14 Dicembre 2015
Birrificio Nadir: le birre di Sanremo
Il Birrificio Nadir si trova in un punto panoramico di Sanremo, abbarbicato sulle alture della città tra i fiori stupendi e gli ulivi, in Via Dante Alighieri.
La struttura accoglie il birrificio e la bottega, in cui è possibile acquistare le bottiglie o gustare sul posto le birre alla spina.
Il birrificio, seppur giovanissimo, è fondato sulla solida esperienza del titolare e mastro birraio Gabriele Genduso, che abbiamo intervistato in esclusiva per giornaledellabirra.it.
Gabriele, raccontaci la tua esperienza e la nascita del Birrificio Nadir: come è stato accolto da Sanremo, la tua città natale?
La curiosità nei confronti della birra artigianale è nata durante i miei anni da studente all’Università di Genova. Presto, il semplice interesse si è trasformato in una passione tanto sfrenata da indirizzare il mio percorso alla ricerca di un lavoro nel settore. Dopo la laurea – in filosofia – ho trovato un posto come apprendista birraio nel birrificio di Pausa Cafè, a Saluzzo. Lì, ho lavorato per circa due anni. L’idea di dar vita ad una produzione personale è nata fin da subito, ma ho scelto di portarla alla giusta maturazione: dopo un altro anno di lavoro presso il birrificio Maltus Faber a Genova, sono riuscito a concretizzare il mio progetto, dando vita, nel febbraio del 2015, al Birrificio Nadir. Lo stabilimento si trova nella città di Sanremo, in una provincia in cui la cultura birraria risulta ancora molto tiepida. Ciò nonostante, sto riscontrando un discreto interesse da parte di consumatori che iniziano a percepire i miei prodotti come locali.
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Le birre del Nadir: quale filosofia produttiva le caratterizza? Quali sono i criteri con cui ti approvvigioni delle materie prime?
Personalmente, adoro le birre che esprimono la più alta qualità possibile unita alla massima semplicità e godibilità. Questo è il principale obiettivo della filosofia produttiva del Birrificio Nadir: materie prime di qualità, ricerca ed attenzione nel processo di produzione, che si accostano ad una comunicazione diretta ed ironica e ad un’immagine libera da eccessive pomposità. I miei prodotti sono facili da bere e nascono da ricette semplici con le quali cerco, ogni volta, di dare risalto ai pochi ingredienti utilizzati. Ad oggi, tutte le mie birre sono ad alta fermentazione, rifermentate in bottiglia e in fusto. La gamma di base è costituita da cinque etichette: D’Orata, golden ale per tutte le occasioni; Beatter Generation, west coast pale ale estremamente beverina; Porta Bugiarda, amber ale intensa e maltata; Costa Balenae, salty wheat ale leggera e caratterizzata dall’utilizzo di sale; Nonna Tuno, la strong ale della casa, con malto di segale.
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Tra le birre che produci, oltre a quelle sempre disponibili, vi sono delle specialità stagionali? Hai sperimentato l’impiego di ingredienti locali?
Oltre alle cinque birre di base sono presenti una serie di prodotti stagionali, caratterizzati dall’utilizzo di ingredienti tipici locali, disponibili, a rotazione, a seconda dei periodi dell’anno. Tra queste la Montefollia, saison amaricata con le foglie di ulivo, la Jack-a, bean ale estiva che prevede l’utilizzo, in ammostamento, di fagioli bianchi della Valle Argentina, e la IX Brigata, tripel alla lavanda di montagna. Proprio in questi giorni sono in produzione la birra invernale, l’Alexandrovna, un imperial stout con miele, e la SRHC, IPA natalizia. L’utilizzo di ingredienti territoriali è sicuramente un modo per sottolineare il radicamento del Birrificio Nadir nella realtà locale.
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Come curi la distribuzione delle tue birre? Quanto è importante per il tuo birrificio avere un contatto diretto con il consumatore per affinare la produzione?
Per questo primo anno ho effettuato una distribuzione gestita direttamente dal birrificio, prevalentemente nella città di Sanremo e in provincia di Imperia. L’idea è di mantenere questa modalità, specialmente sul territorio locale, per poter garantire allo stesso tempo una giusta marginalità di guadagno per me ed un prezzo competitivo per i clienti rivenditori, in modo tale da permettere ai consumatori di acquistare una buona birra senza spendere troppo. Inoltre, verrà inaugurata proprio in questi giorni la Tap Room posta nel negozio del birrificio, con l’intento di creare un luogo di incontro tra il mondo Nadir ed i suoi consumatori.
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Infine, quali sono i progetti in cantiere? Quale la tua opinione sul futuro della birra artigianale italiana?
Per un birrificio con meno di un anno di vita il principale obiettivo è di conquistare il prima possibile la giusta fetta di mercato per poter dare sostenibilità alla produzione e all’intero progetto. Detto questo, personalmente vivo il mio mestiere anche come un pretesto per poter creare realtà trasversali come collaborazioni, reti di scambio, occasioni di incontro e di viaggio, di riflessione culturale.
In tutti i settori dell’artigianato è ormai evidente che la ricerca della qualità costituisce una carta vincente: chi lavora con cura ed attenzione viene apprezzato e riesce a condizionare non solo il mercato, ma anche la cultura a 360°; personalmente credo che il movimento della birra artigianale italiana possa, ed in qualche modo debba, percorrere questa strada in modo tale da creare una nuova economia ed un nuovo orizzonte di pensiero.