Numero 34/2018
21 Agosto 2018
“Cervelli in fuga”: la storia di Federico Stucchi e del suo birrificio a Vancouver
Gli italiani sono da sempre considerati un popolo di artisti, poeti e navigatori… sicuramente la bella storia di emigrazione moderna di Federico Stucchi non può che confermare la precedente affermazione. Infatti, Federico, dopo aver maturato la propria passione brassicola in Italia, a contatto con alcune tra le più importanti realtà birraiole del nostro Paese, ha fatto “fagotto e valigie” e si è trasferito a Vancouver per inseguire il sogno dello “Zio d’America”. Qui Federico si è parzialmente reinventato, buttandosi in un importante progetto imprenditoriale, ed ora è uno dei fondatori e proprietari del birrificio Luppolo Brewing Co. locato a Vancouver BC in Canada, dove vive attualmente.
In esclusiva per Giornale della Birra, l’intervista a Federico, che ci ha dedicato un incontro ed una visita virtuale in una realtà così lontana, ma anche così simile per dinamicità ed artigianalità, al contesto delle microbirrerie italiane.
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Federico, un “italiano in Canada”. La storia sembra ripetersi, così come avveniva oltre un secolo fa: quali sono gli stimoli che ti hanno indotto a abbandonare l’Italia per un’avventura così lontana?
Non la birra, ma l’amore. Dopo qualche anno di vita da ingegnere espatriato nei più svariati paesi del mondo, ho incontrato in Azerbaijan mia moglie Anique, canadese, nata e cresciuta a Vancouver. Non contenti delle prospettive professionali in Italia, abbiamo deciso di trasferirci a Vancouver e testare con mano l’efficienza e la serieta’ del mondo professionale nord americano. L’idea del birrifico e’ poi nata appena arrivati a Vancouver, dove la legislazione in materia era appena cambiata, facilitando, di fatto, il nostro ingresso nel mondo brassicolo professionale.
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Come è nata la tua passione per la birra artigianale e quale è stato in sintesi il tuo percorso imprenditoriale?
La mia passione per la birra artigianale è nata qualche anno fa al birrificio Lambrate e poi me la sono portata qui in Canada. Poi, un po’ per passione e un po’ per divertimento, circa un anno fa, dopo più di 2 anni di studi, preparazione e ricerca ho aperto il birrificio con Anique e un’altra coppia di amici canadesi, Ryan ed Eleanor, altrettanto appassionati di birra e avidi homebrewers. Il tutto nacque da una chiacchierata tra noi quattro soci, nell’estate del 2013, subito dopo esserci trasferiti a Vancouver. L’idea, per me ed Anique, era quella di riuscire a ricreare un’atmosfera simile a quella del Lambrate in un locale vivo e gioviale, che servisse birra di qualità spillata direttamene nei locali di produzione. Ryan e Eleanor, invece, già sognavano di aprire il loro birrificio spinti dalla passione per la birra artigianale, cresciuta negli Stati Uniti d’America tra i vicini Oregon e Washinton State. La diversa formazione di base di noi quattro soci, ci ha permesso di sviluppare tutto il progetto “Luppolo Brewing” usando pochissimo aiuto esterno; dalla fase di pianificazione finanziaria alla progettazione e commisioning dell’impianto di produzione (non troppo tradizionale) e la fase di ristrutturazione dei locali. Dall’apertura nell’ ottobre del 2016, al birrificio produciamo (Ryan e’ il birraio) e serviamo sia stili tradizionali, sia stili ibridi sperimentali con lieviti selvaggi e affinamento in botte. La maggior parte della produzione viene servita nella tap room annessa al locale di produzione, ma creiamo anche produzioni limitate destinate alla rifermentazione e affinamento in bottiglia e lattina (can conditioned). Nel 2017 abbiamo venduto circa 600 Hl.
