Numero 19/2020
4 Maggio 2020
Chiara Andreola: giornalista beer lance
Nel nostro bel paese il settore della birra artigianale negli ultimi 25 anni ha fatto tanta strada: sono aumentati i numeri dei birrifici e con loro sono aumentate la varietà e la qualità delle birre. Questo fenomeno ha portato alla nascita di nuove figure professionali, come quella di Chiara Andreola, la protagonista di oggi, una giornalista specializzata nella birra (giornalista beer lance).
Chiara è una professionista: scrive, parla e degusta come tale. E’ una delle migliori portavoce dei nostri birrai. Riesce in modo semplice e chiaro a descrivere il loro lavoro ed i prodotti. E noi del Giornale della Birra siamo orgogliosi di averla nel nostro team di beer reporter.
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.Chiara, raccontaci la tua storia: qual è il tuo mestiere, come e perché sei arrivata ad occuparti di birra nel tuo percorso professionale?
Sono giornalista professionista. Dopo essermi diplomata alla scuola dell’Ordine dei Giornalisti a Milano, ho fatto uno stage al Direttorato Generale della Comunicazione della Commissione Europea a Bruxelles: e lì, grazie all’allora mio fidanzato che adesso è mio marito, c’è stato il primo incontro con la birra. Quando poi nel 2012 ci siamo sposati, andando a vivere a Udine – la sua città d’origine – dopo che io avevo lavorato tre anni a Roma, mi sono trovata senza lavoro e in una città che offriva molte meno opportunità della capitale: così, dato che era l’epoca d’oro dei blog, ho pensato di avviarne uno anch’io. Non sapevo però su cosa; fino a quando la nostra amica Matilde Masotti, della birreria Brasserie di Tricesimo, mi ha proposto di scrivere un post sul suo locale. A lei è piaciuto, a me pure, e così ho iniziato a prendere contatto con i birrai che frequentavano la Brasserie per sapere qualcosa di più di questo mondo. Sono poi seguiti i corsi di degustazione all’Università di Udine e alla Doemens Akademie di Monaco di Baviera, oltre ad altre occasioni di formazione; e le collaborazioni con testate di settore, fiere ed altri eventi. Così al lavoro di giornalista ho affiancato anche quello di biersommelière e conduttrice di eventi.
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Parlaci dei tuoi progetti nel campo della birra: il tuo blog, gli eventi, le degustazioni.
Il mio blog non è molto cambiato dagli inizi, per quanto siano cambiate le mie competenze: rimane fondamentalmente una vetrina per le mie degustazioni di varie birre, o per articoli d’opinione, ma senza legami di natura professionale con i birrifici di cui parlo. Poi mi occupo di fare da ufficio stampa per alcuni birrifici: non è vero che soltanto quelli più grandi e strutturati possono trarre beneficio, o semplicemente permettersi, un addetto stampa. Specie per i più piccoli, anzi, è importante avere una visibilità sui media locali, ed è fondamentale che questa sia creata secondo criteri giornalistici. Infine collaboro con fiere ed altre realtà nel condurre degustazioni e piccoli corsi: e queste vogliono essere soprattutto occasioni per unire il fatto di far conoscere un birrificio con la formazione per il pubblico, cosa di cui ho visto in questi anni crescere la domanda.
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Sappiamo che fai parte anche dell’associazione “Le Donne della Birra” che da poco ha festeggiato i suoi cinque anni: quali sono secondo te i maggiori risultati raggiunti fin qui e cosa si può fare per migliorare?
Premettendo che non sono affatto una fanatica delle quote rosa, trovo viceversa che una delle cose importanti di questa associazione sia proprio aver messo in luce che nel mondo birrario di quote rosa non ce n’è bisogno: non perché le donne siano in maggioranza, ma perché già da tempo ci sono, e operano secondo le più varie professionalità al pari degli uomini. Ciascuna secondo la propria sensibilità naturalmente, e in questo sta, se proprio vogliamo trovare un elemento “di genere”, lo specifico femminile. Senza dimenticare che l’associazione ha creato le occasioni per conoscersi, collaborare e condividere le idee. E qui sta il punto in cui credo bisognerebbe fare di più: le idee sono tante e buone, ma, vuoi per la distanza geografica, vuoi per i tanti impegni che ciascuna ha, spesso non si riesce a portarle avanti in maniera strutturata ed efficace. Da professionista dico che forse proprio noi professioniste non abbiamo compreso appieno quali sono i grandi risultati che potremmo ottenere se riuscissimo a farlo.
Quali aspetti della birra cerchi di far risaltare nelle tue degustazioni?
Non mi piace focalizzarmi sulle schede di degustazione “precompilate”: preferisco rivolgere piuttosto l’attenzione alle emozioni che la birra crea, ai ricordi che porta alla mente, alle sensazioni che lascia una volta finito il sorso.
Ci puoi raccontare una birra, un evento, un incontro che ti è rimasto maggiormente impresso e perché?
Sicuramente gli incontri che rimangono maggiormente impressi sono quelli con i birrai o le birraie nel visitare il birrificio, perché è un’occasione unica per conoscere loro e i loro prodotti. Sarei ingiusta a sceglierne soltanto uno, perché ciascuno è stato a suo modo, appunto, unico; ed è la verità, non è questione di politicamente corretto. Anche se un posto speciale nei ricordi lo occupano “di diritto” i primi due birrai che ho incontrato – tutti e due insieme, alla Brasserie -: Gino Perissutti di Foglie d’Erba, e Severino Garlatti Costa di Birra Garlatti Costa.
Per maggior informazioni: http://chiaraandreola.blogspot.com/