Numero 06/2019
5 Febbraio 2019
Birrificio Pontino: una realtà in continua evoluzione!
Dal bancone di un pub alla produzione di birra artigianale. Dopo otto anni dalla prima etichetta e qualche capello bianco in più, gli ‘ex-ragazzi’ del Pontino non finiscono mai di sorprenderci. E’ nel cuore della pianura Pontina, a Latina, che nasce il Birrificio Pontino, divenuto nel tempo un punto di riferimento brassicolo della seconda provincia del Lazio …Egidio Palumbo, amministratore e responsabile commerciale racconta.
Come nasce Birrificio Pontino ?
L’idea di fare birra artigianale nasce tra il 2009 e il 2010. Seguendo un percorso ‘homebrewing’ e poi dar vita ad un birrificio che potesse diventare un punto di riferimento anche per il nostro territorio: Latina e la pianura Pontina. Dal 2011, anno della nostra prima etichetta (Runner Ale) tanti litri brassati e altrettanti bevuti. Da marzo 2016, invece, anche una taproom dove organizzare eventi, degustazioni e ‘regalare’ uno spazio per appassionati e amanti della birra artigianale.
Che birre avete a catalogo ?
Lo stile che ci ha caratterizzato fin da subito è stato quello anglosassone di matrice statunitense. La già citata Runner è un’American Pale Ale. La nostra seconda birra, OlimPalus, è una India Pale Ale, tanto per ricordare i primi passi. Due delle nostre ‘flagship’ che nel corso degli anni si sono evolute e affinate. A farle compagnia durante l’anno La Calavera, (Pale Lager) e la nostra Double Peated IPA, ovvero la Purple Ale. Non mancano le stout: dalla Barbanera, una TropicalStout, con aggiunta di zucchero di canna, alla HoppedInk. Prima di Natale abbiamo tirato fuori Black Swan, una nitro Imperial Coffee Stout, una birra da 9,5% impreziosita dalle note dolci di cacao, vaniglia e cocco. E poi ancora la DDH HopMachine e le stagionali: dalla 41°Parallello, brassata con kiwi giallo IGP dell’Agro Pontino, alla Sons of Shiva, una Harvest Pale Ale, con luppoli americani coltivati da un’azienda della nostra provincia, fino alla Magic Circe, una session IPA, con la quale puntiamo a conquistare le spiagge del nostro litorale. In autunno non può mancare la Orange Poison, una Pumpkin Ale, che ha ricevuto diversi riconoscimenti, da Slow Food a Gambero Rosso, per la sua ricetta che richiama il tortello di zucca alla mantovana. non mancano le one shot e le collaborazioni, come la Spaccapalato, nata insieme a Mike Murphy di Lervig o NE 14.69, una DDH Pale Ale nata in collaborazione con BrewDogBarRoma in occasione del Contest organizzato dal birrificio scozzese. Sicuramente, il progetto che ha riscosso diversi apprezzamenti negli ultimi mesi, è stato Brain Damage, sviluppatosi a partire dalla primavera del 2017. Con Brain Damage siamo entrati nel campo delle New England India Pale Ale. Successivamente, siamo partiti dalla ricetta base di Brain Damage, aggiungendo della frutta. Ogni volta qualcosa di diverso, dando vita a delle Tropical IPA che potremmo considerare come le sue piccole figlie. Le prime due Brain Damage in questo senso sono state brassate con Goiaba una e Cajù e Cajà la seconda. Poi Maracuja, Mango, Ananas e altri frutti tropicali. Non mancheranno novità anche per il 2019.
2019, quali progetti ?
L’idea è quella di proseguire sul rafforzamento del nostro marchio e la diffusione delle nostre birre, soprattutto sul nostro territorio, attraverso eventi ed incontri nello spazio in taproom. Insieme ad un’azienda del nostro territorio, stiamo lavorando ad una birra che possa essere brassata con luppolo idroponico. Ma per ora birra in bocca!
Ci descrivi l’impianto che utilizzate ?
L’impianto del Pontino è un Compact WACHSMANN da 10 hl del 1998. Ma è dentro le sue cavità, che si racchiude una storia molto particolare. Dopo il terremoto del 2009 a L’Aquila, il brew pub Magoo di Adolfo Scimia sospese la produzione. Per cui andammo a L’Aquila a tirare fuori l’impianto dalle macerie. Una volta fissati i piedi a terra, l’impianto ha ripreso vita come un’araba fenice, grazie anche all’intervento di Mr. Wachsmann, che è venuto a Latina per raccontarci come coccolarlo al meglio.
Consigli per chi vorrebbe intraprendere questa strada ?
Sarò breve…: bevete e lasciate correre la vostra immaginazione
Cosa ne pensate del panorama italiano della birra artigianale ?
Anche se in questi ultimi anni è cambiato molto, restano comunque dei punti fermi. Nuovi produttori, marchi, idee e sperimentazioni. Da una parte la birra artigianale italiana è riuscita a ritagliarsi anche all’estero un suo spazio; dall’altra, sul mercato interno sembra che i consumi si siano un po’ bloccati o comunque non tendono a crescere come vorremmo, anche perchè facciamo fatica a competere con i prodotti industriali o crafty. Sicuramente per mancanza di comunicazione, investimenti e risorse. Di contro, però, molto è stato fatto anche in termini regolamentari grazie a Unionbirrai, arrivando ad una definizione legislativa certa e relativo marchio. Al di là del settore in sé, che, da quanto si legge, dovrebbe godere di una riduzione delle accise a partire da quest’anno, il problema sta nel fare impresa più che nel brassare birra. Senza andare nello specifico e senza voler piangersi addosso, noi, come piccoli imprenditori, abbiamo diversi ostacoli e difficoltà oggettive cui dover far fronte quotidianamente. La nostra capacità di imprendere è fortemente limitata da burocrazia e una tassazione che non ti permette di poter progredire.
Maggiori informazioni sul birrificio e le birre: www.birrificiopontino.com