaggio dell’uso di materie prime (malti e luppoli) di provenienza straniera.

Oggi abbiamo incontrato Americo Galdi, il titolare del Birrificio Arechi,  una realtà piccola ma davvero interessante del salernitano: raggiungere la brasseria significa entrate nel cuore dei Picentini, a Giffoni Sei Casali. Il paese si chiama così poiché anticamente era costituito da un agglomerato di casali immersi nella campagna coltivata. Proprio nel più estremo, quello denominato di Prepezzano è insediato il birrificio.

 

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Americo ci accoglie con amicizia ed ospitalità, offrendoci non solo buone bevute ma l’emozione della tanta passione per il lavoro di birraio. Ovviamente non si è sottratto a  rispondere alle nostre tante domande.

Beh Prepezzano non è proprio il casale più estremo, sta ad un quarto d’ora dalla zona industriale di Salerno e a mezz’ora da Salerno centro dove abito. Certo poi per arrivare qui è diverso, il birrificio è ubicato nell’azienda agricola di mia moglie in una strada senza numeri civici, quindi come hai visto per venire da me mi devi telefonare e ti devo venire a prendere. Sembra un luogo un po’ sperduto, se visto con l’occhio del cittadino, ma questa è anche un po’ la nostra filosofia produttiva.   

 

Americo, i Monti Picentini sono non solo la sorgente d’acqua di buona parte dell’Italia Meridionale, ma anche una terra ospitale per la coltivazione di materie prime idonee all’uso birrario: come si lega il tuo birrificio con queste grandi risorse locali?

I Picentini danno acqua a tutta l’Italia meridionale, da qui parte l’acquedotto di Napoli ed il Pugliese. Prepezzano è piena si sorgenti, quella che uso nel birrificio è fornita dall’acquedotto ma sorge a 200 metri dal rubinetto. Questo però porta come svantaggio che il posto è molto umido… Credo molto nell’uso di ingredienti del territorio all’interno della birra, ma più con i prodotti locali diversi da malto e luppolo. Il luppolo stiamo provando a coltivarlo, vedo che in Italia è molto difficile realizzare le coltivazioni ed ottenere buona qualità e qui al Sud richiede posti ombrosi…vediamo se dà qualche risultato. Sui cereali qualcosa ho sperimentato usando il farro dell’Antica Spremitura di Caggiano e il grano senatore cappelli di Cicchetti Francesco di Atena Lucana, con i quali faccio una Blanche, la Flavio Gioia. Ma per l’orzo non sono intenzionato a perseguire la strada della produzione: è il materiale principale con cui si fa la birra, per piantarlo avrei però bisogno di tantissima terra ed il prodotto finale non sarebbe stabile come quello tedesco, che è frutto di secoli di tradizione agronomica.

 

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Il birrificio nasce all’interno dell’azienda agricola di famiglia: raccontaci il tuo progetto tra passato ed innovazione e come ritieni che la birra possa diventare un volano di sviluppo per la microeconomia agricola.

Nasco come conto terzi nel 2014 e dopo tantissime battaglie riesco a mettermi il birrificio nella tenuta di famiglia a giugno 2019. Ho avuto una lungaggine burocrazia, ben 11 mesi di cui la maggior parte per installare un nuovo contatore energetico. L’obiettivo è fare poco ma bene e senza pensieri, per questo ho un impianto piccolo. L’azienda di famiglia produce nocciole, quindi questa stato da subito un inserimento diretto nella birra con la nostra Brigante Brutus, un tempo Brown Ale ora Quadrupel. Stiamo coltivando qualche altro ingrediente che “prima o poi” finirà nella birra come Zenzero, Mela Cotogna, Pera, Pepe rosa e vediamo cos’altro potremmo fare… La birra può diventare un volano di sviluppo relativamente alla microeconomia agricola se s’instaura un movimento virtuoso di turismo birraio: così come quando si va nella campagna Belga si va a visitare i birrifici che producono le Saison, così spero avvenga in Italia.

 

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Come è composto l’impianto produttivo e quali sono le peculiarità delle birre che produci?

Ho un impianto a cottura diretta alimentato a GPL, due tini da 150 litri. In fermentazione ho 3 tini da 150 litri. Come strumentazione addizionale poi ho un’imbottigliatrice ed una lavafusti, uso principalmente fusti d’acciaio perché credo sia una scelta più ecosostenibile. Di formazione universitaria sono un ingegnere ambientale, quindi ho un certo occhio per queste cose. Le trebbie sono compostate e riutilizzate nell’azienda agricola. La peculiarità delle mie birre è partire da ciò che è l’inquadramento degli stili codificati BJCP, di cui sono giudice, scegliendo poi di rispettarli pienamente ed ottenere la mia versione grazie all’acqua leggera del mio birrificio o far partire totalmente la fantasia come ho fatto per esempio con la Santa Sofia, dove ho inserito il farro in ricette per fare una Triple dolce ma dalla grande facilità di beva, oppure per l’IPA Gluten Free dove ho inserito il mais per dare un po’ di corpo.

 

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Alla luce della tua esperienza e delle tue sperimentazioni, come immagini il futuro della birra agricola artigianale italiana? Quali gli auspici per il settore?

Mah, io di natura non sono un ottimista. Gli auspici per il settore sono quelli della riduzione delle tasse il più possibile, che male non fa. Credo che poi in generale nel mondo birraio c’è stato un boom e ora si deve vedere un assestamento. Il consumo di buona birra rimarrà per sempre, comunque parliamo di una “cosa buona” che fa parte della nostra cultura e sempre solleticherà la sete del grande pubblico.

 

Maggiori informazioni sul Birrificio Arechi al sito web: www.arechibirra.it

 

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Massimo Prandi
Info autore

Massimo Prandi

Un Albese cresciuto tra i tini di fermentazione di vino, birra e… non solo! Sono enologo e tecnologo alimentare, più per vocazione che per professione. Amo lavorare nelle cantine e nei birrifici, sperimentare nuove possibilità, insegnare (ad oggi sono docente al corso biennale “Mastro birraio” di Torino e docente di area tecnica presso l’IIS Umberto Primo – la celeberrima Scuola Enologica di Alba) e comunicare con passione e rigore scientifico tutto ciò che riguarda il mio lavoro. Grazie ad un po’ di gavetta e qualche delusione nella divulgazione sul web, ma soprattutto alla comune passione e dedizione di tanti amici che amano la birra, ho gettato le basi per far nascere e crescere questo portale. Non posso descrivere quante soddisfazioni mi dona! Ma non solo, sono impegnato nell’avvio di un birrificio agricolo con produzione delle materie prime (cereali e luppoli) e trasformazione completamente a filiera aziendale (maltazione compresa): presto ne sentirete parlare!