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Scendendo più in dettaglio nella conoscenza delle birre che produci, quali sono le peculiarità stilistiche e produttive che le contraddistinguono? (materie prime, luppoli, preferenze dei consumatori locali)
Partiamo con le preferenze dei consumatori locali. Le IPAs sono le birre che bisogna sempre avere alla spina. In questo particolare momento poi, sono le “jucy” Hazzy IPAs (o NEIPAs) a farla da padrone. La sete di lupppoli aromatici e birre molto beverine ma di importante contenuto alcolico, non si spegnera’ a breve. Al secondo posto, poi, metterei le birre acide (sour e tart) e a fermentazione mista. Il movimento della birra artigianale sta cavalcando l’onda dell’entusiasmo per le birre acide e in particolar modo di quelle invecchiate in botte e rifermentate con frutta e di quelle fermentate con l’uso di lieviti selvaggi.
Per quanto riguarda la nostra produzione, il fatto di non avere prodotti da destinare allo scaffale, ci rende liberi di continuare a sperimentare. Le nostre cotte sono sempre un po’ diverse dalle precedenti, anche a parita’ di stile brassato. Questo e’ fatto nel tentativo di migliorare, cotta dopo cotta, la qualita’ del prodotto e l’esperienza degustativa. Gli stili brassati, nel 2016, hanno spaziato molto. Quasi tutte Alee una sola birra in stile pilsner. Tra gli stili prodotti ci sono Dunkeweissen, Effewasissen, Roggen, Belgian wheat and blond, Dubbel e Saison, Mild, Porter e Stout, IPAs, DIPAs, NEIPA, Brett IPAs, rye IPA, Pale ales, Dry hopped red alee birre acide, tra cui la New world sour (creata con una nostra cultura di lactobacillus and Brett C e poi dry hopped), una Gosa with black lime, aggiunto a fine fermentazione, e una limoncello sour weissen.
Tra le birre speciali, destinate alla rifermentazione in lattina, abbiamo prodotto alcune birre della serie “selvatica” composte da una birra acida a fermentazione mista, rifermentata sia con albicocche raccolte nell’Okenagen valley (la zona di produzione vinicola del British Columbia) sia con pere raccolte nella zona del Freser River Valley (sud di Vancouver). Abbiamo poi prodotto alcune edizioni limitate rifermentate in bottiglia. Agreste, una wild farmhouse ale fermentata con un mix di tre lieviti selvaggi. Evoluta, una Dubbel invecchiata in botti di bourbon. Ed infine Alba, un blend della nostra prima vera cotta affinata per 9 mesi in botti di vino, ed una farmhouse ale fermentata con brettanomyces. Se qualcuno fosse interessato, a breve riporteremo sul nostro sito internet lo storico con la lista completa delle cotte e delle birre prodotte.
Per il 2018 sono in programma prove per produrre birre a fermentazione spontanea e l’utilizzo di uva locale per la produzione di birre in stile Grape Ale.
A livello di materie prime, in British Columbia esiste una sola malteria. Quindi e’ un po’ difficile rimanere su prodotti locali. A livello storico, fino alla meta’ del secolo scorso, il British Columbia e’ stato uno dei più grandi produttori di luppoli tra tutte le regioni del Commonwealth, e forniva luppoli anche all’Inghilterra e agli stati uniti. L’industria e’ poi caduta in declino fino a scomparire verso la fine del 1990. Il boom della birra artigianale sta spingendo aziende agricole locali a reinvestire sulla coltivazione dei luppoli ed e’ ora piu facile ottenere diverse varieta’ di luppoli prodotti localmente che spesso usiamo nelle nostre birre.
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Canada, una nazione in pieno fermento: quali sono le peculiarità del fenomeno craft e l’atteggiamento del consumatore con cui ti confronti quotidianamente?
