Numero 47/2020
16 Novembre 2020
Caterina Ferrario racconta la birra agricola Molare’s
In Italia, paese con una vocazione agricola molto marcata, la birra artigianale prende una sua dimensione: il fenomeno della birra agricola, prodotto della terra. La questione delle materie prime (l’orzo per il malto da birra e il luppolo) nella produzione della birra artigianale è un tema ancora molto attuale e oggi assistiamo alla nascita e allo sviluppo dei birrifici la cui birra prende davvero una dimensione territoriale. Il microbirrificio agricolo Molare’s a Cremolino, nel Monferrato, è uno di questi begli esempi.
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La giovane Caterina Ferraio segue le orme del padre e oggi è alla guida dell’Azienda agricola di famiglia dove la birra, il vino e il miele sono tutti frutti che arrivano dalle loro terre, dove i principi base sono materie prime di qualità, agricoltura sostenibile e biodiversità.
Vale la pena concedersi una giornata o due per visitare questo angolo di terra meraviglioso: un posto suggestivo, con un grande giardino dove puoi ammirare i vigneti e i monti che la circondano. Il microbirrificio è affiancato ad una TapRoom-Agriturismo dove puoi gustare le loro birre, vini e altri prodotti dell’azienda.
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Accogliamo con entusiasmo la storia di Caterina sulle pagine del nostro Giornale.
Caterina, raccontaci la tua storia: qual è la tua professione e come sei arrivata ad occuparti di birra nel tuo percorso?
Ciao! Mi chiamo Caterina, ho 27 anni e sono titolare dell’Azienda Agricola Molare’s a Cremolino, un piccolo comune dell’Alto Monferrato. Sono nata a Busto Arsizio (VA). Ho sempre preferito la campagna alla città e per questo dopo il liceo mi sono trasferita nelle Langhe, più precisamente a Bra. Ho studiato Scienze Gastronomiche all’Università di Pollenzo, anche conosciuta come Università di Slow Food. Dopo gli studi universitari e varie esperienze nel settore enogastronomico, ho deciso di affiancare mio padre nell’attività agricola appena intrapresa. È grazie a lui che mi sono avvicinata al mondo della birra con grande soddisfazione e passione.
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Quali sono state le tappe fondamentali nella creazione del Birrificio Molare’s? Ci puoi raccontare di più della vostra azienda agricola?
Ha iniziato tutto mio padre Paolo, quando ha deciso di lasciare la città per rifugiarsi nella nostra casa di campagna, fra i frutteti e vigneti. Dopo varie cotte nella cantina di casa, nel 2010 avvia un microbirrificio agricolo a Molare. Nel 2016 decidiamo di dare vita ad un progetto più articolato e dinamico. L’azienda cambia sede e si trasferisce in una cascina completamente ristrutturata e circondata da otto ettari di terreno, nel vicino comune di Cremolino. Il progetto comprende, oltre al microbirrificio e alla Tap Room – Agriturismo, un apiario di cinquanta arnie, quattro ettari vitati e un ettaro coltivato ad orzo.
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La vostra azienda agricola fonda la sua filosofia sui principi di una agricoltura sostenibile: in quale modo?
La nostra è un’azienda famigliare che crede fermamente nell’utilizzo di materie prime di qualità e nella realizzazione di un’agricoltura sostenibile, in grado di preservare il territorio e la biodiversità che lo caratterizza. Ovviamente non utilizziamo in campo nessun tipo di pesticida, insetticida o diserbante.
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Che tipo di birre producete? A cosa vi ispirate?
Il nostro microbirrificio nasce dall’idea di voler accostare le origini agricole della birra ad un territorio a forte vocazione rurale, come quello del Monferrato.
Abbiamo infatti deciso di impegnarci direttamente nella produzione della maggior parte della materia prima utilizzata, tanto da divenire Birrificio Agricolo. Coltiviamo il nostro orzo, che una volta raccolto, viene inviato per la maltazione al COBI (Consorzio dell’Orzo e della Birra) a cui la nostra azienda agricola è associata. Nessuna delle nostre birre subisce processi di pastorizzazione o filtrazione. Produciamo birre semplici e beverine, che si rifanno principalmente allo stile tedesco.
Le mie preferite sono:
– Molare’s, la nostra prima birra. Fa riferimento agli stili a bassa fermentazione delle Fest Bier bavaresi (tipo Pils). Al palato rotonda e morbida, con il malto che la fa da padrone. Al naso evidenzia invece profumi freschi di cereale e fieno. Corpo leggero, moderatamente frizzante, retrogusto equilibrato e rotondo. Dotata di grande bevibilità e leggerezza. Gradazione alcolica 5,2°C.
– Marciazza, una Schwarz Bier di colore tonaca di frate. Al naso evidenzia note di caffè in una cornice di delicate tostature. L’assaggio evidenzia sapori che vanno dal cioccolato al caramello. Un corpo rotondo e morbido dona una straordinaria bevibilità nonostante la complessità degli aromi. Nel retrogusto le note tostate si stemperano in un amaro secco e pulito che invita di nuovo a bere. Gradazione alcolica 5,2°C.
– Granozza, una Hefeweizen-bier ovvero birra di frumento chiara con aroma finemente speziato ai chiodi di garofano. Al palato note fruttate di mela con retrogusto di banana. Gusto leggermente acidulo con toni piccanti e schiuma molto persistente. È un’interpretazione leggera e rinfrescante di questo stile di birra. Oltre al frumento troviamo malti d’orzo, farro e avena e lieviti che rimangono in sospensione dando alla birra un aspetto opaco. Gradazione alcolica 5,2°C.
Quali sono i tuoi piani per il futuro ?
Ora più che mai, non è facile fare tanti progetti per il futuro. Ma non bisogna mai smettere di sognare, ideare, progettare e anche reinventarsi se c’è la necessità. Sicuramente vorrei sviluppare al meglio e anche ampliare la nostra Birreria – Agriturismo, che si trova all’interno della nostra Azienda Agricola.
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Il posto è molto suggestivo, abbiamo un grande giardino con vista direttamente sui nostri vigneti e sui monti circostanti. Serviamo le nostre birre alla spina e i vini di nostra produzione, accompagnati da piatti locali. L’idea per il prossimo anno è quella di ampliarci e aggiungere una nuova parte dedicata esclusivamente agli aperitivi. Vi aspettiamo per una visita!
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Come donna, ti senti avvantaggiata o svantaggiata nel fare il tuo lavoro?
Credo che tra gli stereotipi professionali il settore della birra sia quello che trova maggiore corrispondenza nella realtà. Nell’immaginario collettivo il birraio o i protagonisti di questo settore sono uomini barbuti e tatuati. E infatti molto spesso è così, ma ci sono anche eccezioni. Basti pensare a tutte quelle donne in gamba che, come operatrici del settore o appassionate, fanno parte dell’associazione “Le donne della Birra”, di cui anche io faccio parte. In generale, come donna non mi sono mai sentita svantaggiata o discriminata in campo lavorativo. Anche perché non ho mai visto l’essere donna come una condizione svantaggiata. Anche se sono ben consapevole che ancora oggi, sul lavoro, le donne non godano di pari opportunità.
Infine, qual è la tua birra preferita e perché?
La mia birra preferita è la Rodenbach Caractére Rouge. Per chi di voi non la conoscesse, è una birra a fermentazione mista, maturata per due anni in botti di rovere. In macerazione fermentativa vengono aggiunte ciliegie selvatiche, mirtilli rossi e lamponi, che la rendono molto fresca. In poche parole, una birra unica.