Il Canada e’ una grande (fisicamente) nazione. Ogni provincia regola la produzione e distribuzione di alcolici, e quindi il mio punto di vista e’ decisamente molto specifico sul British Columbia. Ad essere onesti la provincia gestisce tutte le tematiche relative alla produzione e distribuzione di prodotti alcolici in modo molto anacronistico. Tuttavia, nell’ultimo paio d’anni, c’è stata un’apertura e la provincia ha permesso ai birrifici di mescere la birra nel luogo di produzione, che prima era vietato. Questa apertura ha generato un boom di aperture di birrifici artigianli. Questi, per via delle regole di zonizzazione, sono spesso locati nello stesso quartiere, e così si sono creati due quartieri dove coesistono e collaborano molteplici birrifici. Luppolo Brewing appartiene alla zona denominata“Yeast Van”, locata ad Est di Vancouver, composta da circa 15 birrifici artigianali e 2 distillatori. L’altra zona si chiama “Mount pleasant” ed e composta anch’essa da una decina di birrifici. A mio parere, l’offerta di prodotti sempre freschi e interessanti serviti nel luogo di produzione, è la chiave vincente e la peculiarità del modello brassicolo di Vancouver e delle altre citta’ della provincia dove si sta espandendo.
La nascita di questi “beer district” ha creato molto interesse nel pubblico, il quale sta riscoprendo il gusto per una bevanda interessante, eclettica e gioviale. Il consumatore sta diventando sempre più informato, curioso ed esigente. Tuttavia, esiste anche una nota negativa dovuta all’esposizione massicia di craft beer e bombardamento mediatico. Seda una parte il consumatore sta diventando più informato ed esigente dall’altra e’ avvilente vedere che un numero sempre maggiore di consumatori sia succube di applicazioni tipo Untapp. Il piacere di una buona bevuta in compagnia si trasforma spesso in una gara a chi ha “rated” piu birre.
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La tua esperienza in una realtà così lontana e diversa dall’Europa, ma altrettanto dinamica per quanto riguarda il fenomeno delle craft-beer ti permette di analizzare da un punto di vista privilegiato il mercato italiano: quali sono le tue previsioni sull’evoluzione del comparto?
Oramai sono quasi 5 anni che mi sono trasferito in Canada. Difficile per me prevedere l’evoluzione del comparto Italiano. Ad ogni modo, in base a quello che ho potuto vedere nelle mie brevi visite in Italia in questi ultimi anni, queste sono le mie previsioni.
Growler fill. Birra fresca da asporto senza costi e sprechi di packaging. Nessuno, che io sappia, lo faceva in Italia 5 anni fa, mentre qui in nord America il concetto è vecchio di almeno 20 anni. Ai tempi suggerivo ai miei amici italiani di copiare quest’idea e di promuoverla nel bel paese e farci qualche soldo. Non mi hanno ascoltato. Ora vedo che alcuni birrifici hanno iniziato a proporlo. L’ho visto al birrificio Hammer l’estate scorsa, e vedo che il birrificio Rurale lo sta proponendo. A mio avviso le vendite di birra artigianale via growler sono destinate ad aumentare anche in Italia.
Birre sperimentali e birre acide. L’anno scorso io e mia moglie siamo stati al festival delle fermentazioni spontanee (Robe da chiodi) , nei pressi di Rovereto. Un festival di nicchia basato su un concetto bellissimo e un’offerta di birra interessantissima. Tuttavia, l’impressione avuta parlando con alcuni birrai presenti, e’ che queste birre non hanno ancora conquistato il palato degli italiani. Mi e’ sembrato di capire che la maggior parte delle produzioni di questi stili sia destinato all’estero, dove il prodotto e’ piu conosciuto ed apprezzato. Ad ogni modo, sono convinto che grazie all’impegno di divulgazione intrapreso dagli addetti al settore, che promuovono qualita’ e diversita’ d’offerta, anche il palato degli italiani iniziera’ ad apprezzare questi prodotti. Il fenomeno delle birre acide, a fermentazione mista o spontanea, invecchiate in botte, prendera’ sempre piu piede anche tra i consumatori di birra piu’ tradizionali.
Maggiori informazioni: www.luppolobrewing.ca